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Racconto per appunti
Raffaello Morbiolo
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La notte era afosa e appena pochi minuti dopo la doccia ero già madido. Quella sera volevo essere perfetto perché avrei incontrato due donne: le volevo entrambe, ma avrei dovuto scegliere.
Ho preso l’auto, una vecchia punto amaranto, di quelle che si scordano facilmente ma che mi ha portato dove occorreva. Nell’auto un cd di Conte, la colonna sonora di una sera da romantico chansonnier. Quella era una sera da lume di candela ma alla mia fantasia non concedevo spazi, dovevo pensare a che cosa dire, quali domande fare senza che apparisse un interrogatorio. Insomma cercare i pregi e i difetti dell’una e dell’altra, perché quando si è ad un bivio e la carne chiama, vorresti tutto ma sai che poi finirebbe male, con schiaffi e litigi, perdendo la faccia con me stesso.
Non voglio essere un indeciso, ne vedo già troppi. Fanno figure magre nel mondo, imbecille è poi il loro secondo nome. A me qualche volta hanno dato del figlio di puttana, ma almeno azzardavo.
Ma quello era un altro periodo, andavo con gli amici, alzavo il gomito e chi capitava, se andava bene, era la fine della serata e il commento del giorno dopo. Da allora, però, ho imparato a tacere, perché il giudizio scivola veloce dalle bocche al tritacarne della maldicenza e scrollarselo di dosso è un’impresa.
No stasera è organizzata in modo da essere per cena in un luogo e poi con una scusa andare dalla parte opposta. Astuzie da vecchio filobustiere, impenitente.
Volevo che tutto fosse talmente perfetto che avevo preso un pacchetto di sigarette del colore della camicia, che per me quella sera doveva essere azzurra, leggera, fuori dai pantaloni, perché desideravo sentirmi a mio agio, libero nei movimenti. Con quell’aspetto tipico del viaggiatore in libera uscita. Guidavo e rimuginavo sulle frasi da pronunciare, fantasticavo sugli sguardi e sentivo già dentro di me quella carica di aspettative che mi spingeva ogni volta ad incontri quasi solo di conoscenza. I primi appuntamenti odorano di novità e di pelle ancora da scoprire. Poi la routine copre qualsiasi profumo. È l’età della scoperta, mi dicevo, non voglio sentirmi già carico di responsabilità e doveri, costruttore attivo di progetti a lunga scadenza.
Mentre rimuginavo tutto questo, guardando la strada che nella notte è illuminata solo dai fari e dove a margine dell’orizzonte, ai lati nella campagna, le poche case sono lumini da processione colorati, mi accorgo che le quattro frecce di emergenza di un’altra auto mi invitano a fermare e dare un’occhiata all’accaduto. Accosto lentamente, sospettoso cerco di capire se c’è qualcuno nell’abitacolo e mi fermo pochi metri dopo. Scendo e aspetto che gli occhi si abituino al buio quando, dalla parte del passeggero, mi accorgo che la portiera è aperta e un cespuglio confuso e riccio di capelli si innalza dal terreno e due occhi che brillano solo di quella poca luce della mezzaluna che sta appollaiata sonnolenta nel cielo mi sorridono, con l’espressione di chi ha visto la fine di una brutta avventura. Si avvicinò a me con gioia, quasi mi conoscesse, mi strinse forte e mi ringraziò ancor prima di fare qualsiasi cosa. Non era rimasta in panne, si era fermata perché le era venuto un attacco di panico, causato da una serie di brutte circostanze. La calmai con qualche parola e tenendole quella mano che non avrebbe più voluto lasciarmi. Si chiama Elsa e uso il presente perché dopo quella notte ho scoperto che ogni tanto, nella vita occorre fermarsi e abitare e farsi abitare da qualcuno, per sentire il calore dell’amore, per camminare un poco insieme su quella strada che, tra mille dubbi e aspettative, ci riserva sempre quattro frecce di emergenza che ci invitano a fermarci. A proposito, il giorno successivo, appena mi svegliai con il pensiero che avrei rivisto Elsa il giorno dopo, accesi il mio cellulare e trovai una decina di messaggi delle due cenerentola che mi attendevano quella notte. Improperi a parte di una scoprii l’essenza animalesca, dell’altra l’uso improprio del dialetto nell’italiano. Nulla di male, per carità. Ma a volte un imprevisto rivela molto più di una sera perfetta e magari un po’ artefatta.
in narrativa:       |
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