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La piccola storia del vecchio albero
(racconto per ambini)
Mario Amato
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C’era una volta in una folta foresta un albero molto alto e con un tronco tanto ampio che occorrevano più di dieci uomini per abbracciarlo. La gente dei paesi limitrofi alla foresta sosteneva che fosse l’albero più alto e più vecchio del mondo, ma possiamo senz’altro immaginare che ovunque ci sia un albero molto alto e molto vecchio, gli abitanti del posto si vantino che quella sia la pianta più longeva di tutte. Comunque, non c’è che dire, quell’albero, quello del quale stiamo raccontando, era proprio alto ed era lì da molti secoli, ma nonostante l’età conservava la sua forza e faceva ancora il suo dovere: a primavera le sue foglie erano verdi, in autunno diventavano gialle e rosse, ospitava nidi per uccelli stanziali e migratori e gli scoiattoli, una volta desti dal letargo, giocavano e saltavano da un ramo all’altro.
Durante la sua secolare vita, l’albero aveva visto generazioni di bambini giocare sotto i suoi rami, aveva sopportato con la comprensione che solo i saggi hanno che innamorati incidessero i loro nomi sulla corteccia del tronco, aveva accolto viandanti solitari affinché si riposassero del lungo cammino all’ombra dei suoi rami, aveva dato il benvenuto a raccoglitori di funghi e fragole e mirtilli, che – l’albero lo sapeva – sarebbero serviti a mamme e nonne per torte e crostate per i bambini, aveva dato accoglienza alle famiglie per le scampagnate delle domeniche e dei giorni di festa e si era sempre ben presentato alle maestre che spiegavano ai piccoli scolari i segreti del bosco. I suoi rami si protendevano possenti e avevano sempre ben tollerato il peso della neve nei rigidi inverni. Egli era il punto fermo della foresta, la quale durante i secoli aveva più volte cambiato aspetto, perché gli uomini spesso recidevano gli alberi per raccoglierne legna per i camini o per costruire mobili e porte e finestre, ma la foresta ricresceva in fretta. L’albero serbava certamente il ricordo del tempo durante il quale era un piccolo arbusto e sapeva di essere stato fortunato, perché era nato esattamente al centro del bosco su una bella collina da dove dominava tutta la foresta.
Non sempre però gli uomini sono buoni con le ricchezze che la sorte assegna loro!
Venne un inverno freddo come mai e gli abitanti del luogo iniziarono a tagliare senza criterio gli alberi del bosco; il vecchio albero sentiva i colpi d’accetta durante tutto il giorno ed era triste per la sorte dei suoi fratelli; gli scoiattoli e gli uccelli, scacciati dagli altri alberi, si rifugiarono sui rami della vecchia pianta, che volentieri diede loro una casa.
In breve tempo la foresta divenne una radura senza piante; il vecchio albero era rimasto solo, ma sapeva che non sarebbe sopravvissuto senza i suoi verdi amici.
Dove avrebbero giocato i bambini? I nomi degli innamorati scolpiti sulla corteccia sarebbero caduti nell’oblio, i viandanti non avrebbero trovato più ombra per difendersi dall’afa e per riposarsi durante le caldi estati, uccelli e scoiattoli avrebbero abbandonato quel luogo un tempo felicemente pieno di vita, le maestre non avrebbero più condotto gli scolari a vedere l’albero più vecchio e più grande del mondo, funghi, fragole e mirtilli non sarebbero più cresciuti ed i bambini non avrebbero più avuto torte. Non restava che sperare nella clemenza del tempo, ma l’aria diventava sempre più rigida e venti freddi sibilavano durante i giorni e le notti.
Ben presto agli abitanti del luogo cominciò a scarseggiare la legna: restava soltanto il vecchio secolare albero. Uomini e donne iniziarono a discutere: c’era chi sosteneva che era necessario tagliare l’albero, ma i bambini non volevano e piangevano pensando ai giochi sotto quei lunghi e frondosi rami ed anche le maestre si opponevano.
Il freddo tuttavia aumentava d’intensità ed infine il partito dei tagliatori di alberi vinse. Molti uomini si avviarono in direzione dell’albero e la strada era facile ora, senza più piante e arbusti.
Il vecchio albero dall’alto della collina poté vedere il gruppo di uomini armati di asce ed avvertì i suoi ospiti – uccelli e scoiattoli – dell’imminente pericolo. Da parte sua egli era ormai rassegnato; in fondo, si diceva, tutto passa.
Avvenne però che uccelli e scoiattoli compresero la tristezza dell’albero e decisero di aiutarlo: si avviarono verso i tagliatori. Gli uccelli volteggiavano intorno ai loro visi e gli scoiattoli li facevano inciampare quasi ad ogni passo; avvenne anche che i venti cambiarono direzione e soffiarono contro gli uomini muniti di accette.
Procedere per i tagliatori divenne difficile e decisero di rimandare l’impresa al giorno seguente. Si destarono di buon mattino, ma trovarono le stesse difficoltà e così il giorno dopo e per un’intera settimana, finché compresero che le creature del bosco difendevano l’albero. Accadde anche l’altro prodigio: i venti diventarono caldi e la temperatura salì di molti gradi. Uomini, donne e bambini si riunirono, guardarono la radura dove una volta sorgeva una folta foresta e compresero che era loro dovere piantare nuovi alberi.
Oggi la foresta è più folta di prima ed il vecchio albero sorride dentro di sé quando i bambini giocano, gli innamorati incidono i loro nomi sulla sua corteccia, i viandanti si siedono appoggiando la schiena stanca al suo tronco, le maestre arrivano con i loro scolari, i mirtilli, i funghi e le fragole profumano l’aria. L’albero sorride…
nome:Mario cognome:Amato email:amatus@libero.it
in narrativa:       |
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