LE STRATEGIE DEL VIRUS LO STUDIOSO: COSI’ L’H5N1 CERCA DI PASSARE ALLE ANATRE STANZIALI E POI NEGLI ALLEVAMENTI Obiettivo Italia per i migratori infetti «E’ cominciato il mese più a rischio ma le contromisure sono pronte»
19 Ottobre 2005
di Gabriele Beccaria
Primo obiettivo: il delta del Po, disteso tra Veneto ed Emilia. Vettore utilizzato: germani reali, anatre e oche selvatiche ad alte prestazioni. Tempi previsti: le settimane di ottobre.
Scopo della missione: estendere ancora il raggio degli attacchi multipli e aggiungere l’Italia alla lista bicontinentale delle nazioni colpite. Il virus dell’influenza aviaria è di un’intelligenza cattiva e questo «è il mese a massimo rischio per il nostro Paese», spiega Mauro Delogu, ricercatore al dipartimento di veterinaria e patologia animale dell’università di Bologna.
La battaglia è in pieno svolgimento, tra battiti d’ali, tuffi spettacolari e incursioni per il cibo, e chi si trovasse a fare da spettatore sulle rive di un lago o di un fiume oppure in una palude osserverebbe le fasi concitate di una sofisticata strategia d’invasione. Dai migratori in cui si è installato l’H5N1 vuole passare prima ai volatili stanziali e poi trasferirsi ai polli e ai tacchini d’allevamento. Un sistema di salti per seminare distruzione e completare il proprio circolo mortale, con il maggior numero possibile di vittime. «I germani reali e con loro le anatre, come fischioni, alzavole, mestoloni e codoni, e le oche devono riuscire ad alzare la soglia del virus che portano con sé, aumentandone la quantità: è così che contagiano le anatre stanziali, che non sanno di assorbire l’H5N1 filtrando l’acqua contaminata dalle feci, mentre cercano i microrganismi di cui si nutrono», spiega Delogu.
E’ la prima fase affidata alle truppe d’assalto - circa mezzo milione di esemplari - partite tra fine agosto e inizio settembre dagli Urali e che si sono divise in due gruppi: quello che ha scelto l’area Romania-Turchia-Grecia per scendere in Nord Africa e l’altro che, muovendosi dalla Polonia e dall’Ungheria, si dirige nel Mediterraneo e in Italia, dal Friuli e dalla Pianura Padana fino al Circeo e al Gargano e poi a Vendicari in Sicilia e al Nord Africa. Infettati gli animali, soprattutto anatre germanate d’allevamento e le altre selvatiche, il virus (a bordo di un numero variabile di migratori, tra il 15 e il 60%) deve solo aspettare di venire in contatto con polli e tacchini dei piccoli allevamenti.
A quel punto - è la fase successiva - il virus comincia a uccidere. La sua diabolica astuzia viene classificata con la sigla HPAI, vale a dire «forma ad alta patogenicità». Ha imparato in questi mesi a entrare nei suoi mezzi di trasporto senza ammazzarli e a fulminare invece le specie domestiche. «Mentre si espande, tende a circoscrivere la propria abilità di killer, non più a 360° ma via via più selettiva». Oltre che sulla vulnerabilità dei polli, il virus dall’intelligenza cattiva conta anche sulla superficialità dell’uomo. Spera, sfruttando le falle nelle precauzioni igieniche, di usare gli allevatori e i loro strumenti (mangimi compresi) per spostarsi ancora e, stavolta per terra, di penetrare negli allevamenti intensivi, dove scatenarsi con la deflagrazione finale dopo le incursioni mirate sul modello delle bombe intelligenti.
«E’ evidente che si tratta dello scenario peggiore», spiega Delogu. Le contromisure per fronteggiare l’invasione sono pronte: «Gli agricoltori sanno di non dovere tenere gli animali all’aperto, di dover immediatamente segnalare i casi sospetti a un istituto zooprofilattico e le autorità dispongono di piani speciali per creare zone di protezione e sorveglianza». Il 16 novembre a Bologna è prevista un’esercitazione per simulare la sterilizzazione d’urgenza di un capannone. Uno schieramento di mezzi non dissimile da quello esibito nei recenti e spettacolari test antiterrorismo a Milano e a Roma. |