|
quale “editoria locale”? quali “iniziative culturali di base”?.
Alfonso Cardamone
|
Indubbiamente il tema del convegno si presta a sollecitare interventi ed indagini a più livelli. L’invito, infatti, a considerare il ruolo e la funzione (meglio si potrebbe dire, forse, il supporto) dell’editoria locale a iniziative culturali di base (e tra queste, certo in primo luogo, le attività letterarie di singoli autori), che sembra essere la preoccupazione fondamentale alla radice della problematica proposta, non la riassume né la esaurisce per l’intero. L’invito, infatti, sembrerebbe potersi estendere, reclamando adeguato se non proprio pari diritto di attenzione, ai due singoli corni del dilemma, e, cioè, quale “editoria locale”? quali “iniziative culturali di base”?.
Ma, chi scrive queste brevi note è fin troppo consapevole che affrontare un sì ampio spettro di argomenti sarebbe assolutamente velleitario nello spazio, giustamente ristretto, riservato ad una comunicazione. Trovandosi, comunque, egli, nella singolare circostanza di essere contemporaneamente promotore di iniziative di editoria locale (è corresponsabile del sito graffinrete.it, sezione di editoria on line dell’Associazione culturale Alinet di Frosinone, oltre che editore dei “dismisuratesti” e direttore responsabile dei periodici “dismisura”, “tracciati” e “cittànova”, tutti al momento sul web e tutti di vocazione più nazionale che provinciale) e di iniziative culturali di base (di vario tipo, ma soprattutto di natura letteraria), preferisce limitare il raggio delle proprie modeste osservazioni appunto a quel fondamentale rapporto che passa, o meglio dovrebbe passare tra gli organi di stampa provinciali e l’attività di quegli autori (scrittori, poeti, ma anche artisti ed operatori culturali in genere), di cui certo la provincia non è sprovvista e che alla provincia stessa danno, e meglio potrebbero dare, lustro.
La stampa locale della provincia di Frosinone, dobbiamo pur dircelo, non brilla affatto né per volontà né per capacità di attenzione da riservare ai fenomeni ed alle iniziative genericamente culturali, e tanto meno a quelle specificatamente letterarie. Stendendo un velo pietoso sulla pubblicistica periodica (settimanali, quindicinali, mensili, ecc.) di attualità e/o di varia cultura, la cui periodicità e la cui stessa possibilità di sussistenza sono determinate da occasioni specifiche (vedi elezioni di vario ordine e grado) e da interessi specifici di particolari gruppi e consorterie politiche o parapolitiche, alla quale pertanto ingenuo sarebbe richiedere una qualsiasi competenza e attenzione alle attività culturali poste in essere sul territorio, un discorso a parte andrebbe riservato alla stampa quotidiana. Quest’ultima, infatti, offre un panorama all’apparenza, sul piano quantitativo, non irrilevante, potendo contare non solo sulle pagine locali dei principali quotidiani romani, ma anche su iniziative editoriali prettamente e diffusamente dedicate agli eventi provinciali.
Ma -chiediamoci- qual è il contributo che tutta questa massa di pagine quotidiane fornisce alla conoscenza/diffusione/promozione degli eventi culturali in genere e, più nello specifico, letterari? Sia per competenza di analisi che per tempestività, oggettività e ampiezza di attenzione, il contributo è pressoché nullo.
Non appaia questo un giudizio affrettato o livoroso. Chi scrive non solo è personalmente amico di alcuni direttori o capiredattori di quotidiani, ma anche sincero estimatore delle loro competenze giornalistiche. E allora? Come si spiega un giudizio così duro? È presto detto. La verità è che, in regime di dispotismo comunicativo massmediatico, poco conta la qualità giornalistica e la buonafede di direttori e/o capiredattori, sulla loro stessa volontà passano le scelte sciagurate delle varie proprietà, accomunate dal pregiudizio a vantaggio della notizia-spettacolo o della notizia-merce e dal disprezzo per tutto ciò (cultura e letteratura in primis) che in queste categorie, e vivaddio!, non rientrano.
in attualità/discussione: |
|
dello stesso autore: |
|