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Il posto delle fiabe
Mario Amato
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Di inverni freddi ce ne erano stati molti, ma a memoria d’uomo non si ricordava una stagione così rigida. Da mesi nevicava intensamente, le strade erano ormai scomparse sotto il manto bianco, i ruscelli ed i fiumi erano completamente ghiacciati, la gente usciva dalle case soltanto per necessità.
In un bosco sorgeva una grande casa di legno, abitata da una numerosa famiglia allietata dalla presenza di bambini sempre in cerca di qualche gioco nuovo. Durante quell’inverno però sembrava che nessuno avesse voglia di parlare e giocare ed i bambini si sentivano trascurati.
Non bisogna però incolpare troppo gli adulti della famiglia, poiché essi erano preoccupati giacché cominciava a scarseggiare il cibo ed anche la legna per il grande camino.
Tutti guardavano continuamente attraverso le finestre verso il cielo nella speranza di vedere uno squarcio di sereno, ma il mondo sembrava avvolto dalla neve e da un grigio perenne.
Anche gli animali del bosco avevano fame ed alcuni lupi erano giunti tanto vicini alla casa da poter essere visti. La notte gli ululati non cessavano, ma a quella strana musica tutti si erano abituati.
La dispensa era quasi vuota, ma lo stomaco dei bambini non avrebbe compreso che il vitto potesse terminare.
Finalmente, mentre i bambini dormivano, gli adulti si riunirono per valutare la situazione e decidere cosa si dovesse fare. La discussione fu alquanto lunga, ma fu deliberato che uomini e donne adulte e giovani andassero a cercare aiuto in paese, sebbene il più vicino centro abitato fosse distante molti giorni di cammino.
Nella grande casa di legno nel bosco sarebbe rimasta soltanto la vecchia nonna con i bambini. In tal modo il cibo e la legna sarebbero stati sufficienti fino al ritorno di tutti gli altri.
Il colloquio si era protratto fino all’alba ed i bambini fecero in tempo a salutare i parenti ed a vederli incamminarsi fra la neve e gli alberi.
La vecchia nonna era sola ora in casa con tutti i bambini, ma le piaceva preparare la colazione, il pranzo e la cena, giocare con loro ed a sera sedersi accanto al camino e raccontare storie. I piccoli la ascoltavano con gli occhi spalancati e pieni di meraviglia, ma chiedevano sempre nuovi racconti.
La nonna conosceva tante fiabe, ma i giorni trascorrevano e legna e cibo diminuivano ed anche le storie cominciavano ad essere sempre le stesse.
La vecchia donna guardava in continuazione attraverso i vetri delle finestre con ansia, facendo tuttavia attenzione a non mostrare la sua apprensione per non allarmare i bambini, i quali aspettavano la sera per ascoltare quei racconti che iniziavano tutti con le parole “c’era una volta…”. “Nonna, nonna, questa già la conosciamo” ;
“Nonna, nonna, una storia nuova, per favore”;
“Nonna, nonna, questa la hai già raccontata” protestavano i bambini.
Le storie non erano soltanto necessarie ad ingannare il tempo, ma anche a distrarre i bambini dalla fame e dal freddo, sebbene la legna bastasse ancora per qualche altra settimana.
Giunse però la giornata più fredda di quel freddo inverno ed i bambini lo dissero più volte. La nonna allora preparò un grande fuoco per la sera e promise una storia nuova, tuttavia la promessa le era proprio scappata dalla bocca, perché ormai aveva consumato tutti i racconti. Durante tutto quel giorno provava a ricordare altre storie, ma s’avvedeva di essere stata troppo precipitosa e sapeva che i bambini ricordano sempre le promesse.
“Oh, se tornassero ora i miei cari, non dovrei raccontare storie questa sera!”
Tese l’orecchio verso il bosco: silenzio! Guardò: gli alberi muti, coperti di neve! Ascoltò ancora: un rumore…forse…No! Soltanto un ramo caduto per il peso della neve! Lontano l’ululato di un lupo! Il vento…niente altro!
Il giorno trascorreva rapidamente e la sera si avvicinava ed ella doveva tenere fede alla promessa. Ma dove trovare una storia nuova? Le fiabe che narrava a sera davanti al camino le aveva apprese da bambina da sua madre ed a lei erano bastate.
“Ah, questi bambini di oggi! Non si accontentano mai” pensava e diceva tra sé; e chissà quante volte questa frase è stata pronunciata nei secoli passati e verrà ancora pronunciata in quelli a venire! Non era certo una scrittrice capace di inventare racconti dal nulla. Era cresciuta in montagna, nella casa dei suoi genitori e dei suoi nonni e bis-tris nonni. Sapeva impastare il pane, tagliar legna, cucinare minestre e dolci, accendere il fuoco e fare tanti altri lavori, perché questa era stata la sua vita.
Il sole tramontava da qualche parte e l’oscurità cominciava a circondare il mondo; i bambini si rincorrevano per tutte le camere della grande casa.
La nonna accese il fuoco, mentre ancora pensava a come scusarsi per non poter mantenere la promessa e mentre così pensava, udì una voce. Si guardò attorno, credendo che uno dei bimbi fosse già arrivato, ma nella sala era sola. “Che scherzi che fa questo freddo!” pensò tra sé. Una voce rispose ai suoi pensieri “Non è uno scherzo. Ascolta meglio”. Esaminò con lo sguardo ogni angolo della camera, ma non c’era proprio nessun altro. Continuò a lavorare intorno al fuoco ed ancora la voce parlò :”Ricorda che una promessa è una promessa”. Questa volta rispose a voce alta :”Chi è che parla?” “Non lo sai forse? Sono il camino” .
La vecchia nonna era disorientata, ma poi decise di credere a quello che stava accadendo e chiese “Come posso mantenere la promessa? Ho già narrato tutte le storie che conosco”; “Non ricordi?” replicò la voce nel camino “tua madre ti raccontava ogni sera una fiaba nuova”; “Si, lo ricordo, ma non ho mai compreso come potesse conoscere tutte quelle storie”; “Da quando esiste questa casa e questo camino tutte le mamme e le nonne della famiglia si sono sedute a raccontare storie ed io le ricordo tutte. Chiama i bambini e racconta le storie che noi ti narreremo. I bimbi sentiranno soltanto la tua voce ed il crepitio della legna”.
“Bambini, bambini” chiamò la nonna. I piccoli corsero e si sedettero a semicerchio dinanzi alla nonna che aveva le spalle verso il fuoco.
La vecchia nonna raccontò storie nuove ed affascinanti per tutta la notte, fino all’alba quando finalmente un bel sole spuntò all’orizzonte ed insieme al sole spuntarono le sagome dei familiari che tornavano con i sacchi pieni di cibo e di legna e camminavano cantando.
Quando un bambino chiede una storia nuova, la nonna tende l’orecchio al camino ed ascolta con attenzione, perché una promessa è una promessa.
Anche colui che ha inventato questa storia ascolta il crepitio dei camini, la musica dei venti, il mormorio dei fiumi…e la voce di mamme e nonne che prima di lui hanno raccontato e raccontato e raccontato…
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