KESSI IL CACCIATORE

classe 3^ - scuola media

Personaggi
Dio del Sole
Kessi
Shintalimeni
Madre
Gnomi
Udipsharri
Dei Ittiti


Atto Primo


(Attacco musicale a luci di sala accese.
Dal fondo della sala entrano gli attori. Indossano i costumi degli Dei ittiti. Prendono posto sotto il proscenio, intorno ad un tavolino su cui troneggia un episcopio.
Buio. Musica dissonante. Sullo schermo immagini di una volta stellare incompleta
)


Dio del Sole (di spalle al pubblico, seduto in mezzo agli altri Dei, mentre proietta le immagini)
Cari colleghi! Come potete osservare dalle immagini che vi vado mostrando, fino al mio intervento risolutore, il lavoro della nostra divina equipe di esperti della volta stellare ittita non è stato propriamente perfetto. Ci sono buchi negli ammassi stellari, le galassie non sono rifinite a puntino, le sfere celesti ruotano con difficoltà e … sentite … sentite che musica stridente … cigolano stelle e pianeti, asteroidi e satelliti, come carrucole arrugginite, stridono come congegni sgranati.
Vi rendete conto voi stessi, io credo, che le cose non potevano continuare così … il nostro puzzle celeste era chiaramente, squallidamente incompleto. Guardate lì, lì in fondo, lì dove si apre quel buco inutile, quello spazio oscuro … lì non dovevate forse collocare il gorgo, il vortice tremendo che dal cielo conduce al mondo dei morti? Ma avete dimenticato le grucce, i ganci e gli agganci, gli argani e gli uncini a cui sospenderlo! Dov'è la costellazione a cui agganciare il gorgo tremendo? Semplicemente non c'è. L'avevate dimenticata.
Cari colleghi, occorreva un intervento risolutore.
(riflettore puntato sul Dio del Sole che si alza in piedi e, con gesto ieratico, si gira verso il pubblico)
Ci ho pensato io! Io, il Dio del Sole! Il più grande creatore di miti e di stelle di tutto l'Universo! Guardate! Guardate! (indica, senza voltarsi, il palcoscenico)
Guardate che cosa ho fatto. Come, con arguzia ineguagliabile, ho saputo trarre profitto dalla sventura di un mortale, il nostro vecchio amico Kessi, Kessi -vi dico- il grande Cacciatore! Puntate il vostro sguardo divino sulla Terra: per voi farò tornare indietro il Tempo. Ecco Kessi che torna dalla caccia.

(Si spegne il faro sul Dio del Sole e si accende sulla scena centrale. Fondale di boschi e montagne. Ai lati, da una parte l'ingresso della casa di Kessi, dall'altra una limpida sorgente. Davanti alla casa un altare votivo.
Dal fondo entra Kessi, carico di selvaggina, l'arco e le frecce nelle mani. Si porta sul proscenio e, rivolto al pubblico….
)


Kessi: Il sole volge al tramonto e scendono dai monti le prime ombre della sera. È ora di rientrare. Mia madre è certamente in ansia, accanto al focolare. E attende la selvaggina che sempre, da ogni battuta di caccia, abbondante le reco io, Kessi, il grande cacciatore ittita, la cui mano infallibile è guidata dal favore degli dei. (breve pausa)
Non c'è tana che possa nascondere ai miei occhi una preda grassa ed ambita, non c'è astuzia o velocità o forza di animale che possa opporsi alla precisione ed al vigore delle mie frecce: sempre infallibili e potenti centrano implacabilmente il bersaglio. (pausa)
Un altro giorno è passato, un altro trionfo per Kessi, il cacciatore.
Grazie, o Dei, miei divini protettori. Io vengo ancora una volta al vostro altare a rendervi grazie ed a farvi omaggio della parte che vi compete delle mie prede. (si gira e va verso l'altare, depone le offerte, si inginocchia, prega)
Meritevoli Dei, voi che dall'alto dei Cieli scrutate ogni cosa, voi che date le leggi e le misure ad ogni fatto della natura, voi che tutto sapete e tutto potete, voi avete voluto rendermi forte ed infallibile. Per vostra scelta e vostra benedizione io sono e sarò sempre Kessi, il più grande, il più abile, l'infallibile tra i cacciatori ittiti. Senza il vostro aiuto io non sarei più io, questo mio arco e queste mie frecce sarebbero solo inutili fardelli al mio braccio ed alla mia spalla. Del vostro favore io vi sarò grato per tutta la vita!
Ecco io vi porto in offerta il frutto della mia fatica. Accettatelo con benevolenza, perché è con il cuore che ve lo dono. È solo grazie al vostro sguardo protettore che io posso posare su questo altare il cibo a voi così grato. Esso, esso è un pegno della mia fedeltà e della mia venerazione. Io sarò sempre, finché mi darete vita, il vostro più devoto servitore, perché è alla vostra benevolenza che devo la felicità di questo che per me è il momento più bello della mia giornata: l'offerta ai miei Dei! (abbassando la voce con tono di umile trepidazione)
Vi chiedo ancora una grazia. Mia madre è ormai vecchia e stanca, sento che si sta spegnendo giorno dopo giorno. La sua fine, ahimè, non può essere lontana. Vi prego, aiutatemi a trovare una fanciulla che mi ami e mi attenda ogni giorno accanto al focolare, quando lei non ci sarà più.
(si alza ed entra nella casa. Buio)

Dio del Sole: Kessi riposa e non sa (coro degli Dei)
Kessi è orgoglioso e non sa (coro degli Dei)
Kessi è devoto e non sa (coro degli Dei)
Kessi è pietoso e non sa (coro degli Dei)
Kessi chiede l'amore e non sa (coro degli Dei)
non sa che presto l'avrà / e con esso avrà presto / anche il dolore e l'umiliazione. / Shintalimeni, la luminosa, Shintalimeni, / la più giovane e la più bella / di sette sorelle, Shintalimeni / dalla voce melodiosa e dagli occhi di malia / già lo attende e già lo chiama. / Cacciatrice d'amore al suo destino, / ella già chiama il Cacciatore.

(faro sulla quinta che raffigura la sorgente)

Voce di Shintalimeni: (canta) Il sole spunta e tu, bella t'affacci / e lo trattieni con le tue bellezze, / due mele rosse porti sulla faccia, / due cannoli d'argento alle tue trecce. / A chi t'incontra la risposta dai: / digli che son per me le tue bellezze. / Sei cacciatrice che cacci questo cuore: / oh, che incanto d'amore! Oh, che bellezze!

(faro su Kessi che esce da dietro la quinta opposta, in preda a forte agitazione, rivolto al pubblico)

Kessi: Quale voce melodiosa mi rapisce i sensi e il cuore. Ascolta, Kessi, che armonia di suoni. E quali promesse seducenti vibrano nella sua voce. Costei è certo la donna che il destno mi prepara: nei suoi occhi ogni giorno annegherò i miei pensieri. E ogni ora mi inebrierò del suo canto melodioso. Tutta la vita trascorrerò con gli occhi immersi nei suoi occhi e non penserò ad altro. Potessi anche perdere il favore degli Dei e l'affetto di mia madre, non potrò oppormi a questo incanto. Lo so, ne verrò rapito. Come l'orso che d'inverno cede alla molle seduzione del letargo, e non può farne a meno.
Perché questo è il canto di Shintalimeni, lo riconosco. La sua bellezza è come una luce, che illumina il sentiero che mi guiderà fino a lei. Il mio cuore già arde d'amore e più non resisto: ora correrò da lei, sperando che accetti e ricambi la mia passione.

(si spegne il faro su Kessi e si accende sul Dio del Sole. Il canto di Shintalimeni va a sfumare)

Dio del Sole: … e appena l'ebbe conquistata e fatta sua sposa, non rivolse più un solo pensiero alla caccia. Trascorreva l'intero giorno in casa, guardando negli occhi la sua sposa, e ascoltando la sua voce melodiosa.

(si spegne il faro sul Dio del Sole e si accende sulla madre, al centro, di spalle. Di lato, inginocchiato, Kessi)

Madre: (si gira verso il pubblico con voce adirata) Kessi, una volta tu eri il cacciatore più forte di tutta la contrada: nessuno era più di te abile e coraggioso. (girandosi verso Kessi) Ma guardati ora! Mentre gli Dei sono privi del cibo che offrivi loro e tua madre è affamata, tu non sai fare altro che rimanertene in casa, ad illanguidirti per i begli occhi di una femmina!

(si spegne il faro sulla madre e si accende sul Dio del Sole)

Dio del Sole: Queste parole punsero Kessi sul vivo e, in men che non si dica, il giovane afferrò l'arco, chiamò i suoi cani, e partì per la caccia. (fari sulle quinte mobili. Due gnomi le ruotano. Appaiono due alberi. Si spengono i fari) Ma, quando un uomo dimentica gli dei, gli dei dimenticano lui; e quando Kessi raggiunse le colline, trovò che tutta la selvaggina si era nascosta nelle tane e, per quanto egli girasse e si affannasse, le sue fatiche furono vane. Per tre mesi egli camminò e vagò, vergognandosi di ritornare a casa a mani vuote e sperando, malgrado tutto, che la fortuna gli avrebbe di nuovo arriso. Alla fine, stanco e indolenzito, si accasciò ai piedi di un albero e si addormentò.
(Buio)


Atto Secondo


(Musica. Buio. Gli Gnomi prendono posto sul palco. Faro sul palco. Kessi è disteso per terra, avvolto nel mantello, addormentato. Gli Gnomi danzano un ballo buffonesco e selvaggio. Di colpo cessa la musica, gli Gnomi si bloccano)

1° Gnomo: Kessi non sa / Kessi non sa che la sua sventatezza / l'ha portato sulla montagna sacra / degli Gnomi.
2° Gnomo: Noi siamo gli Gnomi della montagna, / esseri terribili e spietati / (ridono entrambi) spiriti maligni, nel nostro sangue / arde una sete smodata di vendetta. / Figli del Re del Male, sputati / dalle fiamme dell'Inferno, / godiamo nel fare a pezzi chiunque …
1° Gnomo: Kessi è giunto fin qui, Kessi non sa / quanto dovrà soffrire. Il Cacciatore / ha violato la nostra pace, ha invaso / la terra degli Gnomi. Egli morrà, / egli sarà / sacrificato senza pietà. (ridono entrambi)
2° Gnomo: Noi, i terribili, terrificanti, maligni / Gnomi delle montagne lo faremo a pezzi, / lo faremo soffrire lentamente, pezzo / dopo pezzo, come un animale ferito. Lo faremo / a fette, lo ridurremo in polpette. (ridono entrambi)
1° Gnomo: Noi lo taglieremo, noi lo pungeremo / forte ed egli soffrirà, soffrirà / fino alla morte
2° Gnomo: fino alla morte. (ridono entrambi)

Spettro del Padre di Kessi: (facendo capolino dalla platea) Gnomi! Perché affannarvi per farlo a pezzi? Dategli piuttosto una bella lezione, portandogli via il mantello. Io lo so, io che in vita ero il padre di Kessi, io so che teme più di ogni altra cosa il freddo. Incomincerà allora a tremare dal freddo e se ne andrà a casa di corsa, per riscaldarsi vicino al fuoco.
1° Gnomo: Sì, sì, ha ragione lo Spettro del padre di Kessi: gli ruberemo il mantello. Rubare è bello, è bello. Gli ruberemo, sì, gli ruberemo il mantello
1° Gnomo e 2° Gnomo: (in coro) Sì, sì, gli ruberemo il mantello … / Sì, sì, gli ruberemo il mantello …
(balzano addosso a Kessi e gli strappano via il mantello. Urlando e sghignazzando, inalberando sulle loro teste il mantello come un trofeo, fuggono in mezzo al pubblico. Buio)

(Faro sul Dio del Sole)


Dio del Sole: Quando Kessi si svegliò, il sole era tramontato, il vento aveva girato e un'umida nebbia serotina si levava dalla terra. Istintivamente Kessi allungò la mano per avvilupparsi nel mantello … ma il mantello era scomparso! Ansiosamente, Kessi lo cercò in mezzo all'erba; intanto, il vento andava facendosi sempre più freddo e tagliente, fischiandogli nelle orecchie e sferzandogli la schiena; e i cani abbaiavano e latravano alla fredda luna impassibile.
Alla fine, abbassando il capo davanti alla tempesta che si andava addensando, Kessi si diresse a gran passi giù per la china, verso una luce lontana che brillava nella vallata …
Qualche notte dopo, Kessi ebbe strani sogni …
All'alba, quando si svegliò, Kessi raccontò i suoi sogni alla madre …

(si spegne il faro sul Dio del Sole e si accende su Kessi e la Madre)

Kessi: Madre, ho fatto dei sogni terribili, che possono significare una sola cosa: se io ritorno sulla montagna, Gnomi malefici mi faranno a pezzi. Che debbo fare?
Madre: Non temere; ricorda la vecchia canzone:
L'erba si piega alla pioggia e al vento
Ma il capo rialza dopo un momento.
Quando crescono i fiumi e i campi invadono
Le forti città tremano, eppur non cadono.
"Ahimè, ahimè, son perduto?" l'uomo spesso ha gridato ;
Ma quante volte si è poi ritrovato?
Non ti curare di sogni vani. Ritorna sulla collina, ché nulla ti accadrà di male.
(la Madre porge una matassa di lana azzurra a Kessi; poi lo bacia)
Prendila e portala con te: ha grandi virtù magiche, e ti proteggerà da ogni male e pericolo.

(Buio. Poi, faro sul Dio del Sole)

Dio del Sole: Ma noi dei eravamo ancora offesi per essere stati trascurati da Kessi, e facemmo in modo che tutte le bestie si andassero a rintanare nei loro nascondigli. Per lungo tempo Kessi continuò a vagare nella speranza che la fortuna tornasse ad arridergli. Infine, quando le sue forze sembravano esaurite ed egli era sul punto di arrendersi, in preda alla disperazione, accadde una cosa strana. Improvvisamente egli si trovò dinanzi ad una porta immensa; da un lato e dall'altro vi erano sozze e orride Arpie.

(Si spegne il faro sul Dio del Sole e si accendono le luci di sala. Viene allestita a vista la porta "immensa". Si spengono le luci. Da lontano avanza Kessi. Si ferma, fissa la porta per alcuni secondi, quindi avanza timidamente, impaurito e stanco, e tenta di aprirla. La porta resiste. Sconsolato, si siede. All'improvviso, dietro di lui appare sfolgorante la figura del Dio del Sole)

Kessi: (inchinandosi davanti alla figura splendente) Straniero, ho atteso a lungo davanti a questa porta; sono stanco e sfinito. Ti prego, fammi entrare!
Dio del Sole: No, non posso farlo. Questa è la porta del tramonto; al di là di essa si stende il regno dei morti. Nessun mortale che abbia varcato questa soglia può mai ritornare indietro!
Kessi: E tu, come fai tu, a passare?
Dio del Sole: (sollevando una chiave d'oro e sorridendo) Io sono il Sole, ed ho la chiave per entrare. (varca la porta)

Udipsharri: (seduto in mezzo al pubblico) Potenti dei, ma quello che parla con il Dio del Sole non è forse Kessi, il Cacciatore, lo sposo di mia figlia Shintalimeni? Mai, prima di ora, un uomo vivo era venuto a visitare noi morti. Ora, finalmente, potrò avere notizie dei miei cari. (prostrandosi ai piedi del Dio) Mio buon signore, permetti che Kessi varchi quella soglia, affinché io possa avere notizie della mia famiglia.
Dio del Sole: No! Ciò non e consentito ad alcun mortale, a meno che egli non muoia. Soltanto gli dei possono varcare quella porta.
Udipsharri: Ti prego, potente dio, dimostra la tua generosità e la tua potenza: consenti a Kessi di entrare. Fa' un'eccezione che rimarrà per sempre a tua gloria.
Dio del Sole: Va bene. Fai dunque entrare Kessi, e lascia che egli segua i miei passi giù per l'oscuro sentiero. Ma, una volta penetrato in questo regno, egli non potrà mai più ritornare sulla terra dei vivi. Sorveglialo, e non perderlo mai di vista, lega le sue mani e metti una catena ai suoi piedi, e cammina tu stesso al suo fianco, affinché egli non possa voltarsi e tentar di fuggire. Quando avrà veduto ogni cosa, e sarà giunto alla fine del sentiero, consegnalo a me, che lo metterò a morte.
(Udipsharri fa entrare Kessi. Gli lega le mani e i piedi, poi gli fa cenno di seguirlo)
Udipsharri: (petulante, cercando di richiamare l'attenzione di Kessi, che a fatica segue il Dio del Sole) Kessi, Kessi … caro Kessi, forse tu non mi riconosci … Ma guardami bene: sono il padre della tua adorata sposa, Shintalimeni dico. Parlami di lei, dimmi tutto, raccontami … come sta la mia figliola? È sempre bella come la ricordo? Da quando sono qui, non ho avuto più notizie di lei, né delle sue sorelle. Raccontami tutto, ti prego … anche i fatti più trascurabili, le notizie minime … ho tanta nostalgia del mondo dei mortali!
Kessi: (infastiditi e distratto da ciò che vede) Sì … sì … è sempre bella come la ricordi … ma io sono sfinito … piuttosto, dimmi: chi sono quegli esseri che alimentano il fuoco in quell'angolo? (indica un angolo della sala) Sono molto curioso di saperlo, perché li ho appena sognati questa notte.
Udipsharri: Sono i fabbri del dio, che forgiano i fulmini e i lampi che egli scaglia sulla terra.
Dio del Sole: (in fondo alla sala, si gira) Kessi, tu sei ora alla porta del mattino, e non puoi procedere oltre. È giunta per te l'ora di morire, ché al di là si stende la terra dei vivi, dove mai potrai tornare.
Kessi: (inginocchiandosi) Signore dio, non prendermi nel fiore degli anni! Vorrei ancora una volta rivedere i miei cari, prima che giunga la mia ora!
Dio del Sole: (mosso a pietà) Kessi, bene ricordo come in passato tu abbia onorato me e gli altri dei e abbia provveduto al nostro cibo quotidiano, a rischio anche della tua vita. (dolcemente lo solleva da terra) Kessi, colui che ha contemplato le cose della morte non può far ritorno nel mondo dei vivi. Nondimeno, non ti ucciderò. Io ti condurrò in un mondo di luce, lassù nel cielo, e assieme a te anche la tua sposa, poiché ti collocherò tra le stelle per tutta l'eternità, e sarai la risplendente costellazione di Orione, il Cacciatore, che guida le anime al mondo dei morti.

(Buio. Musica, all'inizio discordante, poi armoniosa. Faro sul Dio del Sole, accanto al proiettore, come nella prima scena)

Dio del Sole: (commenta le immagini che si succedono sullo schermo) Ecco, onorevoli colleghi, la costellazione che mancava, la famosa gruccia a cui agganciare il Gorgo che porta al mondo dei morti. E così, nelle notti serene, sempre si vedrà risplendere nel cielo il Cacciatore e, accanto a lui, in settemplice gloria, Shintalimeni e le sue sei sorelle.






trascrizione teatrale della classe a T.P. 3^G della Scuola Media "N. Ricciotti" - Frosinone - Anno scolastico 1990-91 -
elaborazione collettiva, dall'atto unico "Gli Specchi del Cacciatore" di a. cardamonedocumento, ispirato ad un'antica storia ittita
coordinatore Prof. A.Cardamone

a.cardamone@email.it

   è una iniziativa didaweb/graffinrete