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Uno strano Faust
Mario Amato
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Thomas Mann scriveva(1)che fra i suoi ricordi scolastici, oltre alle ore di fatica trascorse su testi complessi e difficili, ve ne erano alcune di divertimento supremo, rappresentate dalla lettura del libro di Adalbert von Chamisso “La meravigliosa storia di Peter Schlemihl”(2).
Per una corretta comprensione di questo romanzo è indispensabile conoscere, almeno sommariamente, la storia di Joahnn Faust, già più volte nominato in queste pagine dedicate ai libri inevitabili.
Joahnn Faust nacque a Heidelberg nel 1500 ed è possibile vedere il certificato di nascita per chi si reca nella antica cittadina del Baden-Wüttemberg, alla quale Friedrich Hölderlin ha dedicato una delle sue più belle liriche.
Joahnn Faust fu medico, ma già durante la sua vita si diffuse la leggenda che egli fosse medico e negromante; subito dopo la sua morte questa fama si arricchì di un patto con il diavolo e cominciarono a circolare libelli che narravano di tale accordo.
Il primo e vero libro sul medico di Heidelberg è di Joahnn Spies e s’intitola “Historia von Joahn Faust”(3). Il volume è una vera e propria cronaca ed il lettore che si aspetti una storia affascinante verrà senz’altro deluso, eccezion fatta forse per la parte che riguarda il patto. È però consigliabile a coloro che vogliano intraprendere uno studio sulla figura di Faust e sul faustismo .
Dal questo personaggio fu attratto il drammaturgo inglese Christopher Marlowe, nella cui tragedia Faust chiede al diavolo, in cambio dell’anima, la felicità.
È nota la tragedia di Joahnn Wolfgang Goethe, il cui Faust chiede a Mefistofele la conoscenza assoluta, ma ben presto si avvede che essa non può dare la felicità. Il Faust goethiano si salverà grazie all’eterno femminino.
Vi saranno altre interpretazione della figura inquietante del ben noto mago e negromante fino a giungere al capolavoro di Thomas Mann, in cui Adrian Leverkühn, il nuovo Faust, vende l’anima in cambio dell’ispirazione e del sapere musicale.
Peter Schlemihl non cede la sua anima ad uno sconosciuto, bensì la propria ombra, pensando che in fondo non si tratta di una grave perdita. Ben presto Schlemihl si accorge dell’importanza di ciò che ha venduto e che lo sconosciuto altri non era che il diavolo.
Perché è così importante l’ombra?
Prima di avventurarci in interpretazioni occorre precisare che il libro di Chamisso è anteriore al Faust di Goethe e che siamo negli anni dell’incipiente romanticismo.
In ebraico lo Schlemihl è un vagabondo che vive chiedendo l’elemosina e lavorando alla giornata e significa anche “colui che la malasorte addosso”. È un “Wanderer”, figura assai cara ai romantici, perché simbolo di una condizione di precarietà e di maledizione, ovvero immagine del poeta.
Il Wanderer, il vagabondo, non può fermarsi in nessun luogo, perché niente lo appaga, niente può soddisfare la sua “Sehnsucht”(4). Il viandante ha però bisogno di fisicità e l’ombra è segno della presenza sulla terra.
In qualsiasi luogo Peter Schlemihl si reca, osterie, feste, adunanze, tutti lo guardano con indignazione ed egli è costretto a vergognarsi di non possedere l’ombra. Egli s’innamora, ma come può una donna amare un uomo senza ombra?
In cambio della sua preziosa merce Schlemihl ha ottenuto un sacchetto di denaro che non si esaurisce. Egli alla fine diviene ciò che il suo nome indica.
Dobbiamo ancora chiederci perché l’ombra è tanto importante.
I romantici, da Schiller a Hofmann, da Tieck ai fratelli Grimm, da Novalis a Wachenröder, scoprirono la parte irrazionale dell’uomo, anzi riscoprirono, perché i tragediografi greci avevano già rappresentato l’oscurità dell’animo umano e non è certo un caso che proprio in quegli anni Friedrich Nietzsche scriva “La nascita della tragedia”, portando all’attenzione del mondo il dionisiaco in eterna dialettica con l’apollineo.
In quegli anni Novalis scrive i suoi “Inni alla notte”(5). Nella prima strofa del primo inno Novalis loda la luce e la solarità, ma l’inizio della seconda recita “Ma io mi volgo ad altro/ alla sacra indicibile carica di segreti notte”. Solo nella notte, nelle tenebre ci si può congiungere con gli spiriti che furono e con lo spirito assoluto del mondo.
I pittori ed i registi espressionisti –facciamo un grande salto temporale- usarono le ombre per rappresentare le angosce umane.
Non è il caso di Chamisso: l’ombra è preziosa, perché quando Schlemihl rinuncia ad essa, sacrifica uno dei tanti se stessi. Vendendo la sua proiezione egli rinuncia al segno del suo esserci (Dasein) e compie un atto di egoismo, perché ogni uomo non vive solo per sé. Egli crede di essere vivo, ma in realtà ha ceduto la vita.
Non a caso nella Divina Commedia Dante teme di essere stato abbandonato, quando non vede l’ombra di Virgilio accanto.
Soltanto chi esiste, chi è hic et nunc, può vivere nel consesso umano.
L’ombra non è dunque soltanto la rappresentazione del lato oscuro e spesso angosciante dell’uomo, è al contrario, in questo divertente libro, anche l’allegoria di ciò che è inalienabile, del poter vivere nella società.
Al di là delle possibili interpretazioni, “La meravigliosa storia di Peter Schlemihl” di Adalbert von Chamisso è un libro godibile e vale l’invito alla lettura di Thomas Mann:
“Fra i nostri libri di scuola ve ne era uno che, pur formalmente prosaico, oggettivo e minaccioso al pari dei soliti Avviamenti e Compendi, da tutti si distingueva per il suo calore umano e per l’ accessibilità del contenuto. Era - caso strano! – un libro divertente, senza alcuna interpolazione sgradevole, pieno da cima a fondo di cose gradevoli e d’interesse immediato. Lo leggevamo senza costrizione e con diletto; vi cercavamo anticipatamente, con curiosità, quel che aveva da offrirci, prima che vi giungesse il commento della scuola.”(6)
NOTE
1) Mann Thomas, Chamisso, in Nobiltà dello spirito, pag. 339 e segg., Mondadori, Milano, 1973
2) Chamisso, Adalbert von, La meravigliosa storia di Peter Schlemihl, Milano, Garzanti
3) Spies, Joahnn, Storia del Dottor Faust, ben noto mago e negromante, Garzanti, Milano, 1980
4) La parola “Sehnsucht” può essere tradotta in italiano forse soltanto con “desiderio del desiderio”, perché non si tratta di nostalgia di un posto determinato o di una persona riconoscibile.
5) Una edizione completa degli “Inni alla notte di Novalis” è della casa editrice Guanda
6) Op. cit., pag. 339
maggio 2005
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