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Multimedialità e metodologia curricolare
Luisanna Fiorini
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Iniziare con una domanda un intervento che vorrebbe portare ulteriori chiarimenti al dibattito corrente è inusitato, ma ciò mi sia consentito:
"Può assumere connotazione diversa un curricolo perseguito attraverso l'utilizzo delle tecnologie multimediali?"
Parlare in questo momento di curricolo è arduo, sia perchè da taluni viene rifiutata la tesi che possa esistere un curricolo standard, da calare come un abito preconfezionato sul singolo individuo, sia perchè viviamo la rivoluzione copernicana della riforma dei cicli scolastici ed alcune consolidate certezze appaiono in forte discussione.
Con il termine curricolo possiamo indicare una molteplicità di standard che si ravvisano necessari per uno sviluppo armonico: standard cognitivi, culturali, comportamentali, mediati tra età dell'individuo, crescita personale, crescita culturale di una intera società.
Sottovalutare questi standard che il sistema educativo-scolastico delinea è un grave errore: essi sono i paletti di un percorso di apprendimento, ma anche di maturazione umana, cosa che con enfasi autoreferenziale non molto tempo fa veniva riassunta in "la formazione dell'uomo e del cittadino".
Nella scuola dell'autonomia vanno salvaguardate due esigenze di segno opposto:
1) un curricolo nazionale che indichi degli standard qualitativi ed educativi uguali e che garantisca la omogeneità dell'offerta formativa;
2) la possibilità per la singola agenzia educativa di rilevare le istanze locali e modulare il curricolo su esse.
Sono segnali di diverso indirizzo in cui si incontrano ideologie, sovrastrutture territoriali, contingenti necessità, profondi convincimenti personali.
Per concertare questi elementi, tutti singolarmente condivisibili, occore trovare sfondi comuni: sfondi che tengano conto non solo degli obiettivi che si vogliono perseguire, ma delle modalità di costruzione e dei processi.
Può un processo essere prioritario rispetto allo scopo?
Sì, se per processo si intende la somma delle esperienze progettuali, creative, collaborative, educative che la scuola mette in atto e che vedono la partecipazione consapevole dell'alunno al proprio processo di formazione e all'autodeterminazione dei propri percorsi.
Questo è il valore aggiunto che la riforma può introdurre, e in questo ambito assume un ruolo importante la multimedialità.
È ormai lontano l'equivoco che assimilava la multimedialità all'informatica, sovrapponendo ambiti apparentemente simili.
La multimedialità è la sinergia dei linguaggi di cui l'ambiente tecnologico interattivo rafforza il messaggio globale.
Ma oggi essa travalica i propri confini e ingloba anche la comunicazione in rete e forme di costruzione collaborativa che sembrano trovare concerto solo in questo contesto.
La multimedialità può avere un ruolo determinante come ambiente di apprendimento e di sfondo a una didattica del fare, che si sostituisce alla trasmissione unidirezionale delle conoscenze.
La pratica laboratoriale, nel senso nobile dell'accezione, riscuote un alto gradimento presso i giovani, nostri alunni, e l'interesse è il gradino iniziale della partecipazione.
Evitando enfatizzazioni eccessive, affiancando il lavoro con momenti di metariflessione che scandiscano le tappe del processo, la didattica multimediale può essere l'enzima catalizzatore che fa incontrare vecchi e preziosi saperi con nuove istanze tecnologiche, e che vede sempre più l'alunno al centro dell'attività.
Un esempio: l'apprendimento della lingua straniera.
È tutto un gran vocio sull'età scolare in cui introdurla, sull'opportunità di una o due lingue.
Tutto ciò appare obsoleto se gli alunni fin dalla scuola di base sono abituati ad un corretto utilizzo della rete, ove le lingue sono usate senza problema, ora l'una ora l'altra, intrecciandosi in una Babele colorata che dà la dimensione multietnica della società del futuro.
E i libri?
Sono pilastri che non vanno accantonati ma valorizzati, poichè mai sparirà il gusto sensoriale di una lettura cartacea, ove il rapporto tattile ed olfattivo con il supporto non è sostituibile.
Non abbiano timore i docenti che, con un bagaglio di formazione classica faticosamente consolidata, osservano l'avvento dell'era tecnologica con diffidenza e altera distanza.
Altri più autorevoli di me hanno già evidenziato le paure del passato nel momento dell'introduzione dei libri di carta: nessuna cattedrale di pietra è crollata, è tutto ancora ben saldo; parimenti resterà saldo il bagaglio culturale dell'umanità, comunque sia esso tramandato.
20 febbraio 2001
in scuola e rete: |
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