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Intercultura
"Quando sono tornato in Senegal per due mesi non mi riconoscevo più..." testimonianza.

Lingua: Italiana
Destinatari: Alunni scuola media inferiore, Alunni scuola media superiore, Formazione permanente
Tipologia: Materiale per esercitazioni
Abstract:

"Quando sono tornato in Senegal per due mesi non mi riconoscevo più..." testimonianza.

Da "Voci da lontano"

Non mi hanno mai insegnato che una persona deve essere buona, ma che deve essere giusta, uno può essere buono per me, ma non per gli altri, allora è meglio essere giusti con tutti. In Francia e anche in Italia parlando con la gente ho cominciato a capire che mi prendevano per un selvaggio. In Francia non te lo dicono apertamente per galateo, mentre in Italia la cosa è più evidente, ma l'atteggiamento è lo stesso. Posso fare un esempio, una volta tornando da Jesolo in treno, era estate, ero seduto, la carrozza era piena, ma il posto vicino a me era vuoto e nessuno lo occupava. Arrivati a Castelfranco, una ragazza, che era stata sempre in piedi, mi chiese che libro leggessi; io le ho risposto male, le ho detto che leggevo il mio libro: a quel punto mi chiedeva qualcosa! Dopo che non si era seduta vicino a me. Se avete problemi con i neri come me, almeno lasciatemi in pace. I francesi si siedono vicino a un negro per farti vedere che non hanno problemi, ma è una presa in giro perché pensano di essere più intelligenti di te.

E' questo che mi dà fastidio, la gente sta con te, ma pensa che tu non sappia riflettere, pensa che tu sia un selvaggio: questo mi fa molto male. A Bari, un giorno, mi domandarono se vivevo in una casa con i muri o in una capanna di paglia. L'altra settimana una donna mi chiese se in Senegal avevamo il gas o altro in casa per cucinarci il cibo. Mi ricordo che con un ragazzo parigino parlavamo di calcio e nominai il St. Etienne. Ad un certo punto questo mi chiese come avessi conosciuto questa squadra che era famosa negli anni 70, se in Senegal avessimo la televisione. Questi discorsi mi fanno arrabbiare, e così gli dissi che le uniche due cose che ci mancano sono la metropolitana e i barboni ed entrambe queste cose ci mancano perché non abbiamo i soldi; puoi fare il giro per tutte le città del mio paese e non troverai un barbone, perché anche per quelli non ci sono soldi; ognuno ha un posto dove andare a dormire e ha una famiglia.

Non è possibile che succedano queste cose, che ci sia questa ignoranza! La cosa che spinge la gente a fare queste domande è l'ignoranza, la stessa ignoranza che la spinge a essere razzista.

Per questo, ritornato a casa, avevo la nausea dell'Europa che prima consideravo il posto con maggior cultura e democrazia.

...

La situazione nelle famiglie in Senegal è spesso complessa. A volte ne discuto anche qua con gli amici; guardando il telegiornale si sente di fatti di razzismo in Italia, ma bisogna dire che anche da noi ci sono problemi di questo tipo; nessuno lo vuole dire, ma ci sono. Se un giovane vuole sposare una donna di un'etnia diversa che i suoi genitori non rispettano o non accettano, non potrà mai sposarla: questo è razzismo. Però, se il padre di questa donna viene un giorno a casa nostra e si ha un solo letto, lo si darà a quest'uomo mentre mio padre dormirebbe per terra perché da noi l'ospitalità è importante, ma i figli non potranno sposarsi. Non so se questo si può definire razzismo. In generale, anche se un giovane volesse sposare una bianca, un'italiana, suo padre potrebbe dire di no, direbbe di sì solo nel caso di unione con una donna Wolof.

Ho dei cugini che hanno sposato donne spagnole e francesi, io sono perfettamente d'accordo che si sposi la donna che si ama, ma ciò significa assumersi delle responsabilità di fronte ai figli che sono da educare in base a due culture differenti; la cosa non è semplice perché uno non può essere sia wolof che italiano.

In Senegal sono tornato il dicembre scorso, dopo quattro anni da quando ero partito. Pensavo di star via solo due anni e invece ne sono passati cinque e non so nemmeno quando ritornerò. I primi giorni che sono arrivato in Italia, dicevo a mio zio che volevo ripartire subito, che non mi aspettavo una situazione del genere, ma lui mi aveva detto che questa era la prima impressione e che dopo ci si abituava: aveva ragione.

Quando sono tornato in Senegal per due mesi non mi riconoscevo più, non che non mi riconoscessi in viso, ma non ho più riconosciuto il comportamento degli altri e il mio comportamento; mi chiudevo in camera per non litigare con i parenti. La gente vedeva che avevo cambiato carattere, le sorelle, la madre e la gente erano scontenti; quando sono tornato, la mamma mi diceva che non ero più lo stesso, che ero molto più riservato. Guardavo la mia famiglia come un estraneo può guardare dalla finestra e non come uno di loro. Dopo quattro anni di assenza non sai più dov'è il tuo posto, non capisci più la gente che parla, perché parla di ieri o dell'altro ieri, tu non c'eri e ti senti strano. A me piace parlare, ma sentivo che non c'ero più e quando succede questo mi sento molto male.

Non riconoscevo più nemmeno la mia città; avevo lasciato Dakar che era già grande, ma ora la trovavo grandissima, c'erano posti e zone abitate che prima non c'erano, che non conoscevo, che non mi erano affatto familiari. Molta più gente, molta gente diversa.

Quando sono qua è difficile mantenere i contatti con i familiari e ti trovi a parlare con gente diversa, a conoscere gente che magari ti capisce meglio e con cui stai bene. Conosco immigrati che sono sempre malinconici perché pensano al proprio paese e non fanno nulla per cambiare la loro situazione qui in Italia. Ti demoralizzano molto; io invece conosco italiani che sono apertissimi nei miei confronti, con cui mi piace stare e allora senti meno la mancanza della famiglia e, quando torni, a volte, non la capisci più, la tua famiglia, anche se loro fanno di tutto per farti sentire dei loro.

E' difficile per una persona che emigra tornare dopo anni al suo paese e inserirsi nuovamente, magari emigra con l'idea di fare dei soldi e tornare, comprare una casa e iniziare un'attività, ma penso che pochi potranno fare questo.

Ero tornato in Senegal per una vacanza di tre mesi e sono rimasto solo due mesi e dieci giorni, non ce l'ho fatta a rimanere di più.

 

A cura di V. Belotti - Voci da lontano

http://www.stranieri.it/cultura/letture/voci/voci.html




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