UN LABORATORIO DI CREAZIONE ARTISTICA CINEMATOGRAFICA A NOVA MILANESE.
La volontà creativa e l'esigenza di volontariato in una realtà territoriale
LAURA TUSSI
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UN LABORATORIO DI CREAZIONE ARTISTICA CINEMATOGRAFICA A NOVA MILANESE.



LAURA TUSSI


Una risorsa per il territorio: il volontariato artistico e culturale.


All’interno dell’Associazione culturale “Il Cortile”, gruppo di ricerca e canto popolare, che opera da 25 anni nell’hinterland metropolitano, alle porte della terra di Brianza, sul territorio comunale di Nova Milanese, per il recupero storico, ambientale e culturale del contesto sociale, si è formato un gruppo di creazione e sperimentazione cinematografica, giunto al quarto anno dei corsi di regia e sceneggiatura e di metodo Stanislavskij. Attualmente è in progetto una scuola di attori basata su tale sistema di recitazione teatrale.
Questa volontà creativa scaturisce da un’esigenza di volontariato in ambito culturale, in cui si esprime la gratuità del significato della trasmissione disinteressata del “dono” di un grande e impegnativo lavoro collettivo non retribuito, autogestito, senza remunerazione in termini materiali, ma importante, significativo e appagante sul piano esistenziale, umano e artistico, proprio perché avulso dagli ingranaggi del mercato che la società contemporanea occidentale impone. Tale ricchezza in termini di risorse umane che si esprime attraverso un’esigenza di volontariato associazionistico culturale nel tempo libero, si esplica su un territorio dove risulta evidente il bisogno di stimoli, di innovazioni creative e culturali, per far fronte al dilagante disagio interrelazionale e intergenerazionale presente in tutte le realtà sociali. L’Associazione culturale “Il Cortile” ha creato un ambito aperto a prospettive di sperimentazione e creazione  per accogliere, al proprio interno, il “nuovo” di una proposta di volontariato culturale spendendo risorse sulla sperimentazione e produzione dell’animazione cinematografica non in termini speculativi di lucro, ma all’interno di un discorso collettivo e comunitario di insieme in ambito culturale. Tale contesto di sperimentazione cinematografica, come anche il laboratorio teatrale, formatisi entrambi all’interno dell’associazione “Il Cortile”, offrono uno spazio ricreativo finalizzato al recupero di energia, entusiasmo, allegria con cui risulterà facile allacciare nuove esperienze amicali, arricchendo il personale bagaglio culturale e sviluppando contemporaneamente la propria creatività. Perché praticare cultura nell’ambito di un territorio significa, essenzialmente, allacciare contatti e scambi interpersonali, anche tra Associazioni, evitando controproducenti rivalità o arrivismi di etichetta, suscitare interesse nel confronto, nello scambio di idee, recuperare il passato storico collettivo, dell’ambiente, tramite la ricerca e l’introspezione individuale, la conoscenza e il racconto di sé e della propria storia, agire, oltre l’apparenza esteriore, per un ideale comune, condiviso e condivisibile, il bene della comunità che in questo modo si riappropria di valori, di senso di appartenenza ad un territorio, in cui ritrovare e riconoscere la propria identità, le radici nella tradizione, il senso e il valore della nascita, dell’essere accettati e voluti perché appartenenti ad un luogo, anche se non originari, autoctoni, come figli di un’unica “madre terra”, entità originaria, divinità ancestrale… “Una comunità vive e progredisce non solo se guarda avanti verso l’avvenire, ma se mantiene i contatti ben stretti con il suo passato, con la sua origine, con le sue “radici”… Le radici sono la nostra cultura, la nostra storia, le nostre tradizioni, la nostra gente, le gioie e i dolori che hanno caratterizzato la vita di ognuno di noi…E’ anzitutto una memoria religiosa…una Comunità ove regni la pace, la concordia, ove sia possibile essere in “festa”… Perché le grandi cose, quelle dell’Italia e del Mondo, nascono e fioriscono da tante piccole cose, all’interno di ognuno di noi…”. 
Il sistema sociale attuale improntato su modelli individualistici, sul consumismo sfrenato, sulla sete di potere, rischia di far perdere alla persona il proprio orientamento, il valore della personale storia di vita in rapporto con il prossimo: l’assenza di comunicazione, intesa come interrelazione umana, è il vero problema del nostro tempo. L’irruzione dei massmedia ha modificato le pratiche comunicative, le regole discorsive, i referenti culturali. Questo provoca un disagio nell’individuo, spersonalizzato da una cultura massificata, sempre più respinto ai margini di una pratica discorsiva che si trasferisce dall’uomo alla macchina. Per questi motivi sono necessari alla collettività diversi tipi di laboratori preposti all’ animazione, in cui si raccontano e soprattutto si ascoltano biografie, storie di vita e si intrecciano esistenze di bambini, giovani, adulti e anziani, dove sviluppare e accrescere interessi personali, per non scadere nell’atrofia mentale e nell’inibizione delle relazioni sociali.


Il “cinema indipendente”: significante interiore per raccontare e rappresentare storie di vita. Alternativa artistica e nuova risorsa umana, per il territorio di Brianza.


L’attività motivata dalla volontà e dall’entusiasmo di sperimentazione collettiva del linguaggio cinematografico, coordinata dal responsabile animatore Rino Cacciola, esperto cinefilo e professionista nel settore, è aperta a tutti e frequentata non solo da novesi ma da un grande bacino di utenza sul territorio, desideroso di raccontarsi, nel suo dilagante disagio e nelle sue insite difficoltà, attraverso i cortometraggi prodotti collettivamente e totalmente a partire dalla sceneggiatura e dalla scenografia al montaggio.
La scelta di creare un ambiente dove produrre cinema è sempre stata considerata d’élite. Il Gruppo dimostra che creare attraverso la “settima arte” non rappresenta un’opzione competitiva, non uno scontro interindividuale, ma il risveglio di uno spirito collettivo che affronta le difficoltà tecniche della produzione con reale concretezza, perché l’obiettivo comune è l’ideale: “raggiungere il sogno attraverso il cinema”. L’arte cinematografica agisce nel profondo perché contiene SIGNIFICANTI (musica, immagini, atmosfere, attori) oltre il SIGNIFICATO. Il significante è un filo sotteso al significato perché è sempre interpretabile, mai descrivibile.
Cinema è essenzialmente stupore, che implica il “tornare bambini” e credere in qualcosa che succede istante per istante, liberandosi dai personali vissuti fittizi.
Cinema è l’immediato, perché tutto succede nel presente, grazie ai significanti, nell’istante che stupisce, illude e seduce, vale a dire “conduce da parte”, in un’altra realtà. Lo stupore crea il vuoto. L’educazione attraverso il cinema svuota per riempire la mente del “nuovo”, per meravigliarci e stupirci di fronte a esso.
Cinema è cercare l’assenza di se stessi e reagire alla consapevolezza di vivere perché succubi di artifici esistenziali.
Cinema è il sogno, l’onirico, l’ideale ostacolato, transizione fra realtà e fantasia, oggetto di passaggio creativo, méntore segreto.
Ogni uomo, tramite l’espressione artistica, può contemplare vari aspetti della vita diventando spettatore e attore consapevole di essa, perché creando, si eleva oltre il tempo per attingere dall’idea e per mettersi in contatto, al di là della ragione pura, con le radici stesse dell’essere.
La creatività rigenera l’esistenza: così la morte si sconta vivendo l’attimo, l’istante che ci permette, creando, di arricchirci interiormente, ampliando esperienze di vita in sintonia con gli altri e con noi stessi perché risulta impensabile agire in isolamento senza altri che confermino direttamente o indirettamente chi agisce.
Con il discorso (parola) e l’azione l’individuo si distingue e si inserisce nel mondo. Tale inserimento non risulta imposto da necessità o da utilità, ma è incondizionato, perchè agire, prendere l'iniziativa, iniziare (dal latino ago) impegna ogni uomo come iniziatore grazie alla propria nascita. Infatti la vita, intervallo di tempo tra la nascita e la morte, è un processo che logora e deperisce, per cui la materia morta torna nel gigantesco circolo universale della natura stessa, dove non vi è inizio nè fine e tutte le cose si svolgono in un’immutabile ripetizione. La vita politica (bios politicos), l’azione e il discorso risultano attività presenti e necessarie nella comunità umana, separando l’individuo dalla ciclicità dell’eterno ritorno dell’essere.


Il metodo Stanislavskij: storia e contenuti. Animazione cinematografica in ambito locale per un recupero ri-creativo del territorio.
 
La filosofia del Gruppo Cinema di Nova Milanese è improntata sulla pratica del metodo Stanislavskij che ha una scarsa tradizione in Italia non essendo adottato dalle classiche scuole di recitazione presenti sul territorio nazionale italiano come la scuola d’arte drammatica di Roma, il DAMS di Bologna e la civica “Paolo Grassi” di Milano. La scuola del metodo Stanislavskij, l’Actor’s studio di New York ha formato e fatto conoscere al mondo attori del calibro di Merryl Streep, la Monroe, Al Pacino, Robert De Niro, Jack Nicholson e altri, rivoluzionando il modo di considerare l’attore. Stanislavskij, originario di Mosca, ha concepito nella sua città natale questa rivoluzione in ambito teatrale, trasportandola in America, all’inizio del secolo, con varie tournée teatrali e scrivendo libri per diffondere tale innovazione.
Il metodo considera l’attore come centralità del processo creativo, diventando personaggio perché non recita, mimetizzandosi, ma vive, trovando dentro di sé il ruolo, non fingendo di essere, recuperando nel proprio io le sensazioni che lo aiutano a liberarsi dalla finzione, perché l’attore non imita, ma essenzialmente è, diventando il personaggio stesso. L’attore/bambino desidera ardentemente rimanere tale, al centro del proprio ego, del mondo. Rifiuta la transizione, il cambiamento, metabletica naturale dell’esistenza. Teme il futuro rifugiandosi nell’illusione ludica, nel gioco: la finzione del cinema.
Stanislavskij pone una differenza sostanziale nella sua rivoluzione teatrale e cinematografica concernente la memoria emotiva. Il ricordo risulta confezionato, riguarda un evento passato e statico, al contrario la memoria è rivissuta, attraverso la reminescenza è presente, pensa il vissuto e lo rivive, tramite l’emozione che permette all’attore di riappropriarsi della sensazione passata. L’attore del metodo tende ad essere legato all’azione emotiva, ad un percorso interiore che lo porta all’emozione istintiva.
Secondo il metodo tutti potenzialmente siamo attori/personaggi, passando dalla confusione del quotidiano alla condizione di vivere un desiderio fino all’estremo, tramite un processo di catarsi o pulizia mentale.
La società contemporanea occidentale dell’informazione audiovisiva e multimediale determina una condizione esistenziale tragica: l’incoscienza di cosa si vive. Pensiamo di conoscere tutto il mondo via internet, tramite i massmedia, entrando in un assurdo inganno, nella menzogna della società che eclissa il senso della vita rendendoci inconsapevoli. L’emozione di esistere e il desiderio di conoscere il senso della vita risultano repressi, spingendo l’individuo all’atarassia (assenza di desiderio). Così il metodo rivoluziona il concetto classico, tradizionale, teatrale secondo cui l’attore è “persona” (dal latino maschera) che finge e recita. Invece l’artista si trasforma, secondo Stanislavskij, in un personaggio, colui che vive la verità assoluta e cerca se stesso tramite la metafora del teatro, liberandosi dal quotidiano e dai falsi problemi, riconquistando l’identità che la società gli priva, togliendosi la maschera dei rapporti interrelazionali.
L’artista è frutto del conflitto esistenziale: cerca la verità nella consapevolezza della morte per cui dallo status quo entra nella crisi, successivamente nel conflitto, vincendo l’atarassia, la passività, esprimendo il desiderio, tornando bambino attraverso il teatro per imparare a vivere.
Questo è il paradosso per cui non è possibile vivere l’esistenza quotidiana, ma solo la “finzione teatrale” che è la vera realtà.
Ionesco diceva “al mondo quasi tutti recitano, tranne alcuni attori”.
La vita intera è una rappresentazione teatrale dove ciascuno è interprete di un’autobiografia, di un proprio copione di esistenze, che si incontrano, si scontrano, si separano e si ritrovano, dove stati d’animo, idee e sentimenti vengono condivisi, accettati, contestati, dibattuti sulla base di un “conflitto relazionale” che implica la sua stessa eticizzazione ed è il motore del cambiamento, della volontà di agire, della progettualità. Solo costruendo qualcosa insieme agli altri, ai nostri compagni di gruppo, di lavoro, di studio, nelle occasioni e negli ambiti collettivi della vita, possiamo affermare di avere realizzato una piena e matura esperienza umana, che ci permette di progredire interiormente e di trasformare il nostro contributo in uno dei tanti tasselli indispensabili alla creazione del grande mosaico dell’esistenza umana: per questo motivo anche un laboratorio cinematografico e teatrale può contribuire al fine di formare una frazione di società giusta, liberale, egualitaria, dove non esistano pretese di prevaricazione e sistemi di subordinazione tra individui.


Laura Tussi

email:tussi.laura@tiscalinet.it

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