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L'intervista. Franco Roberti, capo del pool anticamorra
della procura di Napoli: 15 anni fa tutto già chiaro "Quando quel boss mi disse: per noi la monnezza è oro"

Lingua: Italiana
Destinatari: Formazione post diploma, Alunni scuola media superiore, Formazione permanente
Tipologia: Materiale di studio

Abstract: L'intervista. Franco Roberti, capo del pool anticamorra
della procura di Napoli: 15 anni fa tutto già chiaro

"Quando quel boss mi disse:
per noi la monnezza è oro"

"Dice bene Saviano: indagare sul sistema dei consorzi tra pubblico e privato"
di GIOVANNI MARINO


<B>"Quando quel boss mi disse:<br>per noi la monnezza è oro"</B>

Franco Roberti

NAPOLI - Fu il primo a capirlo. Il primo a riceverne diretta conferma. "Dotto', non faccio più droga. No, adesso ho un altro affare. Rende di più e soprattutto si rischia molto meno. Si chiama monnezza, dotto'. Perché per noi la monnezza è oro". Il procuratore Franco Roberti ascoltò quelle parole nel carcere di Vicenza, dicembre 1992. Lì il boss del Rione Traiano, Nunzio Perrella, aveva deciso di pentirsi.

"L'inchiesta che ne derivò - ricorda il capo del pool anticamorra della Procura di Napoli - svelò come le cosche lucravano sui rifiuti. C'era tutto già allora: imprese mafiose mascherate, amministratori corrotti dalle tangenti, controlli inesistenti, territori avvelenati. Un segnale d'allarme che non fu colto dalla politica".

Squilla il telefono al dodicesimo piano del grattacielo dei pm. È un sabato di lavoro, perché la camorra non si ferma per i week-end. Ventiquattr'ore prima c'è stato un delitto: 10 colpi contro un pregiudicato. Roberti risponde, dà direttive. Quindi riprende: "Assisto a uno scaricabarile vergognoso, se Napoli nel 2008 rappresenta questo scenario apocalittico nessuno può dirsi immune da colpe".

Procuratore Roberti, perché per la camorra è meno rischioso e più redditizio infiltrarsi nel settore dei rifiuti?
"Perché i rifiuti sono una emergenza infinita. E dove c'è una emergenza c'è il crimine organizzato. Perché emergenza è, giocoforza, sinonimo di attenuazione o evanescenza dei controlli di legalità: si rischia meno e si guadagna di più. Lo scrittore Saviano, ieri su Repubblica, ha illustrato come agiscono i camorristi".

Saviano parla del sistema dei consorzi, vero cavallo di Troia per entrare nel business dell'immondizia.
"I consorzi pubblico-privato, già. È stato da noi accertato che nella provincia di Caserta un consorzio, un esponente del Commissariato ai rifiuti e le cosche facevano affari. Lo scrittore ha pertinentemente citato, poi, il fatto che questo intreccio di illegalità ha scaricato sulla gestione commissariale un costo di nove milioni di euro. Una bella cifra, ma poco rispetto al business illegale reale".

Ha una stima del guadagno illecito?
"Cifre enormi. Solo per avvicinarci basti pensare a quanto c'è in ballo: scrive la commissione bicamerale d'inchiesta guidata dal senatore Barbieri che a oggi il costo totale della prima fase del ciclo dei rifiuti si aggira tra i 500 e i 600 milioni di euro l'anno. Ragionando solo su questo dato si ha una idea del profitto che i clan traggono".

Ma dove più s'infiltrano?
"Le cosche sono dappertutto nell'emergenza rifiuti: nella prima fase, in quella intermedia, nella finale".

Chi è il padrino dei rifiuti?
"La cosca dei Casalesi su tutti. In città, i clan di Rione Traiano e di Pianura".

Pianura, dove molti dicono che c'è la camorra a spingere perché prevalga la violenza.
"La camorra ha interesse ad agitare la protesta e a mantenere la situazione emergenziale che le porta guadagni".

Cosa fare per uscire dai giorni più bui di Napoli?
"Primo: investire il governo della questione con totale assunzione di responsabilità. Sinora con il Commissariato si è verificata una delega piena a livello locale ma il Commissariato si è rivelato un carrozzone capace di inghiottire cifre spaventose senza risolvere il problema, anzi, aggravandolo. Secondo: bisogna realizzare subito il termovalorizzatore. Possibile che manchi ancora il 15 per cento della sua costruzione? E la raccolta differenziata: 150 Comuni campani sono in linea con la media nazionale, perché gli altri non lo sono?".

Perché sinora tutto ciò non si è fatto?
"Perché per fare certe scelte in politica bisogna assumersi sino in fondo le proprie responsabilità, anche a costo di rischiare la poltrona e il consenso elettorale".

E la magistratura poteva fare di più?
"Non su questo. Siamo stati i primi, nessuno ha voluto trarne insegnamento. Al punto che ora stiamo pensando di attivare un circuito informativo più forte. Noi siamo legati al segreto ma l'articolo 118 del codice di procedura penale ci consente di informare in via riservata il ministro dell'Interno di fatti indispensabili per la prevenzione dei delitti più gravi".

L'opposizione chiede le dimissioni di Bassolino e Iervolino.
"Dico solo che se un politico ammette le proprie responsabilità dovrebbe poi trarne le conseguenze. Ma basta polemiche. Cito Machiavelli: scrivendo di Napoli disse che ci sarebbe voluta la "mano regia": un potere irresistibile per ripristinare ordine e legalità. Roma si muova, non c'è più tempo".

(6 gennaio 2008)



http://www.repubblica.it/2008/01/sezioni/cronaca/rifiuti-2/pm-boss/pm-boss.html



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