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SCHEDA RISORSA
Transdisciplinare
Filosofia
Intercultura
Dioniso è ancora tra noi? Secondo Bierl (1991) Dioniso impersona l'altro, l'archetipo in cui la percezione dei moderni proietta tutte le istanze che si oppongono a una concezione razionale e meccanicistica del mondo odierno....
Lingua:
Italiana
Destinatari:
Alunni scuola media superiore, Formazione post diploma
Tipologia:
Materiale di studio
Abstract:
Che Dioniso sia ancora tra noi è affermato dal giovane filologo tedesco Anton Bierl nel suo libro Dionysos und die griechische Tragödie, G. Narr Verlag, Tübingen 1991. Secondo Bierl Dioniso impersona l'altro, l'archetipo in cui la percezione dei moderni proietta tutte le istanze che si oppongono a una concezione razionale e meccanicistica del mondo odierno.
In realtà oggi sono molti a fare riferimento a Dioniso: coloro che cercano evasione nel mondo della droga e dell'alcool si associano volentieri all'idea del baccante fuori di senno; gli amanti della trasgressione sul piano sociale e sessuale - come gay e femministe - vedono nel dio il primo fautore dell'eteronomia; gli ecologisti provano entusiasmo per l'oreibasìa, la salita al monte, sul quale, a contatto con la natura, il baccante si mette in comunicazione con il dio; i vari fautori di pratiche sinistre e notturne vedono nel diasparagmòs (l'atto di dilaniare un animale selvatico) e nella successiva omophagìa (il cibarsi di carne cruda) il precedente nobile. Per non parlare degli psicanalisti, che da sempre si ritengono esegeti privilegiati e autosufficienti del dionisiaco.
Come osserva G. Casadio in "Quaderni di storia", n. 38, 1993, p. 185, "Il dio offre dunque l'ombrello del suo mito romantico a svariati profeti della trasgressione in chiave 'tragica', ma al tempo stesso non sembra volersi sottrarre al destino 'comico' di un riciclaggio in chiave consumistica": basta dire che un congresso tra gestori di discoteche (cfr. La discoteca come contenitore della voglia di vivere dei giovani) ha scelto di collocarsi sotto la protezione di Dioniso.
È bene precisare che né la ricerca né la scuola si illudono di poter ricavare qualcosa di utile dalle rivisitazioni attuali. In effetti il libro citato di Bierl, dopo aver dato notizia della voga dionisiaca, accuratamente se ne distanzia offrendo un'analisi filologica dei testi tragici afferenti all'argomento. E altrettanto si fa a scuola quando si leggono le Baccanti di Euripide.
È certo, tuttavia, che il dionisiaco, a partire dall'interpretazione che ne diede Nietzsche nella Nascita della tragedia, è tra tutte le tematiche dell'antichità la più disponibile a assumere un aspetto archetipico, nel quale possono confluire molteplici istanze della nostra attualità.
Quello che qui proponiamo è allora una sorta di viaggio, in parte a ritroso nel tempo, in parte esplorativo della nostra stessa contemporaneità, alla ricerca dei modi di quella presenza. O, forse, sarebbe meglio dire che quel che segue è propriamente una raccolta di appunti di viaggio tra le suggestioni culturali nella tradizione collegate al dio concepito nel fuoco. Note registrate da viandanti d'eccezione, menadi e satiri del nostro tempo, studenti liceali impegnati, tra biblioteca e rete, nel recupero delle maschere del dionisiaco.
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