20 anni di intercultura nelle scuole italiane
Intervista a Vinicio Ongini a cura di Sandro Baldi e Sabina Felici su treccani.scuola
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20 anni di intercultura
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lle scuole italiane


 Immagine tratta dal sito: www.scuolaer.regione.emilia-romagna.it


Intervista a Vinicio Ongini*
a cura di Sandro Baldi e Sabina Felici

su: treccani.scuola

1) Dott. Ongini, lei si occupa ormai da molti anni di progetti del Ministero dell'Istruzione per favorire l’integrazione e l’accoglienza degli alunni immigrati nelle nostre scuole. Ci può brevemente descrivere le politiche e le iniziative più importanti portate avanti in questi ultimi anni?
Sono passati vent’anni dalla prima iniziativa nazionale su questo tema.
Vorrei rispondere facendo un breve viaggio nella normativa via via elaborata dal Ministero dell’Istruzione sui temi dell’accoglienza e dell’integrazione degli alunni stranieri.
Cominciando dall’inizio, cioè dal 1989, anno in cui viene costituito per la prima volta un gruppo di lavoro per l’inserimento degli alunni stranieri nella scuola dell’obbligo. Il gruppo, organizzato dalla Direzione generale della scuola elementare, composto da funzionari, esperti scolastici e docenti universitari ha contribuito all’elaborazione delle prime due importanti circolari sul tema:

 



2) 26 luglio 1990, n. 205, La scuola dell’obbligo e gli alunni stranieri: l’educazione interculturale.
La mia tesi è che, in questi venti anni, la costruzione del sistema dell’educazione interculturale è andata avanti in modo tutto sommato lineare e progressivo. Certo con l’utilizzo di materiali diversi, quasi in forma di bricolage, con riferimento a documenti, pronunce, commissioni di studio e progetti. Con indicazioni legislative disomogenee ma non contraddittorie, nell’alternarsi di amministrazioni dai colori politici differenti; con momenti di stanchezza e, a seconda delle scuole di pensiero, con valutazioni critiche all’idea di intercultura o di rinnovata attenzione. Un processo portato avanti, tuttavia, in modo coerente e tenace nel battere, fin dall’inizio, la pista di una possibile via italiana alla scuola interculturale.


Se nella circolare del 1989 (v. C.M. 8/9/1989, n. 301, Inserimento degli alunni stranieri nella scuola dell’obbligo. Promozione e coordinamento delle iniziative per l’esercizio del diritto allo studio) si era inteso soprattutto disciplinare l’accesso generalizzato al diritto allo studio, l’apprendimento della lingua italiana e la valorizzazione della lingua e cultura d’origine e l’attenzione era posta esclusivamente sugli alunni stranieri;  nella circolare successiva (v. C.M. 22/7/1990, n. 205, La scuola dell’obbligo e gli alunni stranieri. L’educazione interculturale) si afferma, invece, il principio del coinvolgimento degli alunni italiani in un rapporto interattivo con gli alunni stranieri/immigrati, in funzione del reciproco arricchimento.


Questo documento introduce per la prima volta il concetto di educazione interculturale, intesa come la forma più alta e globale di prevenzione e contrasto del razzismo e di ogni forma di intolleranza: «L’educazione interculturale avvalora il significato di democrazia, considerato che la diversità culturale va pensata quale risorsa positiva per i complessi processi di crescita della società e delle persone… ». Gli interventi didattici, anche in assenza di alunni stranieri, devono tendere a prevenire il formarsi di stereotipi nei confronti di persone e culture.

 

Inoltre, Il dialogo interculturale e la convivenza democratica,  C.M. 2/3/1994, n. 73) è un documento molto completo che interviene anche sulle discipline e sui programmi rivisti alla luce della dimensione interculturale. Si fa riferimento anche all’utilità di biblioteche e scaffali multiculturali nelle scuole e nelle biblioteche pubbliche, all’editoria per ragazzi, all’importanza di strumenti didattici adeguati, come i libri bilingui e plurilingui.


Nel frattempo, nel 1997, presso il Ministero viene istituita una Commissione nazionale per l’educazione interculturale, presieduta dall’allora sottosegretario Albertina Soliani, che elabora un documento con l’obiettivo di presentare l’educazione interculturale come “normalità dell’educazione” nelle società globali, come dimensione diffusa e traversale nella scuola del nostro tempo. Si tratta di uno sviluppo del tema, di un accento nuovo (vedi:MPI, Commissione nazionale intercultura, in collaborazione con la Rai, Educazione Interculturale per la scuola dell'autonomia, kit multimediale, Spaggiari, Parma, 2000).


Azioni di sostegno nei confronti del personale docente impegnato nelle scuole a forte processo immigratorio sono definite dalla C.M. n. 155/2001, attuativa degli articoli 5 e 29 del CCNL del comparto scuola: fondi aggiuntivi per retribuire le attività di insegnamento vengono assegnati alle scuole con una percentuale di alunni stranieri e nomadi superiore al 10% degli iscritti. L’impegno viene confermato anche negli anni successivi, l’ultima circolare in merito è del 26 novembre 2008, Misure incentivanti per le aree a rischio, a forte processo immigratorio e contro l’emarginazione scolastica.

2) La descrizione di queste iniziative ci dà una percezione concreta della politica coerente portata avanti già a partire dalle prime circolari ministeriali  alla fine degli anni Ottanta. Quali sono gli sviluppi più recenti?


Gli sviluppi più recenti dal punto di vista della normativa sono contenuti nella C.M. n. 24, del 1 marzo 2006 Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri che fornisce un quadro riassuntivo di azioni e misure finalizzate all’inserimento degli alunni stranieri. L’accento è chiaramente posto sugli alunni stranieri, il documento ha soprattutto finalità pratiche, l’offerta di un minimo comune denominatore operativo, concreto, ricavato dalle buone pratiche delle scuole e da proporre a tutto il sistema scolastico. Non mancano alcune decise indicazioni di scelte culturali e didattiche: «L’Italia ha scelto la piena integrazione di tutti nella scuola e l’educazione interculturale come suo orizzonte culturale (…).

 

Per un pieno inserimento è necessario che l’alunno trascorra tutto il tempo scuola nel gruppo classe, fatta eccezione per progetti didattici specifici, per esempio l’apprendimento della lingua italiana (…). L’immersione in un contesto di seconda lingua parlata da adulti e compagni facilita l’apprendimento del linguaggio funzionale». Il documento raccoglie anche alcune reali preoccupazioni, delle famiglie e degli insegnanti, rappresentate periodicamente in modo allarmistico, dai media e dalla politica, sulle classi a forte presenza di alunni stranieri, sul rischio polarizzazione o scuole ghetto, sull’insuccesso scolastico degli allievi stranieri.


Non a caso il primo paragrafo della seconda parte  è intitolato ‘Un’equilibrata distribuzione degli alunni stranieri’ e contiene un deciso invito alle scuole a lavorare in rete, a costruire intese e patti con il territorio. Punti forti di questo documento (che è a oggi l’ultima circolare sul tema ) è la sua gestazione partecipata. La prima bozza è stata redatta da un gruppo di lavoro di esperti, poi è stata sottoposta ai quadri dell’amministrazione, i referenti regionali e provinciali per l’intercultura, in un convegno nazionale (novembre 2005, Brescia ), infine sono state raccolte le osservazioni provenienti dal territorio e integrate nel documento conclusivo. Il limite invece della circolare è di non aver affrontato in modo compiuto le problematiche relative al passaggio degli studenti stranieri alle scuole secondarie di secondo grado, in particolare negli istituti tecnici e professionali, indirizzi nei quali si osservano oggi i cambiamenti più significativi (l’80% degli studenti stranieri sono in questi ordini scolastici, negli istituti professionali ci sono gli studenti più ‘anziani’, ci sono le strutture dell’educazione e dell’istruzione per adulti…).

3) La via italiana alla scuola interculturale è l’ultimo documento pubblicato dal Ministero dell’Istruzione che affronta in modo molto articolato le problematiche relative all’inserimento degli alunni stranieri nelle nostre scuole. Quali sono le sue finalità? 
Il  documento La via italiana per la scuola interculturale e l’integrazione degli alunni stranieri, pubblicato nell'ottobre 2007, è stato redatto dall’Osservatorio nazionale per l’integrazione degli alunni stranieri e per l’educazione interculturale, istituito nel dicembre 2006 al Ministero della Pubblica istruzione e coordinato dall’allora sottosegretario Letizia De Torre.


Il titolo del documento, e anche il nome dell’Osservatorio, riunisce in modo programmatico le due dimensioni irrinunciabili, i due sguardi complementari, quello dell’intercultura, che coinvolge tutti gli alunni e tutte le discipline, che attraversa i saperi e gli stili di apprendimento e quello dell’intercultura, ovvero dell’insieme di misure e azioni specifiche per l’accoglienza e gli apprendimenti linguistici, in particolare degli alunni di recente immigrazione.


Il documento è suddiviso in due parti: i principi ovvero l’universalismo, la scuola comune, la centralità della persona in relazione con l’altro, l’intercultura e le azioni, 10 azioni che caratterizzano il modello di integrazione interculturale italiano e lo possono sostenete se sono accompagnate da  risorse, dispositivi normativi, consapevolezza politica.
Le azioni sono:

 

1) Pratiche di accoglienza e di inserimento nella scuola;

2) Italiano seconda lingua;

3) Valorizzazione del plurilinguismo;

4) Relazione con le famiglie straniere e orientamento;

5) Relazioni a scuola e nel tempo extrascolastico;

6) Interventi sulle discriminazioni e sui pregiudizi ;

7) Prospettive interculturali nei saperi e nelle competenze;

8) L’autonomia e le reti tra istituzioni scolastiche, società civile e territorio;

9) Il ruolo dei dirigenti scolastici;

10) Il ruolo dei docenti e del personale non scolastico.


Due di queste azioni, in particolare, sono state attivate e accompagnate da risorse economiche: la formazioni dei dirigenti scolastici, a partire dalle scuole a forte concentrazioni di alunni stranieri, attraverso una serie di seminari nazionali (Rimini, maggio 2007; Torino, novembre 2007, Milano, aprile 2008 ). Come è scritto nel documento Via italiana alla scuola interculturale: «Si rende indispensabile una formazione dei dirigenti mirata anche ad accrescere specifiche competenze gestionali e relazionali, sia interne alla scuola (dispositivi di accoglienza e promozione dell’inclusione, laboratori linguistici, procedure amministrative e di valutazione) sia esterne (rapporti con le altre scuole, gli enti locali, le risorse del territorio…)».

La seconda azione, e siamo ad oggi, all’anno 2009, è il Piano nazionale per l’insegnamento dell’italiano come lingua seconda.

4) Quali sono le novità apportate dal Piano nazionale per l'insegnamento dell'Italiano Lingua Seconda?


Il Piano è stato elaborato dall’Osservatorio per l’integrazione degli alunni stranieri e finanziato (6 milioni di euro ) all’interno del Programma Scuole aperte per l’anno 2009 (C.M. n. 807 del 27 novembre 2008, Programma nazionale Scuole aperte).

 

Questa azione è destinata  in particolare agli alunni di recente immigrazione delle scuole secondarie di primo e secondo grado.


Gli alunni stranieri (che nelle nostre indagini annuali definiamo ‘Alunni con cittadinanza non italiana’) sono circa 650.000 (stima per l’anno scolastico 2008/2009) ma di essi ben il 35% sono nati in Italia e solo il 10% sono di recente immigrazione, ovvero entrati nel sistema scolastico italiano nell’ultimo anno (Miur, Alunni stranieri nel sistema scolastico italiano, luglio 2008).
I destinatari del Piano L2 sono quindi gli alunni neoarrivati in Italia, inseriti a scuola da meno di due anni. I laboratori di apprendimento linguistico si svolgono in orario extracurriculare, sono inoltre previsti moduli estivi, da metà giugno a metà luglio per i futuri alunni e moduli a settembre, prima dell’inizio delle lezioni.


Le scuole interessate hanno presentato i propri progetti ai rispettivi uffici scolastici regionali che hanno il compito di valutare e assegnare i finanziamenti ricevuti dal Ministero. Le attività, che partiranno tra marzo e aprile, sono svolte prioritariamente dal personale docente in servizio nelle scuole, in possesso di competenze specifiche legate all’insegnamento di italiano L2, formatosi nei corsi organizzati dal Ministero e, se necessario, da docenti ed esperti esterni alla scuola, anche in collaborazione con Enti Locali e associazioni.

*Esperto del Ministero dell’Istruzione presso l’ufficio per l’integrazione degli alunni stranieri e l’intercultura della Direzione generale per lo studente. Fa parte del Gruppo di lavoro per il Programma nazionale ‘Scuole aperte’ e del gruppo di ricerca per l’Indagine annuale sugli alunni con cittadinanza non italiana. Tra le sue ultime pubblicazioni: L’intercultura nel pallone. Italiano L2 e integrazione attraverso il gioco del calcio, Sinnos, 2008.

Pubblicato il 12/02/2009

 


http://www.treccani.it/Portale/sito/scuola/osservatorio/intercultura/intervista_ongini.html





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