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Don Milani: SPAZIO E TEMPO SCUOLA “MILLE BARBIANA” di Edoardo Martinelli (alunno del Priore dal 1964 al '67)

Lingua: Italiana
Destinatari: Insegnanti, Alunni scuola media superiore, Formazione permanente
Tipologia: Ipermedia

Abstract:

Spazio e tempo scuola - di Edoardo Martinelli(12-10-05) -

SPAZIO E TEMPO SCUOLA
“MILLE BARBIANA”
di Edoardo Martinelli
(alunno del Priore dal 1964 al '67)

Forum dei saperi – Università – Cosenza, Settembre 2005

“Non faccio più che lingua e lingue. Mi richiamo dieci venti volte per sera alle etimologie. Mi fermo sulle parole, gliele seziono, gliele faccio vivere come persone che hanno una nascita, uno sviluppo, un trasformarsi, un deformarsi”

LA PAROLA

Voglio riflettere liberamentecon voi e trasmettere così la mia esperienza educativa a partire dai lontani anni sessanta, quando un grande Maestroebbe la pretesa di far scuola trasformando le parole in veri e propri personaggi. “ La parola, ci diceva, è la chiave fatatache apre ogni porta”. Il dominio sul mezzo d’espressione, nucleo fondante l’insegnamento di Lorenzo Milani, era unconcetto che si legava subito alla conoscenza delle origini della lingua. Le parole dovevano essere riflettute, guai afermarsi al semplice significato! Dovevano condurci ovunque.Era frequente interrompere la lezione per correre dietro alleetimologie delle parole più astruse e sconosciute. Erano le parole stesse che producevano i percorsi formativi, che soloapparentemente sembravano informali, ma che nella realtà consentivano alla classe di produrre il proprio libro di testo e ipropri materiali.Attraverso la costruzione degli strumenti didattici il ragazzo interagiva con la realtà comprendendo il nessotra la conoscenza, il sapere, e la politica, il saper fare. “Quando il povero saprà dominare le parole come personaggi, latirannia del farmacista, del comiziante e del fattore sarà spezzata”. Era questo il motivo per cui la scuola non potevasottrarsi al compito di preparare alla politica e alla vita sociale.L’educazione aveva, a Barbiana, un filo conduttore chedava centralità all’allievo, considerato cittadino attivo e “non subalterno”, avendo come fine ultimo: la formazione alla“sovranità”. Un riferimento che ci conduce, senza citarla, alla paideia degli antichi greci, quale iniziazione dei giovani allacittadinanza.

Con lo slogan: “imparare a conoscere, imparare a convivere, imparare a essere e imparare a fare,”l’UNESCO ci vuole proporre un modello ideale formativo. Cosa significa?I veri riformatori dello Stato moderno erano piùche convinti che la democrazia non si tutela solo con il voto-delega, Hitler andò al potere con il voto. Uno Stato siconsidera democratico soprattutto per il livello culturale e partecipativo raggiunto dai propri cittadini. La morte dello Statonon è avvenuta, come auspicava lo stesso Gramsci nei Quaderni dal carcere, per un processo di crescita di democraziaperché la società politica è stata assorbita da quella civile, ma piuttosto per una dislocazione dei centri di potere reale.L’impero sovietico, all’apice, crolla per implosione grazie alla combattività e allo sciopero bianco della società civile, maanche le grandi democrazie socialdemocratiche europee stanno crollando su se stesse, ma per il motivo opposto: il calod’attenzione alle problematiche culturali e sociali a favore del consumo. La stessa Idea di Dio diventa appartenenzaetnica (vedi intervento di Pera), non è più necessaria la fede, basta il danaro per essere cristiano.Dice Aldo Capitini:“Ogni società fino ad oggi è stata oligarchica, cioè governata da pochi, anche se rappresentanti di molti; oggispecialmente, malgrado la diffusione di certi modi detti democratici, il potere (un potere enorme) è in mano a pochi, inogni Paese. Bisogna, invece, arrivare ad una società di tutti, alla omnicrazia”.Ieri chiunque parlasse di scuola lo faceva inun contesto politico, culturale e economico solido che poteva fungere da supporto a tale pensiero. Il supporto alla scuoladi Barbiana era la cultura contadina, sobria e non permissiva. Due mappe concettuali esperte, sobrietà e permissivismo,che dovrebbero generare scritture, soprattutto in un momento in cui ai contadini del meridione si paga i pomodori 3 eurola tonnellata.

A cosa sono valse le lotte sindacali del dopo guerra fino agli anni ’70? Oggi siamo costretti a riformare inpiena dissoluzione dello Stato e in un calo consistente delle risorse.Con la fine del mondo moderno, il crollo dei muri cheseparavano, ma anche delle grandi intese internazionali sui diritti dell’uomo, dopo la guerra dei Balcani e dell’Iraq, l’ONUha perso il suo ruolo.

All’ottimismo di un ordine mondiale è subentrata la “delusione disperata della guerra”. Finiti i blocchi, l’occidente ricco decide che c’è un mondo da salvare e un mondo da lasciar perdere, a costo di una guerrapreventiva perché le risorse non bastano più.A fronte di tali problematiche cosa fare per trasformare il nostro gruppoclasse in una comunità pensante che possiede e utilizza precise facoltà mentali?Lorenzo Milani risponderebbe con una diquelle frasi che ricorrevano quotidianamente nella nostra scuola: “Estremizziamo i concetti per capirli meglio”. Ecco che lamia riflessione la voglio portare a questo limite estremo che mi dà la libertà di produrre un pensiero critico verso l’istituzionescolastica di oggi che non va preso, è ovvio, alla lettera, ma che ci consente non solo di insegnare, ma di rifletteresull’apprendimento per andare dritti alla radice del problema.

 

IL DIALOGO

E’ nel dialogo che il maestro e l’allievo, cercanola verità per mezzo del confronto, evitando ogni forma di predeterminazione, mettendo in gioco i vari punti di vista e lerispettive posizioni. Tale reciprocità esprime il desiderio di produrre un processo formativo: in cui le idee e il proprio puntodi vista vengono messi completamente in discussione, fino a demolire abiti mentali ereditati e giammai riflettuti. Spessotale processo, ci diceva il Priore, produce soltanto “una scala di valori” o tentativi. Ci spinge a cercare nuove prospettivetra i diversi mondi disciplinari per poi pervenire alla condivisione e integrazione. Proprio quando crediamo di saperescopriamo di stare ancora per imparare, crescere e divenire.Con questa frase: “Sei d’accordo con quello che penso oggi,che ho pensato ieri o che penserò domani?” il Priore di Barbiana ci metteva in guardia ponendosi, a volte, non sopra, masotto la cattedra. Era anche quello uno dei luoghi privilegiati da cui il Maestro organizzava i saperi, selezionava, dirigeva,costruiva strutture mentali, diventava regista dell’ambiente educativo che stava tra la didattica e l’autodidattica, tra loscolastico e l’extrascolastico. Ciò avveniva attraverso un metodo, intuitivo, ma anche ben strutturato che fu denominato:tecnica umile della scrittura collettiva e che più tardi analizzerò in modo approfondito.Spesso nella nostra scuola taledialogo si riduce a una prassi burocratica basata sulla pianificazione delle attività annuali.

I nostri schemi mentali rigidi ciimpediscono di andare oltre e la relazione, alunno/insegnante, si riduce spesso nell’atto di riempire contenitori vuoti:registro e portafolio.

Un educatore, la cui pratica d’insegnamento si volesse basare su un rapporto dialogico, è spessocompresso dall’assillo dei programmi, dalle disposizioni e valutazioni ministeriali, dalle pretese altrettanto rigide dellefamiglie sui tempi e modi d’attuazione dei programmi stessi, condizionati, a loro volta, dall’influenza ormai prevalente, deiMedia. E non solo. Raramente i percorsi programmati dall’equipe pedagogica contemplano “gli attesi imprevisti” o “i motivioccasionali”, veri e propri grimaldelli del pensiero pedagogico di Lorenzo Milani, a cui le riforme del governo di destra e di sinistra si sono solo strumentalmente o in parte ispirate.Proprio dopo la Scuola Primaria, quando il ragazzo stadiventando adulto, si pone interrogativi, riflette sulla propria condizione e scelte future, il dialogo viene meno e sitrasforma in lezione frontale, disciplinare e teoricamente pianificata.

Quale deve essere il metro di misura per verificare lamaturità di un adolescente? La comprensione del mondo politico, economico e sociale o la vita di Giuseppe Garibaldi?Nelprimo anno della Scuola Secondaria di Primo Grado è opportuno dedicare mesi alla formazione, gestione e conduzionedel gruppo. Sancire regole comuni e condivise. Individuare competenze e limiti.

Il gruppo classe non si può permettered’essere bloccato da stupide forme di bullismo, ma deve poter lavorare come un’equipe. In esso vengono riconosciute leattitudini di ognuno, ripartiti i compiti oltre i limiti dell’orario scolastico e instaurato un “sistema d’interazione”. Questastrategia presuppone un metodo d’insegnamento che sposta l’attenzione: dai saperi alla persona, dai programmiministeriali omnicomprensivi al bagaglio delle conoscenze necessarie e di partenza dell’allievo. “Le conoscenzeframmentate servono solo ai tecnici ma non consentono di far fronte alle sfide che caratterizzano la nostra epoca.Dobbiamo realizzare una nuova organizzazione dei saperi, disgiunti e frazionati che abbiano la capacità di approccimultidisciplinari.

L’approccio riduzionista rende impotente la comprensione e impedisce una visione a lungo termine,produce intelligenze insensibili e incapaci”. Erano contenuti forti quelli riversati nella scuola da Berlinguer e dal gruppo deisaggi, purtroppo con poco dialogo e mescolati all’idea di scuola azienda.L’educatore, capace di produrre un contesto, nondeve esporre semplicemente in un percorso logico sequenziale le materie scolastiche, calandole dall’alto verso il basso, ma trovare strategie, metodi e tecniche che partendo dal “motivo occasionale” o dall’”atteso imprevisto” siano capaci dipenetrare i nuclei fondanti le discipline, attraverso la ricerca e il metodo cooperativo.

La pratica buona ce la espone lostesso Lorenzo nell’autodifesa del ’65, spiegando in poche parole il segreto di Barbiana: “Eravamo come sempre insiemequando un amico ci portò il ritaglio di un giornale. ‘Si presentava come un comunicato dei cappellani militari in congedodella regione Toscana ’… Ora io sedevo davanti ai miei ragazzi nella mia duplice veste di maestro e di sacerdote e loro miguardavano sdegnati e appassionati. Un sacerdote che ingiuria un carcerato ha sempre torto. Tanto più se ingiuria chi èin carcere per un ideale. Non avevo bisogno di far notare queste cose ai miei ragazzi. Le avevano già intuite. E avevanoanche intuito che ero ormai impegnato a dar loro una lezione di vita”. … Come ben potete verificare, per il Priore, motivooccasionale e motivazione sono la stessa cosa.

 

IL TEMPO

Per Platone, c’è come una linea diretta tra lui e Lorenzo Milani,conoscere significava guardare al passato, procedere a ritroso. In questa logica educare ci conduce a un atteggiamentoverso il tempo diverso dal modo tradizionale con cui oggi insegniamo, ma torniamo all’autodifesa: “Abbiamo dunque presoi nostri libri di storia (per la precisione il Saitta, lo Smith e gli atlanti) e siamo riandati cento anni di storia italiana in cercadi una guerra giusta”.Sarebbe bello poter anche noi considerare gli eventi che ci propone la quotidianità, una voltausavamo l’articolo di fondo del giornale, oggi non si può prescindere dalle nuove tecnologie della comunicazione che solola scuola può rendere da unidirezionali a interattive.E’ assurdo riproporre a ragazzi che stanno diventando adulti unampliamento nozionistico delle materie della Scuola Primaria, (con la scusa demenziale di trovare dicotomia tra scienzee umanistica) a scapito dell’acquisizione di schemi logici essenziali, strategie e strumenti indispensabili per apprendereed imparare a apprendere.

In questa prima fase è logico che ci sia un rallentamento delle attività dovuto all’acquisizionedella metodologia, degli strumenti e dello schema di lavoro. Non ci dobbiamo preoccupare. Il tempo d’attenzione allalezione frontale è così basso che riduce di fatto il tempo scuola al 25%”. Voglio sottolineare un “paradosso” suggeritomi daRosanna Rota, un’insegnante di Verona che vede positivo un tempo rallentato: “Mi sono accorta che, piantandola contutte le nostre fisime sulla fretta, il lavoro in classe spesso si accelera. Sarà perché conta di più il rapporto umano, saràperché cala l’ansia da prestazione dei ragazzi, sarà perché quando si approfondisce un argomento può aumentarel’interesse nei suoi confronti, sarà perché così gli alunni si sentono più valorizzati, sarà … non so bene cosa, ma funziona”.

E’sul perno del tempo dell’apprendimento, a Barbiana era continuo che si può incardinare una vera riforma della scuola, ma anche considerando lo spazio, a Barbiana era circolare e reticolare.Ci ricorderebbe Platone che se Aion è il tempodell’Essere, infrazionabile nella sua durata perché, appunto, racchiude passato, presente e futuro, Chronos è invece iltempo del divenire che si può misurare ed infine, Scholè, da cui deriva tutto ciò che si riferisce a scuola, è il tempo che trascorre senza assillo, non soggetto alle angosce della necessità, portando in sé l'idea dell'indugio, dell'ozio, dellalentezza.

L’accesso alla conoscenza si fonda principalmente sull’insieme dei concetti che esprimono gli allievi, per mezzodella ricerca, e delle preposizioni che li collegano tra loro attraverso il più elementare strumento d’assemblaggio che oggidefiniremmo: mappa concettuale. Qualcosa di diverso dall’apprendimento meccanico, dove le informazioni vengonosemplicemente immagazzinate senza trasformarle in strutture mentali capaci di accogliere le stesse nozioni.

Non dimentichiamoci che la stessa percezione diventa diversa in relazione a quante strutture mentali abbiamo costruito. Loricorda all’allievo, con ironia, lo stesso Socrate: “Sarebbe proprio una bella cosa, Agatone, se la Sapienza potessepassare da chi ne possiede di più a chi ne possiede di meno, solo mettendosi l’uno accanto all’altro, come l’acqua che,attraverso un filtro, scorre da un bicchiere pieno a uno vuoto”.Non è sufficiente integrare le idee nuove con le vecchie inuna struttura fredda e statica. Se vogliamo costruire significati nella mente degli allievi che siano capaci di produrre ilpensiero critico, creativo e l’apprendimento significativo è necessario che tale integrazione avvenga dentro una tramaimpregnata di spontaneità, motivazione, piacere ed emotività. Solo così le nuove conoscenze accedono ad una strutturache diventerà sempre più complessa e articolata nel crescere dell’età, attraverso il fenomeno dell’assimilazione. Nellostesso modo concetti errati vengono corretti e quelli non conosciuti vengono recuperati sia nella zona approssimale disviluppo, si direbbe oggi, che nella zona d’arrivo in modo che tutti restino dentro il ritmo della classe. Chi conosce lacorrispondenza tra Lorenzo Milani e Mario Lodi ha un riferimento preciso in quello che viene definito “vocabolario attivo”, leparole utilizzate, e “vocabolario passivo”, le parole solo conosciute.L’applicabilità di tale metodo ha come presupposto uncontesto dinamico che si lega al “qui ed ora”.

Barbiana era un vero e proprio centro editoriale, il tempo e il luogo dellafruizione dello strumento didattico coincidevano spesso con il tempo e il luogo della produzione. Come punto di partenzadobbiamo ben definire tale ambiente, volutamente mi ripeto, che fa da contenitore alla nostra proposta educativa eindividuare gli oggetti mediatori che, entrando in rapporto tra loro diventano le chiavi che aprono le porte della conoscenza.

La parola-personaggio, per esempio, che, attraverso i vocabolari, ci conduce liberamente in qua e in là nellospazio e nel tempo.Progettare uno scenario-struttura, anziché provvedere ai soli contenuti permette al docente di aderirealla realtà degli allievi e all’ambiente in cui vivono le famiglie. Maestro, allievo e genitore devono entrare in un processo incui crescono insieme. A noi trovare le strategie necessarie, altrimenti la parola cittadino sovrano resterà un terminesancito ma non applicato. I soggetti sociali, allievi - docenti - genitori, non possono continuare a vivere l’attualeconflitto.Alla canonica di Lorenzo Milani ebbero accesso anche i giovani comunisti e per consentire loro di sentirsi aproprio agio, siamo nel ‘48 in pieno scontro sociale, il crocefisso viene tolto dalla parete della scuola. Un atteggiamentoche consentirà il confronto e che romperà finalmente la divisione del popolo.

Circa un centinaio di giovani parteciperànonostante il poco tempo libero e il duro lavoro di allora: “ Spesso gli amici mi chiedono come faccio a fare scuola e comefaccio a averla piena. Insistono perché io scriva per loro un metodo, che io precisi i programmi, le materie, la tecnicadidattica.Sbagliano la domanda, non dovrebbero preoccuparsi di come bisogna fare per fare scuola, ma solo di comebisogna essere per poter far scuola.…Bisogna avere le idee chiare in fatto di problemi sociali e politici. Non bisogna essereinterclassisti, ma schierati. Bisogna ardere dell’ansia di elevare il povero a un livello superiore. Non dico a un livello pari aquello dell’attuale classe dirigente. Ma superiore: più da uomo, più spirituale, più cristiano, più tutto.E allora vedrete chegli operai verranno, che lasceranno in asso tutte le ricreazioni del mondo, che s’arrenderanno nelle mani del loro preteper lasciarsi costruire da lui.Da un prete così son disposti a accettare di tutto: divisioni a tre cifre, verbi, dettato, storia,politica, teologia, scenate, malumore. Tutte le materie son buone e tutti i modi di proporle son buoni.

Per dare pariopportunità era sceso dal pulpito e la stessa omelia, in origine significa conversazione, era dialogata in un continuum chenon aveva limiti di luogo e di tempo. E’ questo atteggiamento sia educativo che pastorale che lo renderà incomprensibile aquel tempo. Non ci furono possibilità ad alcuna mediazione. Questo suo essere schierato e nello stesso tempo alla ricercadi una verità oggettiva, il suo modo d’educare quindi, lo porterà inevitabilmente a Barbiana, anche se il suo atteggiamentocerca solo intonazione, “aderenza tra parola e pensiero”.Parlando delle differenze, esistenti nel popolo, ribadirà: “Ladifferenza vera non è nella quantità o qualità del tesoro chiuso nella mente e nel cuore, ma in qualcosa che sta sulla sogliafra il dentro e il fuori, anzi è la soglia stessa, la parola”. Pur essendo cosciente che non è la tecnica l’animadell’insegnamento, sosterrà allo spasimo, che l’arte dello scrivere si può apprendere e insegnare. E ci presenta il profilo diun educatore che appare umile che è preso dal bisogno di offrire pari opportunità strumentali.

 

LO SPAZIO

E’ a Barbiana che il profilo del pedagogo s’evolve e diventa: Regista e portatore di strumenti.Il termine pedagogo significa colui checonduce l’allievo nel luogo dell’apprendimento. Ieri il maestro conduceva gli allievi in posti che erano dei veri e propribanchetti, sui campi di battaglia, nelle aule di tribunale.Voglio fare il parallelo tra la scuola media di Barbiana e la ScuolaSecondaria di primo grado, una scuola che dobbiamo non riformare, ma trasformare radicalmente. Spero che il nuovogoverno di sinistra si ricordi della Riforma dei cicli o meglio della necessità di raccordare meglio i cicli tra loro.Oggi taleluogo comprende la cattedra, l’insegnante, 25/30 adolescenti e tutte le attività gestite in 30/40 metri quadri.

E’ indubbia l’esigenza di ridurre fortemente tale rapporto (15 allievi sarebbe l’ottimale), magari riducendo l’orario scolastico a favoredel tempo d’attenzione. Il tempo d’insegnamento portato a 16 ore la settimana ed investito solo in tre classi attenuerebbeil passaggio da poche figure di riferimento della Primaria alle troppe della Secondaria di primo grado.. Aprendo le strutture della scuola, palestre, aule e biblioteche, ad altri soggetti sociali che con le loro attività creino un tempo continuointroducendo le abilità e gli interessi del territorio. Allungando il tempo scuola a chi è in difficoltà. Qualcuno mi dirà chemancano le risorse. Se non abbiamo il coraggio di privilegiare la scuola a scapito degli stadi, che prospettive daremo ainostri figli? ma che dico, ai nostri nipoti? Se ne è parlato anche troppo di riforma, ma in tempi e spazi lontani dai luoghi incui si faceva scuola.

Gli insegnanti migliori hanno percepito, sia nella Riforma Berlinguer che in quella della Moratti, unclima di restaurazione. Se non altro Berlinguer alla fine era riuscito a produrre, pur negli errori, una, anche se debole,riflessione attorno ai contenuti e le proposte, del così definito, gruppo dei saggi. L’autonomia aveva spinto le scuole adelaborare i propri curricoli e a renderli più adatti a ragazzi che vivono nella società di oggi. Il Governo Berlusconi e la Moratti hanno sostenuto chi sentiva la necessità di tornare indietro, ai vecchi modelli, e hanno costretto gli insegnanti piùdisponibili al cambiamento ad arroccarsi sempre più nella classe.Mi rendo conto che a questo punto il racconto mediatodalle parole/personaggi ci conduce sì indietro nel tempo, ma in un tempo reale.

A sentire tanti intellettuali o pedagogisti dioggi, Barbiana, sarebbe diventata ormai una semplice metafora. Un non luogo, utopico per intenderci, quindi irraggiungibile! Forse è proprio per questo motivo che Don Milani è diventato, ormai, più un simbolo o un mito che un maestro concreto e non fa più paura. Lui che ha passato il suo tempo a contestualizzare e demistificare la storia diventa suo malgrado un mito dell’educazione, o un santino in più da mettere su un piedistallo o un tabernacolo.

Attenzione almito! Non dimentichiamo che, secondo Platone, il mito era un modo di esprimere ciò che deriva dall’opinione e non aveva alcuna certezza scientifica.Usciamo quindi da questo gioco di parole e chiediamoci concretamente: “In quale luogo il Priore conduceva l’allievo? ” Vorrei qui dimostrare che intanto Barbiana non è associabile ai luoghi dell’esclusione, ma dell’inclusione e azzarderei, del privilegio. Sono patetici quegli studiosi di Barbiana che vogliono legare tale esperienza all’eccezionalità di una povertà estrema. I contadini di Barbiana erano simili in tutto ai contadini d’Italia solo, avendolo capito,avevano investito tutto nella Scuola.

Per lungo tempo Barbiana fu scuola una media unificata. Avevamo la stanza con itavoli a ferro di cavallo, dove svolgevamo le attività insieme, come la lettura della posta o del giornale o vedevamo ilcinema. Su tali temi avveniva un’aggregazione per interessi e non per fasce d’età.Avevamo uno studio fotografico, l’officina,la falegnameria, i prati, gli alberi e il cielo, l’astronomia era una materia importante, così com’era importante manipolare,costruendo anche i banchi e le seggiole.

Spesso la scuola si spostava all’estero e la chiamavamo vacanza, ma era anche il nostro esame di maturità. Ivan Illich nel suo bellissimo libro “Nella vigna del testo” ci ricorda che vacare significa esser stato liberato o liberarsi , che il termine pone l’accento sulla voglia di dedicarsi a un nuovo genere di vita e non a staccarsi da vecchie abitudini o servitù. Infatti, a Barbiana, il processo formativo considerava la liberazione dell’individuo, soprattutto di quello che non ha i cromosomi del dottore. “Liberiamoci dal pensiero che produce solo pensiero e guardiamola condizione dell’umanità” sottolinea padre Balducci in una vecchia intervista. Diamo, quindi, alla scuola una impostazione antropologica, creiamo uno sfondo integratore sempre più vicino alla realtà. Un invito non solo ad uscire dalla classe, maad aderire ai bisogni e alle risorse presenti nel territorio circostante, quale punto di partenza per andare oltre e aprire,così, i veri fronti della riflessione. Altrimenti le scritture collettive, tante sono le esperienze che si rifarebbero al Priore diBarbiana e che ho visitate, resteranno un mero assemblaggio di opinioni senza verifica o rapporto con la moda o lenuove tendenze.A questo punto vediamo come il Priore descrive il luogo dell’apprendimento, dovendosi difendere intribunale per apologia di reato ossia, ci diceva, per aver malamente insegnato la storia del ‘900:“La scuola è diversadall'aula del tribunale. Per voi magistrati vale solo ciò che è legge stabilita.

La scuola invece siede fra il passato e il futuro edeve averli presenti entrambi. E' l'arte delicata di condurre i ragazzi su un filo di rasoio: da un lato formare in loro il sensodella legalità (e in questo somiglia alla vostra funzione), dall'altro la volontà di leggi migliori cioè il senso politico (e in questosi differenzia dalla vostra funzione). Un buon educatore conduce l’allievo in una zona di “confine”, in una zona diintersezione e laica, ma non neutrale, tortuosa, affilata e a rischio quale il filo di rasoio. Dove non esistono più certezze,bensì il primato della coscienza, il libero esercizio della ragione critica, i problemi concreti da risolvere, è quella sogliadalla quale dobbiamo estrarre le ricchezze che l’allievo ha dentro. Un luogo dove si affrancano i sentimenti, liberi di agirequali elementi fondanti la motivazione. Voglio fare una breve parentesi. Che senso ha, allora, la distinzione tra scuolalaica e scuola cattolica?Fra i numerosi equivoci che inquinano oggi la discussione sulla scuola pubblica e privata, madirei l’intero processo d’integrazione politica tra cattolici e non, c'è anche il frequente uso improprio del termine «laico»,parola così ricca di significato e valore. La laicità è un abito mentale che tutti i docenti dovrebbero possedere, e che, unavolta indossato, ci consente di distinguere ciò che è dimostrabile da ciò che invece è oggetto di fede. E’ l'attitudine critica adare al proprio credo filosofico o religioso principi logici e non oscurantisti.

http://www.giovaniemissione.it - giovaniemissione.it
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