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Dell'educare.6
Accadeva quello che accade...
Aldo Ettore Quagliozzi
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Aggiungiamo un’altra preziosa pagina all’immaginario abbecedario dedicato alla nobile arte dell’educare. In essa ci soccorre un grande pensatore del nostro tempo, Piero Calamandrei, che nel lontano 1955 nella sua rivista “Il Ponte“ coglieva una indiscussa quotidiana verità celata nel sempre delicato rapporto che si crea tra un educatore ed i giovani che alle sue cure sono stati affidati.
Egli, in un certo senso, scioglieva quasi d’incanto l’annosa questione che tuttora impegna tutti gli onesti protagonisti che nel quotidiano affrontano, in tutte le aule, la difficile prova dell’educare: quale è la scala delle priorità nella attività educativa, ovvero è la trasmissione delle conoscenze l’anima vera dell’educare o piuttosto il proporsi ai giovani come maestri di vita, come esempio luminoso ed indiscusso di coerenza tra il proprio dire ed il proprio fare?
Se andiamo a fondo anche nelle nostre personali esperienze ci si imbatte di certo nel ricordo di una persona “speciale“, uomo o donna che sia, che si è fatta da noi amare e che nel contempo ci ha fatto amare anche quella tale disciplina scolastica rispetto a tutte le altre; sono spesso sommovimenti dell’animo imperscrutabili, quasi tutte le volte inconsci, ma che di certo sono capaci di orientare o determinare la vita dei giovani, il loro futuro e le loro scelte.
“… Accadeva quello che accade e sempre accadrà in tutte le scuole: i giovani nei loro insegnanti vanno in cerca, anche senza rendersene conto, di carattere più che di erudizione, di coscienza che di scienza …
E' sempre avvenuto, nelle scuole, che la preferenza degli studenti si orienti, più che sulle materie di studio, sulla simpatia per gli uomini e le donne che le insegnano.
Ma per formare il carattere è necessario che i professori siano essi stessi uomini o donne di carattere prima che di cultura …”
gennaio 2004
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