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Riflessioni
Paola Capozzi
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Comincio dalla mia esperienza di Scuola, che si è consumata tra l'inizio degli anni ‘70 e la prima metà degli anni '80, e in una grande città come Roma, quando la sperimentazione pedagogica era al culmine della propria evoluzione a contrapporre, all'attuale modello di un pensiero unico basato sugli "obiettivi" e sulle "competenze", una forte centralità dei contenuti, dei saperi, dell'unicità della persona umana.
Anche la critica al precedente modello nozionista era - allora - al culmine: si poneva l'accento sulla necessità di insegnare a ragionare, a legare insieme causalmente le informazioni, sullo sviluppo di un pensiero critico piuttosto che di un nozionismo dottrinario e "colto" ereditato del modello umanista precedente.
In ogni caso, si poneva l'accento sulla necessità di una scuola democratica ai fini dell'evoluzione di una società democratica, forse molto più consapevoli allora di quanto non lo si sia oggi, del fatto che la funzione della Scuola, quella di riprodurre un dato modello di sviluppo sociale, non implica affatto chiarezza quanto alle sue finalità ("quale" modello di sistema sociale?...).
In sostanza, a dire che io non credo nella "fine della Scuola" perché penso che il nostro sistema di una Scuola non possa proprio fare a meno; credo però nella fine di quel modello di Scuola e di società nella quale ho avuto il privilegio di vivere, di studiare, di formarmi e di crescere; credo nella fine di una Scuola che a me ha permesso, pur con tutti i suoi limiti, un'evoluzione culturale e umana altrimenti altamente improbabile, ancorché tutto ciò non sia servito a garantirmi un lavoro.
Ma qui la scuola c'entra ben poco, perché quando il lavoro non c'è, non c'è.
E passiamo all'annosa questio: a cosa dovrebbe servire la scuola? A chi?... Perché se la scuola e l'insegnamento in generale servono a crescere persone capaci di pensare, ad emancipare, a sollevare i futuri cittadini dai propri svantaggi acquisiti, ovvero se la scuola è al servizio della costruzione di una società più equa, della persona umana quale strumento di evoluzione individuale e collettiva, allora sì, la scuola esiste.
Se la scuola e l'insegnamento in generale servono a forgiare lavoratori "competenti" per un mercato del lavoro vieppiù precario e dequalificato, a fronte di una minoranza destinata a diventare classe dirigente nell'ambito di funzioni qualificate ma, in ogni caso, limitante una coscienza critica che permetta di cambiare le cose, ovvero se la scuola serve non ad una evoluzione in senso democratico della società, ma alla strutturazione di una società soggetta alle sole leggi dell'economia, quali esse siano, allora, la scuola - almeno quale la intendiamo noi - non esiste.
Personalmente ho sempre pensato alla scuola non tanto come luogo fisico, separato dal resto, ma in quanto parte integrante di una comunità, di un intorno economico, sociale e culturale. Pensavo che, infondo, la scuola non è semplicemente luogo in cui s'apprende a vivere integrati nella comunità preesistente, ma soprattutto luogo di partecipazione, nel quale ogni componente della comunità educante assume coscienza dei propri diritti, dei propri doveri, delle proprie responsabilità.
Qualche tempo fa, all'interno del nostro coordinamento di comitati dei genitori, avevamo iniziato una riflessione proprio per rispondere a questa esigenza: capire, prima di tutto, quale tipo di scuola vorremmo e perché.
Eravamo partiti, in ogni caso, dalla consapevolezza della necessità di rifondare la scuola su base assolutamente democratica, perché il modello aziendale passato in questi anni attraverso le riforme Berlinguer e Moratti, è quanto di più lontano dal concetto di una scuola partecipata e partecipativa.
E allora, sorge spontanea una domanda: un futuro cittadino che si formi in assenza di un modello partecipato e partecipativo, nell'ambito di uno spazio all'interno del quale il suo ruolo è fortemente formalizzato e definito in senso passivo, potrà mai concepire per se stesso e per gli altri qualcosa di diverso dai ruoli che gli sono stati affibbiati?...
20 aprile 2005
in scuola "extra moenia": |
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