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Educazione linguistica Italiano
^ PIETRO GRECO - La lingua inventata dai bambini di Managua. Creata dai ragazzi sordi, oggi viene studiata dai linguisti.

Lingua: Italiana
Destinatari: Insegnanti
Tipologia: Materiale per autoaggiornamento
Abstract: La lingua inventata dai bambini di Managua

Creata dai ragazzi sordi, oggi viene studiata dai linguisti

Le labbra si muovono afone e fre­netiche.  Le mani roteano in aria veloci e silenziose, mentre le di­ta si intrecciano, cercando di tener loro dietro. Nessuno afferra i significati dei gesti che da anni alcuni bambini di Ma­nagua si scambiano tra loro al parco giochi, in strada, sullo scuola-bus.  In­somma, quando sono tra di loro. E' solo mimica, tagliano corto gli insegnanti. Niente affatto, ribattono sbigottiti e ammirati i linguisti: quei gesti si rincorrono l'un l'altro seguendo regole precise, grammaticali, e soprattutto comunicando concetti complessi. Quei gesti sono l'espressione di un linguaggio. Un linguaggio nuovo e in rapida evoluzione, inventato in modo del tutto sponta­neo dai bambini sordi del Nicaragua.

Il «Linguaje de Signos Nicaraguen­se», il linguaggio nicaraguense dei se­gni, è nato alla fine degli anni '70, è stato scoperto dagli esperti di linguisti­ca alla metà degli anni '80 ed è stato di fatto «riconosciuto» come nuova lin­gua in formazione dalla comunità scientifica con un articolo pubblicato nelle scorse settimane sulla rivista Psychologi­cal Science.  Si tratta di un caso davvero unico, commenta su Science Steven Pinker, il direttore del centro di neuroscienze cognitive del Massachusetts Institute of Technology di Boston, che citava il «Lenguaje de Signos Nicara­guense» già nel libro, «L'Istinto del Lin­guaggio», che ha pubblicato in italiano per i tipi della Mondadori nella prima­vera del 1997.  Perché attraverso quei segni che si sono inventati i bambini del Nicaragua noi linguisti per la prima volta abbiamo la possibilità di studiare, in tempo reale, come emerge la struttu­ra di un linguaggio proprio mentre quel linguaggio viene creato.

La nuova lingua nasce per caso, co­me abbiamo detto, alla fine degli anni '70, quando il nuovo governo sandinista del Nicaragua organizza delle scuole per bambini sordi.  In quel momento bambini che erano rimasti nelle loro famiglie di parlanti si incontrano per la prima volta in gran numero e formano una massa critica di persone che hanno particolari esigenze di comunicazione.  Gli insegnanti, tuttavia, non sono sordi. E insegnano ai loro studenti lo spagno­lo parlato, non il linguaggio dei segni per sordomuti.  Ma fuori dalle aule sco­lastiche i bambini trovano scomodo comunicare con una lingua parlata che non possono parlare.  E così si inventa­no dei gesti con cui dialogare in manie­ra più comoda. E' con questi gesti che iniziano a comunicare per strada.

Tuttora i giovani nicaraguensi che alla fine degli anni '70 si ritrovarono a scuola dialogano attraverso il «Len­guaje de Signos» che inventarono allo­ra. Fin qui per la verità, non c'è nulla di nuovo.  Questo tipo di linguaggio di compromesso inventato in maniera spontanea da persone che non si com­prendono e che si trovano, improvvisamente, nella necessità di comunicare è già noto ai linguisti, che lo designano con il nome di «pidgin». Il pidgin non è un linguaggio vero e proprio, è un mo­do piuttosto rudimentale di comunica­re. Spesso però succede che i bambini non si accontentino di frammenti di un linguaggio, ma inventino una comples­sità grammaticali in grado di esprimere la complessità dei concetti che si svilup­pano nella loro mente e che hanno il bisogno di comunicare.  Spesso succe­de, quindi, che i bambini trasformino il pidgin in una vera lingua, la loro lingua madre, che gli esperti chiamano creolo. Si ha notizia di molti pidgin trasformati in creolo.  Ma nessuna di queste trasfor­mazioni ha mai avuto un linguista che ne studiasse l'evoluzione in tempo rea­le.

Ora, sostengono le psicolinguiste Annie Senghas e Marie Coppola, anche il «Lenguaje de Signos Nicaraguense» da pidgin smozzicato si sta trasforman­do in una vera lingua.  Una lingua così ben strutturata e così diversa dalla «mi­mica» originaria, che è bene darle un altro nome.  Il nome di «Idioma de Si­gnos Nicaraguense», di idioma nicara­guense dei segni.  E il bello è che ad aver realizzato l'evoluzione da pidgin a idio­ma non sono stati i bambini degli anni '70 diventati adolescenti e poi giovani, ma la generazione successiva di bambi­ni sordi, quella che ha iniziato a fre­quentare la scuola dopo il 1983.  Quei soldi di cacio di cinque, sei o al massi­mo dieci anni, hanno appreso il pidgin ma vi hanno iniettato dentro regole grammaticali sempre più complesse e ora comunicano non con i segni fram­mentati dei loro fratelli più grandi ma con un linguaggio ricco e fluente.

Ma c'è di più. Le regole grammaticali che i nuovi venuti hanno inventato non sono le regole grammaticali della lingua spagnola o di qualsiasi altra lin­gua.  Sono regole affatto nuove.  E que­sta, a giudizio di Annie Senghas, Marie Coppola e dello stesso Steven Pinker, è una chiara dimostrazione dell'esisten­za, teorizzata da Noam Chomsky, di un «sistema di acquisizione del linguag­gio» innato in ciascuno di noi e che ci consente, da bambini, o di apprendere velocemente un qualsiasi linguaggio in uso nell'ambiente che ci ospita o, all'occorrenza, di inventarne uno del tutto nuovo.  L'emergenza del linguaggio è considerata una delle «invenzioni» più alte della mente.  Forse l'«invenzioni» dell'evoluzione biologica che più di ogni altra caratterizza la mente dell'uo­mo. Finora i linguisti avevano dovuto cercare e studiare i resti fossili dell'emer­genza del linguaggio.  I bambini sordi del Nicaragua offrono loro l'opportuni­tà di analizzare un linguaggio mentre emerge.  E quindi di realizzare il grande sogno di Steven Pinker e di tutti i neuro­scienziati: studiare come la mente crea il linguaggio.




http://lgxserver.uniba.it/lei/rassegna/010924j.htm


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