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IL TUO GIUDIZIO SULLA RISORSA
Intercultura
Transdisciplinare
Pluridisciplinare
Dieci punti per una convivenza interetnica. Di Alexander Langer
Lingua:
Italiana
Destinatari:
Alunni scuola elementare, Alunni scuola media inferiore, Formazione permanente
Tipologia:
Materiale per esercitazioni
Abstract: Dieci punti per una convivenza interetnica. di Alexander Langer
I dieci, luminosi e semplici, punti da cui partire per costruire una società inter-etnica, elaborati da una persona che ha cominciato a ragionare su questi temi all'età di cinque anni a Vipiteno/Sterzing e che di questa utopia ha fatto la sua ragione di vita.
1. La compresenza pluri-etnica sarà la norma più che l'eccezione: l'alternativa è tra esclusivismo etnico e convivenza Situazioni di compresenza di comunità di diversa lingua, cultura, religione, etnia sullo stesso territorio saranno sempre più frequenti, soprattutto nelle città. Questa, d'altronde, non è una novità. Anche nelle città antiche e medievali si trovavano quartieri africani, greci, armeni, ebrei, polacchi, tedeschi, spagnoli… La convivenza pluri-etnica, pluri-culturale, pluri-religiosa, plurilingue, plurinazionale… appartiene dunque, e sempre più apparterrà alla normalità, mai all'eccezione. Ciò non vuole dire, però, che sia facile o scontata, anzi. La diversità, l'ignoto, l'estraneo complica la vita, può fare paura, può diventare oggetto di diffidenza e di odio, può suscitare competizione sino all'estremo del mors tua, vita mea. La stessa esperienza di chi da una valle si sposta in un'altra valle della stessa regione, e deve quindi adattarsi a richiedere a sua volta rispetto e adattamento, lo dimostra. Le migrazioni sempre più massicce e la mobilità che la vita moderna comporta rendono inevitabilmente più alto il tasso di intreccio inter-etnico e inter-culturale, in tutte le parti del mondo. Per la prima volta nella storia si può - forse - scegliere consapevolmente di affrontare e risolvere in modo pacifico spostamenti così numerosi di persone, comunità, popoli anche se alla loro origine sta di solito la violenza (miseria, sfruttamento, degrado ambientale, guerra, persecuzioni…). Ma non bastano retorica e volontarismo dichiarato: se si vuole veramente costruire la compresenza tra diversi sullo stesso territorio, occorre sviluppare una complessa arte della convivenza. D'altra parte diventa sempre più evidente che gli approcci basati sull'affermazione dei diritti etnici o affini - per esempio nazionali, confessionali, tribali, razziali - attraverso obiettivi come lo stato etnico, la secessione etnica, l'epurazione etnica, l'omogenizzazione nazionale ecc., portano a conflitti e guerre di imprevedibile portata. L'alternativa tra esclusivismo etnico (comunque motivato, anche per autodifesa) e convivenza plurietnica costituisce la vera questione chiave nella problematica etnica oggi. La convivenza pluri-etnica può essere percepita e vissuta come arricchimento e opportunità in più piuttosto che come condanna: non servono prediche contro razzismo, intolleranza e xenofobia, ma esperienze e progetti positivi e una cultura della convivenza.
2. Identità e convivenza: mai l'una senza l'altra: né inclusione né esclusione forzata "Più chiaramente ci separeremo, meglio ci capiremo": c'è oggi una forte tendenza ad affrontare i problemi della compresenza pluri-etnica attraverso nette separazioni. Non hanno dato buona prova di sé né la politica di inclusione forzata (assimilazione, divieti di lingue e religioni, ecc.), né di esclusione forzata (emarginazione, ghettizzazione, espulsione, stermino?). Bisogna consentire una più vasta gamma di scelte individuali e collettive, accettando e offrendo momenti di "intimità" etnica come di incontro e cooperazione inter-etnica. Garanzia di mantenimento dell'identità, da un lato, e di pari dignità e partecipazione dall'altro, devono integrarsi a vicenda. Ciò richiede, naturalmente, che non solo le regole pubbliche e gli ordinamenti, ma soprattutto le comunità interessate si orientino verso questa opzione di convivenza.
3. Conoscersi, parlarsi, informarsi, inter-agire: più abbiamo a che fare gli uni con gli alatri, meglio ci intenderemo La convivenza offre e richiede molte possibilità di conoscenza reciproca. Affinché possa svolgersi con pari dignità e senza emarginazione, occorre sviluppare il massimo livello possibile di conoscenza reciproca. Imparare a conoscere la lingua, la storia, la cultura, le abitudini, i pregiudizi e gli stereotipi, le paure delle diverse comunità conviventi è un passo essenziale nel rapporto inter-etnico. Una grande funzione la possono svolgere fonti di informazioni comuni, occasioni di apprendimento o di divertimento comune, frequentazioni reciproche almeno occasionali, possibilità di condividere eventi interni a una comunità diversa dalla propria, anche dei semplici inviti a pranzo o a cena: tutto quanto serve a evitare il rischio che visioni etno-centriche si consolidino sino a diventare ovvie e scontate.
4. Etnico magari sì, ma non a una sola dimensione Ha la sua legittimità, e talvolta forse anche le sue buone ragioni, l'organizzazione etnica della comunità, delle differenti comunità: purché sia scelta liberamente e non diventi a sua volta integralista e totalitaria. Quindi dovremo accettare partiti etnici, associazioni etniche, club etnici, spesso anche scuole e chiese etniche. Ma è evidente che se si vuole favorire la convivenza più che l'(auto)isolamento etnico, si dovranno valorizzare tutte le altre dimensioni della vita personale e comunitaria che non sono in prima linea a carattere etnico. Bisogna evitare che la persona trascorra tutta la sua vita e tutti i momenti della sua giornata all'interno di strutture e dimensioni etniche, e offrire anche altre opportunità che di norma saranno a base interetnica. È essenziale che le persone si possano incontrare e parlare e farsi valere non solo attraverso la rappresentanza diplomatica della propria etnia, ma direttamente: quindi è assai rilevante che ogni persona possa godere di robusti diritti umani individuali, accanto ai necessari diritti collettivi.
5. Definire e delimitare nel modo meno rigido possibile l'appartenenza, non escludere appartenenze e interferenze plurime Naturalmente l'appartenenza etnica non esige una particolare definizione o delimitazione: è frutto di storia, tradizione, educazione, abitudini, prima che di opzione, volontà, scelta precisa. Più rigida e artificiosa diventa la definizione dell'appartenenza e la delimitazione contro altri, più pericolosamente vi è insita la vocazione al conflitto. Consentire e favorire, invece, una nozione pratica più flessibile e meno esclusiva dell'appartenenza facilita l'esistenza di "zone grigie", a bassa definizione e disciplina etnica e quindi di libero scambio, di inter-comunicazione, di inter-azione. Evitare ogni forma legale per "targare" le persone da un punto di vista etnico (o confessionale ecc.) fa parte delle necessarie misure preventive del conflitto, della xenofobia, del razzismo.
6. Riconoscere e rendere visibile la dimensione pluri-etnica: i diritti, i segni pubblici, i gesti quotidiani, il diritto a sentirsi di casa La compresenza di etnie, lingue, culture, religioni e tradizioni sullo stesso territorio, nella stessa città, deve essere riconosciuta e resa visibile. Gli appartenenti alle diverse comunità conviventi devono sentire che sono "di casa", che hanno cittadinanza, che sono accettati e radicati (o che possono mettere radici). Più si organizzerà la compresenza di lingue, culture, religioni, segni caratteristici, meno si avrà a che fare con dispute sulla pertinenza dei luoghi e del territorio a questa o a quella etnia: bisogna che ogni forma di esclusivismo o integralismo etnico venga diluita nella naturale compresenza di segni, suoni e istituzioni multiformi.
7. Diritti e garanzie sono essenziali ma non bastano; norme etno-centriche favoriscono comportamenti etno-centrici Non si creda che identità etnica e convivenza inter-etnica possano essere assicurate innanzitutto da leggi, istituzioni, strutture e tribunali se non sono radicate tra la gente e non trovano fondamento in un diffuso consenso sociale; ma non si sottovaluti neanche l'importanza di una cornice normativa chiara e rassicurante, che garantisca a tutti il diritto alla propria identità (attraverso garanzie di piena partecipazione, contro ogni discriminazione), al necessario autogoverno, senza tentazioni annessionistiche in favore di qualcuna delle comunità etniche conviventi.
8. Dell'importanza di mediatori, costruttori di ponti, saltatori di muri, esploratori di frontiera Occorrono "traditori della compattezza etnica", ma non "transfughi". In ogni situazione di coesistenza inter-etnica si sconta, in principio, una mancanza di conoscenza reciproca, di rapporti, di familiarità. Estrema importanza positiva possono avere persone, gruppi, istituzioni che si collochino consapevolmente ai confini tra le comunità conviventi e coltivino in tutti i modi la conoscenza, il dialogo, la cooperazione.
9. Una condizione vitale: bandire ogni violenza Nella coesione inter-etnica è difficile che non si abbiano tensioni, competizione, conflitti: purtroppo la conflittualità di origine etnica, religiosa, razziale ecc. ha un enorme potere di coinvolgimento e di mobilitazione e mette in campo tanti e tali elementi di emotività collettiva da essere assai difficilmente governabile e riconducibile a soluzioni ragionevoli se scappa di mano. Una necessità si erge pertanto imperiosa su tutte le altre: bandire ogni forma di violenza, reagire con la massima decisione ogni volta che si affacci il germe della violenza etnica che, se tollerato, rischia di innescare spirali davvero devastanti e incontrollabili.
10. Le piante pioniere della cultura della convivenza: gruppi misti inter-etnici Essi possono sperimentare sulla propria pelle e come in un coraggioso laboratorio pionieristico i problemi, le difficoltà e le opportunità della convivenza inter-etnica. Saranno in ogni caso il terreno più avanzato di sperimentazione della convivenza, e meritano pertanto ogni appoggio da parte di chi ha a cuore l'arte e la cultura della convivenza come unica alternativa realistica al riemergere di una generalizzata.
http://www.casadellacultura.it/site/materiali/archivio/immigrazione/003_dieci_punti.html
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