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Arte
Il mese del "grande digiuno" islamico. I giorni del Ramadan

Lingua: Italiana
Destinatari: Alunni scuola media inferiore, Alunni scuola media inferiore
Tipologia: Ipermedia

Abstract:

Il mese del "grande digiuno" islamico. I giorni del Ramadan

 

di Carlo Giorgi

Eravamo tutti persi dietro le sventurate estrazioni della lotteria Italia, il 9 gennaio, per accorgerci che al nostro fianco, 400 mila persone avevano cominciato a digiunare. Nessuna "pannellata" di massa. Solo l'inizio del Ramadan, mese speciale dell'anno islamico. I credenti musulmani -in Italia tanti immigrati e una modesta schiera di convertiti- lo stanno celebrando in questi giorni. Non mangiano né bevono, dall'alba al tramonto. Anche molti venditori di "Terre di mezzo" osservano il precetto; qualcuno ha addirittura fatto le valigie ed è volato in Patria, per vivere meglio il periodo. Altri, preoccupati che non fosse il portafoglio a digiunare, sono rimasti a vendere in strada; che significa lavorare al freddo con la pancia vuota. Ma il digiuno di Ramadan si fa a qualsiasi costo: è uno dei pilastri della fede islamica, così importante che molti non praticanti, durante questo mese, tornano in moschea. "Mi sveglio alle 5.40; faccio colazione e prego; poi, se non devo andare in università, torno sotto le coperte per un po'". Durante il Ramadan inizia così la giornata di Abdul Karim, italiano, 20 anni, studente di giurisprudenza. Abdul è musulmano dall'età di nove anni, quando i genitori, convertiti all'Islam, decidono di educarlo secondo la nuova fede. Una giornata di Ramadan dura un bel po': sveglia all'alba, attività lavorative a regime normale e a letto tardi, dopo la preghiera. Il momento più difficile? "Dalle 13 alle 15", spiega un venditore di "Terre di mezzo". Si sente il morso della fame. I fedeli doc approfittano del mese per farsi una cultura religiosa. "Il Profeta ha consigliato l'apprendimento", spiega Abdul. Infatti alla sera si recita tutti assieme la preghiera del "Tarawih". Durante ogni Tarawih viene declamata parte del Corano, a fine mese si è letto tutto. Per i musulmani d'Italia l'ora X scocca alle 17.20: il tramonto del sole, quando tutti devono rompere il digiuno. Secondo l'uso del Profeta, la digestione serale andrebbe inaugurata con tre datteri. Ma nella terra della pizza va bene tutto. "Mi capita di essere sui mezzi pubblici o in giro per il centro a quell'ora -racconta Abdul-, così entro in un bar e ordino un cappuccino. Nei Paesi islamici invece la rottura del digiuno è un fatto comunitario: i negozianti ti si fanno incontro, ti offrono da mangiare e da bere". "In Italia facciamo più fatica a causa del clima generale -conferma Alì Schuetz, presidente dell'Ucoii, unione delle comunità e organizzazioni islamiche italiane-; invece nei Paesi del Golfo durante il Ramadan si lavora di mattina, nel pomeriggio rimane tutto chiuso e la sera, dopo la preghiera, riaprono uffici e negozi. I lavori pesanti sono limitati. Tutti partecipano dello stesso clima positivo. Un'altra difficoltà per gli immigrati musulmani è che sono sfottuti -continua Schuetz-; in Italia c'è l'abitudine di scherzare ma per il musulmano il Ramadan è una cosa molto seria". Manca mezz'ora al tramonto e Alì non mangia dalle cinque e mezza del mattino. Il mio stomaco gorgoglia solo a pensarci. Invece sua moglie è esentata dal digiuno perché ha appena messo al mondo un bimbo. "Il digiuno non deve danneggiare ma purificare" spiega il marito. Mi viene un dubbio: il Ramadan una dieta? Forse anche per lo spirito. "Se uno non mangia e parla male, è inutile -spiega Alì-. Bisogna astenersi da tutto ciò che è illecito". "E' il momento dell'autocritica -continua Alì-, ideale per fare un bilancio della propria vita, anche finanziario. Non per niente proprio in questo mese i praticanti pagano la "zakat", la tassa per i poveri". Uno fa il conto di quanto ha guadagnato e quanto ha speso durante l'anno e poi paga l'elemosina in moschea. Il Ramadan. I musulmani d'Italia ne parlano un po' come fossero in esilio, con una certa nostalgia per la grande comunità islamica che è altrove. "Quando finisce il Ramadan si indossa un vestito nuovo, si cammina per le strade salutando tutti, si visitano gli amici", racconta un fedele. Ma quando finisce il Ramadan? "In realtà nessuno sa il giorno esatto -spiega Alì-; è un mese lunare e perché finisca bisogna che almeno due testimoni avvistino la luna nuova. Ma se è nuvolo, si aspetta. Appena qualcuno avvista, telefona agli amici nelle altre città".

Il significato spirituale dell'astinenza: prima cosa il timore di Dio

Chi digiuna è come gli angeli

Parole di Sheich Abddmajid Sobh, scienziato professore dell'università de Il Cairo: "Prima di tutto bisogna dire che il digiuno è scritto nei Libri di tutte le religioni. E' stato dimostrato, chiarito e giustificato dalla scienza umana che oltre all'uomo ci sono tanti esseri e animali che fanno il digiuno. Da questo risulta che il digiuno è un criterio generale divino per tutto l'universo. Quindi quando il musulmano fa il digiuno applica o completa la norma dell'universo. Quindi il digiuno è imposto da Dio; lo stesso la preghiera. Il digiuno è dentro la legge di Dio. Per questo il primo frutto del digiuno è il timore di Dio. Come ha detto Dio nella Sura denominata "la giovenca" (il secondo "capitolo" del Corano, ndr), versetto 183: O voi che credete, vi è stato prescritto il digiuno come era stato prescritto a coloro che vi hanno preceduto. Forse diverrete timorati; I medici attribuiscono al digiuno molti benefici e questo è vero. Mentre i sociologi attribuiscono al digiuno benefici sociali: aiuta ad aiutarsi a vicenda e ad aiutare il povero; e questo è vero. Quelli che si occupano di morale attribuiscono al digiuno benefici in campo morale: autocontrollo, volontà e pazienza; e questo è vero. Ma il più grande beneficio è il timore di Dio e questo fa sì che il musulmano possa percepire la legge di Dio, perché il digiuno nell'Islam è un obbligo di Dio e non è stata una persona che l'ha imposto; nessuno ha il diritto di chiedere di digiunare in un altro momento rispetto al Ramadan; il digiuno è un obbligo di Dio, un pilastro della fede. La preghiera fa sì che il musulmano si avvicini agli angeli e il musulmano che compie la preghiera assomiglia agli angeli anche quando digiuna, perché gli angeli non mangiano e non bevono. Per questo il digiuno, come la preghiera, è un innalzamento dell'uomo e aumenta la forza spirituale. Il musulmano, con il digiuno e la rottura del digiuno, realizza l'unità duale dell'Islam: congiunge la materia e lo spirito. E questo viene ripagato da Dio e dalla stessa persona".

Parole di Gabriele Mendel, sufi (mistico islamico, ndr) e artista. Cofondatore dell'Università Islamica di Còrdoba; l'European Who's who lo cita come "il più importante ceramista islamico contemporaneo": "In primo luogo il valore del Ramadan è di far parte. C'è un gruppo di persone che fa il digiuno e facendolo si sente parte di un gruppo. Oggi come oggi c'è, nella società, perdita di personalità; allora è importante riconoscersi parte di un tutto, un tutto che è creazione di Dio; si passa da me, al gruppo, all'infinito di Dio tramite questo sentirsi parte. Essere parte però in un modo "sentito" perché (con il digiuno) il mio fisico ne risente. Dal fisico, in questo modo, si passa allo spirito. Inoltre il digiuno permette una rarefazione dello spirito e lo spirito rarefatto vibra di più".

Come funziona il Ramadan: Posticipo possibile per malati e viaggiatori Il digiuno di Ramadan è una delle cinque regole, note come i "cinque pilastri", su cui si fonda il codice di vita Islamico. Il digiuno consiste nel non assumere né cibo né bevanda, nel non fumare, nel non avere rapporti coniugali, nel non introdurre nel corpo nessun tipo di sostanza, dall'alba al tramonto. Vi sono tenuti tutti i musulmani puberi, maschi e femmine, capaci di intendere e di volere. Se il digiuno viene rotto con la consapevolezza di contravvenire al precetto, si è tenuti a rimediare in uno dei seguenti modi: 1) Offrire un pasto a sessanta musulmani bisognosi; 2) dare a sessanta musulmani l'equivalente in denaro di un pasto; 3) fare digiuno di sessanta giorni.

Il digiuno si inizia prima della adorazione rituale dell'alba e deve essere preceduto dall'intenzione di digiunare tutto il giorno. Al tramonto l'astinenza viene rotta, ad imitazione del Profeta Muhàmmad, mangiando o uno o tre datteri e, in mancanza di datteri, bevendo dell'acqua. Sono esenti dall'obbligo del digiuno:

1) i malati;

2) i viaggiatori durante il tempo di trasferimento. Possono non digiunare:

1) le donne in stato interessante;

2) le donne che allattano;

3) le persone in età avanzata.

Il digiuno è proibito alle musulmane mestruate e in puerperio. Quando cessano le cause dell'astensione al digiuno, i giorni saltati vanno recuperati. Il primo giorno del nuovo mese dopo il Ramadan si celebra la "Idu-l-fitr", prima festività dell'Islam; prima della preghiera rituale di questa festa ogni musulmano è tenuto a versare nelle casse della comunità un'elemosina per i poveri, la "Zakatu-l-fitr", equivalente al valore di un pasto normale.

 


http://web.tiscalinet.it/terre/memoria/grandi_religioni/islam_ramadan.htm



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