Gli afgani sono o no profughi di guerra? Il caso di Crotone
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Le ong: «Discriminati a seconda delle zone di provenienza»


Liberazione 20-06-08


Gli afgani sono o no profughi di guerra?
Il caso di Crotone


«L'unica conseguenza del rafforzamento delle misure di sicurezza per lottare contro la cosiddetta "immigrazione clandestina" è stata finora un aumento dei morti sulle rotte dei migranti. I parlamentari europei devono saperlo: avendo approvato la direttiva sui rimpatri contribuiscono indirettamente alla morte di nuove persone»: non è velata l'indignazione di Hicham Rachidi, esponente della società civile marocchina e del Gruppo antirazzista di difesa degli stranieri e dei migranti in Marocco (Gaddem), quando commenta la nuova normativa approvata ieri dal parlamento di Strasburgo, aggiungendo: «Reprimere, bloccare, punire non farà cambiare idea a chi ha deciso di partire e tentare una nuova vita altrove. Il flusso non è mai diminuito; si sono invece aperte nuove rotte, più pericolose, più lunghe e difficili, ma chi vuole andarsene è pronto a tutto». Spesso, la scelta di partire per l'Europa è ben preparata e concordata con la famiglia: «Per noi - afferma Rachidi - i migranti non sono clandestini, ma eroi, grazie ai quali un fratellino o una sorellina in patria può andare a scuola, una madre può fare la spesa, una famiglia può sopravvivere. E il contributo degli stranieri all'economia europea è ampiamente dimostrato. Sul nostro pianeta, non esistono clandestini!» Dello stesso parere è Raymond Yoro Bi Ta, presidente dell'Associazione interafricana per la promozione e la difesa dei diritti dei rifugiati e richiedenti d'asilo (Aipdrda) con sede in Benin, convinto che chiudere la "fortezza Europa" non è un deterrente per i candidati all'emigrazione. «I colonizzatori europei sono venuti fino alle zone più remote del mio paese natale, la Costa d'Avorio; perché noi africani non dovremmo poter andare in Europa e avere la possibilità di trovare un lavoro e una vita migliore?» s'interroga Yoro Bi Ta mentre parla con la MISNA dal Mali, dove sta partecipando alla preparazione del prossimo Forum dei popoli previsto dal 6 al 9 luglio a Koulikouro. «Il Forum sarà un'occasione per preparare una degna risposta all'Europa, siamo sicuri che l'argomento sarà centrale» continua Yoro Bi Ta, colpito e stupito dal voto europeo su quelli che non chiama né clandestini né immigrati o migranti, ma semplicemente viaggiatori. «Allorché molte organizzazioni della società civile si battono per costruire un mondo più unito, i politici stanno agendo per dividerci» continua l'esponente ivoriano, che auspica comunque un miglioramento delle politiche africane per accrescere il benessere delle popolazioni sul continente.


Rachidi conclude: «Chiediamo ai nostri governi di non firmare alcuna intesa con l'Europa sul rimpatrio dei migranti, alle aziende di trasporto e agli agenti della dogana di non accettare gli espulsi: il contrario sarebbe un tradimento».


Misna a cura di Celine Camoin



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