Paola Pultrini
Progettare percorsi di educazione alla cittadinanza La parola – l’idea
Il termine si ricollega al significato latino di “civitas” per cui è da definirsi cittadino colui che partecipa della vita pubblica della comunità. Al contrario del suddito, è titolare di diritti e soggetto delle decisioni. Il riconoscimento ufficiale della cittadinanza in tal senso è da ascriversi alla Rivoluzione Francese in cui la sovranità passò appunto dal sovrano al popolo, grazie ad un ribaltamento epocale. Naturalmente, come recita la Costituzione italiana, il cittadino è soggetto sia di diritti sia di doveri, il cui riconoscimento è presupposto della coesione civica.
Se questa è la nozione giuridica di cittadinanza, è pur vero che nel corso della storia si è affermata anche una concezione sociologico- politica elaborata dal sociologo T.H.Marshall. In base a una tendenza egualitaria, l’individuo ha negli ultimi due secoli ottenuto il riconoscimento, almeno in linea di principio, di una serie di diritti in espansione che , recepiti dalla nostra Costituzione, sono raggruppabili in diritti civili, come libertà individuali, diritti politici, come riconoscimento della partecipazione politica anche a masse prima marginali, diritti sociali , come diritti sindacali e servizi assistenziali globalmente sintetizzabili come “welfare”.
In questi ultimi tempi si è poi assistito a un allargamento del concetto di cittadinanza basato sulla considerazione del mondo come “villaggio globale” e sulla constatazione che esistono degli interessi comuni transnazionali che riguardano beni di prima necessità, come acqua, aria, suolo, ambiente,ecc. la gestione dei quali prevede la consapevolezza di essere cittadino del mondo, portatore sia di diritti sia di doveri. Notevole la sensibilità dimostrata dai giovani su questi temi, mentre più faticoso il cammino della costruzione di una cittadinanza europea, come senso di appartenenza alla UE e di riconoscimento della sua recente Carta Costituzionale.
L’educazione alla cittadinanza non annulla, ma integra in una concezione più articolata la tradizionale “educazione civica”. E’ infatti evidente che non è data una partecipazione democratica se non c’è la conoscenza delle strutture previste dalla Costituzione e del loro funzionamento; ma se alcuni aspetti più tecnici possono essere riservati alla scuola secondaria, i principi ispiratori e soprattutto una modalità attiva e responsabile di porsi nei confronti degli altri possono e debbono concretizzarsi anche negli ordini inferiori di scuola, dove l’insegnamento sarà più indiretto, meno verbale e formalizzato, ma forse particolarmente efficace.
Considerazioni in merito alla progettazione didattica
L’educazione alla cittadinanza è senz’altro un aspetto cruciale della convivenza civile, che include ed allarga l’orizzonte della tradizionale educazione civica ; nella pratica scolastica oggi i punti problematici possono considerarsi due, uno più propriamente didattico e cognitivo, l’altro invece educativo.
L’introduzione della educazione alla cittadinanza evidenzia dal punto di vista didattico la necessità che questo tema non sia appannaggio di uno o due discipline, ma che attraversi come un comun denominatore tutte le aree. In teoria, questo dovrebbe consentire di superare i limiti del tradizionale insegnamento di educazione civica come parte – spesso trascurata – dell’insegnamento della storia, di fatto tuttavia l’educazione alla cittadinanza rischia di scivolare in una pericolosa “terra di nessuno”, che necessita di una buona progettazione del Consiglio di classe sia dal punto di vista educativo sia didattico. Importante dunque che gli interventi siano sempre progettati in un’ ottica interdisciplinare , chiarendo in modo esplicito la collaborazione dei ruoli.
Considerazioni per la scuola secondaria superiore
Dal punto di vista educativo, la cittadinanza come partecipazione attiva e responsabile incontra nelle generazioni attuali una certa resistenza. I giovani sono istintivamente portati alla ricerca della giustizia e di un loro ruolo , ma di fatto la complessità del mondo in cui viviamo viene vissuta come assolutamente fuori dalla portata del singolo e del suo impegno personale. Così si rifugge dall’impegno partecipativo cercando l’identificazione e l’appartenenza in un microcosmo privato familiare e amicale. Tuttavia, le questioni in tema di diritti che quotidianamente ci presentano i mass media sono tali che è sempre possibile sollecitare un dibattito e un interesse attivo, magari formulando qualche risposta concreta o evidenziando come l’azione di movimenti o anche di singoli abbia modificato lo status quo. Utili in tal senso, per sollecitare la disponibilità emotiva, film o libri che favoriscano l’identificazione oppure incontri con rappresentanti della politica locale.
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