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Biologia
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Scienze naturali
In qualità di virologo, il Preside della Facoltà di  Veterinaria di Milano fa chiarezza sul virus H5N1 e sull'allarme pandemia

Lingua: Italiana
Destinatari: Alunni scuola media inferiore, Alunni scuola media superiore, Formazione permanente
Tipologia: Ipermedia

Abstract:

Aviare: vet.journal intervista Giorgio Poli

In qualità di virologo, il Preside della Facoltà di Medicina Veterinaria di Milano fa chiarezza sul virus H5N1 e sull'allarme pandemia

Le innumerevoli informazioni sull'influenza aviare trasmesse in questi ultimi mesi dalla stampa appaiono spesso allarmistiche e concentrate su un rischio pandemia che sembra essere sminuito da buona parte della comunità scientifica, soprattutto veterinaria. Abbiamo cercato di fare chiarezza con il Prof. Giorgio Poli, virologo stimato e Preside della Facoltà di Medicina Veterinaria di Milano.

vet.journal: "Prof. Poli, le epizoozie di influenza aviare si susseguono ciclicamente tra i volatili e sono da sempre state un problema di titolarità veterinaria. Perchè l'attuale epizozia da H5N1 ha fatto scattare un allarme pandemia, visto che ad oggi ne è stato dimostrato il solo potenziale zoonosico"?

Prof. Poli: "Già nel 1997 il ceppo H5-N1 è passato da volatili all’uomo con 18 casi infetti e ben 6 decessi… e così è continuato negli anni successivi; pertanto, il quesito è: “perché solo nel 2005” l’allarme mediatico di pandemia? I dati scientifici non supportano tale evento".

vet.journal: "Come è più probabile che possa avvenire un'eventuale trasmissione da uomo a uomo del virus H5N1: per adattamento all'uomo del ceppo aviario o per una sua ricombinazione con il ceppo umano"?

Prof. Poli: "E’ verosimile, anche secondo gli esperti internazionali, che non sia con certezza il ceppo H5-N1 a causare l’eventuale pandemia, ma qualunque altro ceppo aviario che nel sudest asiatico, grazie alla ricombinazione nel suino (laboratorio di ricombinazione, in quanto unico animale recettivo per i ceppi aviari e dei mammiferi) potrà eventualmente acquisire la capacità di diffondersi da uomo a uomo".

vet.journal: "In qualità di virologo, quanto ritiene possibili questi eventi"?

Prof. Poli: "Il ceppo H5-N1 è particolarmente patogeno per i volatili, mentre nell’uomo, a tutt’oggi, ha causato mortalità in un numero molto modesto di persone (circa 60 in ben 8 anni) e in situazioni igienico sanitarie “assurde” nel continente asiatico: promiscuità uomo-animale, milioni di persone esposte ad animali infetti, norme igienico-sanitarie totalmente assenti. Nella nostra realtà zootecnica, l’arrivo del ceppo H5-N1 potrà essere rapidamente diagnosticato e debellato, come successo nelle epizoozie H7-N1 e H7-N3 di questi ultimi anni".

vet.journal: "E' ragionevole concludere che siamo di fronte esclusivamente a una normale epizoozia di influenza aviare, probabilmente caratterizzata da un virus notevolmente aggressivo sia per i volatili che per le persone colpite"?

Prof. Poli: "Sì! Anche se il ceppo H5-N1 è certamente altamente patogeno per i volatili e per la prima volta (comunque già dal 1997) capace di trasmettersi all’uomo direttamente dal volatile vivo e infetto. D’altra parte il citato passaggio del virus da fratello a sorella in Vietnam ha dimostrato che il virus, almeno in questa occasione, ha perso parte della virulenza: la ragazza è completamente guarita e non vi è stata alcuna diffusione ai conviventi, evento invece dimostrato per la SARS, causata da un virus molto meno diffusivo".

Il Prof. Poli sottolinea ulteriormente il fatto che "il ceppo influenzale aviario H5-N1 non si è modificato in ben 8 anni e quindi è verosimile, come detto, che possa essere un altro ceppo aviario ad adattarsi all’uomo (verosimilmente nel sud-est asiatico e con il suino come intermediario)".

Poli conclude infine che "sarebbe più opportuno utilizzare i fondi stanziati per prevenire la pandemia nei Paesi ricchi, per interventi utili ad aiutare i Paesi poveri (es. sud-est asiatico) per bloccare sul nascere la pandemia, potenziando le strutture igienico-sanitarie, i sistemi di controllo veterinario e intervenendo sugli allevamenti locali per evitare la promiscuità di animali di specie diverse (soprattutto anatre selvatiche, volatili domestici e suini).



Maria Grazia Monzeglio Med Vet PhD
mg.monzeglio@evsrl.it

Fonte : Facoltà di Medicina veterinaria di Milano



http://www.evsrl.it/vet.journal/approfondimento.php?codnotizia=1580



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