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Dell’educare. 46
“… insegnare può essere anche molto frustrante e deludente …“
Aldo Ettore Quagliozzi
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La bella paginetta data in lettura ed alla giusta riflessione in questa occasione è tratta dal volume “Insegnanti efficaci“ di Thomas Gordon.
Essa pone al centro di ogni discorso educativo l’incontestabile primato che nella dolce e faticosa “arte dell’educare“ spetta all’attenzione che porrà l’educatore più motivato nell’intrecciare e sviluppare i suoi rapporti personali con i giovani affidatigli.
E’ dalla natura corretta e spesso non lineare di questo rapporto che l’Autore fa discendere anche il conseguimento dei migliori risultati nell’impegno scolastico.
“( … ) insegnare può essere anche molto frustrante e deludente ( … ). Cos’è allora che rende diverso l’insegnamento che funziona da quello che fallisce e l’insegnamento che procura soddisfazioni da quello che invece provoca solo stress?
C’è un fattore che influisce in maniera rilevante sul risultato finale ed è il grado di capacità dell’insegnante nello stabilire un determinato rapporto con gli studenti.
E’ proprio la qualità di questo rapporto che è importante; ancor più di ciò che si sta insegnando, è determinante il modo in cui l’insegnamento viene impartito.
Nei rapporti interpersonali il dialogo può essere sia costruttivo che distruttivo, esso può distaccare l’insegnante dagli studenti oppure creare uno stretto legame tra loro.
Infatti, l’effetto prodotto dal dialogo dipende dalla qualità del discorso e dalla capacità dell’insegnante di trovare le parole più adatte nelle diverse circostanze.
Qualsiasi insegnamento può diventare interessante se impartito da un insegnante che abbia appreso il modo corretto di rapportarsi con gli studenti, instaurando una relazione di reciproco rispetto.
Al contrario, se l’insegnante stabilisce con gli alunni un tipo di rapporto che li renda oppressi, diffidenti, distaccati, umiliati o valutati con occhio critico, qualsiasi attività o insegnamento provocherà in loro noia, disinteresse e rifiuto ostinato.
Troppo spesso le scuole vedono i loro studenti non come persone ma come dei casi senza volto: ipodotati, superdotati con problemi educativi, culturalmente depressi, economicamente depressi, con alto o basso quoziente di intelligenza, ipercinetici, emotivi, ritardati e così via ( … ).
Noi crediamo invece che ci siano molte più somiglianze che differenze negli studenti. Tutti sono esseri umani prima di tutto. Tutti hanno sentimenti umani, risposte umane ( … ).
Tutti i ragazzi si entusiasmano o si scoraggiano a secondo se vengono accolti o emarginati. Tutti i ragazzi sviluppano dei meccanismi di difesa da contrapporre all’uso di potere da parte degli insegnanti. Tutti i ragazzi danno un grosso valore alle proprie necessità e proteggono i propri diritti civili. ( … )“
gennaio 2006
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