INTERVISTA CON MARCO FORMENTINI
LAURA TUSSI
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INTERVISTA CON MARCO FORMENTINI


di LAURA TUSSI



Come colloca la Sua storia di formazione rispetto al Suo impegno politico e culturale?


La mia formazione è classica tramite la frequentazione del liceo, l’università e poi la specializzazione post-laurea al College of Europe a Bruges, finalizzata alla comunità europea e in effetti all'età di 25 anni ho intrapreso la carriera di funzionario della comunità europea che comprendeva tutta la mia formazione di studi giuridici ed economici con la specializzazione in economia europea. Personalmente provengo da una famiglia che per tradizione si era impegnata nella lotta contro il fascismo ed ho sempre avuto in casa lezioni di principi di democrazia, per cui l'impegno alla costruzione in Europa del federalismo comunitario mi è sembrato coerente con la mia preparazione.


Come può il centro sinistra far fronte alle nuove ed incombenti sfide dettate da una società e da un mondo sempre più globalizzanti, segnati da diversità multiculturali e dalla coesistenza di variegate culture e differenti modi di essere e di pensare?


Proprio il centrosinistra propone una visione di progresso, di tolleranza, di accoglienza, di rispetto fra tutte le differenze degli esseri umani, secondo razze, religioni, culture, etnie e il fatto che subentri il rispetto rappresenta proprio la modalità adatta ad affrontare le sfide dettate dal processo di globalizzazione. A me pare che la destra non sia in grado di farlo. Del resto l’esperienza recentissima degli Stati Uniti d’America ha provato questa incapacità del conservatorismo di destra. Bush può anche avere vinto, o se si vuole, stravinto le sue elezioni, ma resta il fatto che la destra Americana dimostra di non saper cogliere le sfide della globalizzazione, perché ottusamente cerca di imporre unicamente il suo punto di vista, spesso, tra l’altro, inquinato da interessi come la guerra dell’Iraq in cui è evidente che la questione irrisolta non sussiste nella libertà, nella democrazia, nel terrorismo, ma nel monopolio petrolifero per cui non è la destra adeguata a risolvere problematiche più ampie, in senso umanitario. Certo con la potenza militare gli Stati Uniti possono imporre la propria supremazia egemone, ma considerando i problemi mondiali ad ampio raggio, non sarà certo l’impiego di armamenti a regolarizzare i problemi dell’umanità. Quindi è proprio dalla Sinistra, dal Centrosinistra di ogni governo che possono arrivare determinate soluzioni, per esempio al di là di schemi compiuti vi possano essere delle differenziazioni, certo è che una parte della sinistra è più orientata su delle rivendicazioni dirette e forti, preoccupandosi meno delle dinamiche economiche, ma tutto il Centrosinistra è preoccupato di armonizzare la crescita produttiva, quindi di dare una risposta all’emergenza globalizzazione che non sia quella né del mercato fasullo, né quella dei monopoli, quindi delle prevaricazioni. Il Centrosinistra è attrezzato per tener conto dei bisogni collettivi e questo è il modo di impostare la globalizzazione.


Le ultime guerre in medioriente hanno fatto intravedere diverse tipologie di dittatura capitalista. Quali ne sono le caratteristiche e le negatività più salienti?


Non è un problema di capitalismo, ma di dittatori che magari sull’onda inizialmente di rivendicazioni corrette, poi degenerano. Per esempio, sicuramente Fidel Castro nasce con una lotta di liberazione del suo popolo, della sua terra, sottomessa ad una dittatura che faceva di Cuba una sorta di covo di divertimenti per gli statunitensi, però, in seguito anche il governo di Castro degenera e diventa a sua volta una dittatura. In medio oriente quasi sempre i dittatori nascono con l’intenzione di difendere gli interessi del proprio popolo, in chiave nazionalistica, quindi contro lo straniero invasore, però in seguito la mancanza di una società strutturata, quindi di fronte ad un tessuto sociale molto debole, degenera in dittatura, e questo porta alla intrinseca debolezza delle dittature perché consequenzialmente sono portate a schierarsi malamente. Saddam non si è mai schierato con i terroristi, però era un terrorista in proprio, nel senso che era contro il suo stesso popolo. Non era probabilmente una minaccia per l’Occidente, ma costituiva un pericolo per i vicini, come il Qwait e per i popoli curdi perseguitati e sottomessi da stragi. Questo è avvenuto per altri dittatori che hanno perso il controllo della situazione essendo degenerati e scaduti in dittature sanguinose.


La Shoah ha precipitato l’umanità verso un abietto declino. Cosa occorre attualmente per esorcizzare ogni spettro di genocidio, stillicidio, di conflitto armato e di negazione di ogni tipologia di diversità all’interno della società? Esistono strategie politiche certe e determinate da parte dei partiti progressisti per far fronte a queste terribili evenienze?


Solo e unicamente dai partiti progressisti provengono risposte non equivoche in materia. Nelle democrazie occidentali non sussiste nessun dubbio circa il fatto che se il capitalismo talvolta ha avuto la tentazione storica di allearsi comunque con i dittatori, come l’atteggiamento degli industriali tedeschi nei confronti di Hitler e di quelli italiani nei riguardi di Mussolini, invece le alleanze progressiste sono sempre state strenuamente schierate dalla parte della difesa dei valori di libertà. La Shoah è stata una delle più grandi tragedie dell’umanità, se non la più grande, perché, se è vero che la storia dell’umanità è contrassegnata da eccidi e da stragi, come per esempio il caso dell’Africa e del medio oriente, invece l’aspetto agghiacciante della Shoah sta nel fatto che svolgeva la sua macchinazione diabolica all’interno della nazione e del popolo più progredito del mondo, a livello culturale più elevato, con uno Stato perfettamente organizzato e che tutti questi elementi sono stati posti al servizio di una causa delirante, diabolica, delinquenziale come lo sterminio totale, l’olocausto del popolo Ebraico, cosa che rende sempre attuale e commemorabile la Shoah.
La Shoah è commemorata sempre, ogni anno, perché è viva e per esorcizzarla occorre proseguire sulla strada del rispetto vicendevole tra uomini, nella reciproca tolleranza feconda di dialogo. E’ giusto tenere vivo il ricordo come fa sempre lo Stato d’Israele e la popolazione ebraica, anche se questo poi non toglie che si possa attualmente avere un atteggiamento critico nei confronti di Israele in quanto Stato, per certe sue scelte politiche, per talune modalità di conduzione delle strategie politiche, ma questo non inficia minimamente il discorso dell’attenzione verso la trasmissione del ricordo e della commemorazione degli eventi, nella memoria storica. 


Quanto la Shoah è figlia del cristianesimo (domanda da www.ildialogo.org)?


La Shoah non è figlia del cristianesimo, ma del paganesimo e di una visione pagana della vita tipica dei nazisti: il superuomo era la degenerazione dell’idealismo filosofico. I nazisti si riferivano a Hegel, ai filosofi idealisti, degenerando in una concezione assurda di razza superiore tipica di un popolo che avrebbe dovuto dominare tutti gli altri, per cui tutti i popoli vicini erano destinati ad essere dominati e ridotti a schiavi, come gli slavi (peraltro internati nei campi di concentramento) e i mediterranei, infatti noi italiani che eravamo con loro alleati, se l’Asse Roma Berlino avesse vinto, alla lunga saremmo anche noi stati sottomessi al rango di schiavi: questa era la visione che i tedeschi avevano del popolo italiano.
Il cristianesimo ha sicuramente conosciuto le grandi guerre di religione, come la famosa guerra dei 30 anni, che ha visto l’Europa decimata nella sua popolazione civile, in parte per la guerra, in parte per le stragi e per le conseguenze di epidemie di peste che ne derivavano. Ma durante le guerre di religione non si uccideva la razza, ma l’eretico rappresentato da protestanti, papisti e le varie sette religiose. Il diverso è contro il conforme che non accetta le differenze nella loro vasta gamma di accezioni, di sfaccettature, dall’handicap, all’omosessualità, alla razza, all’etnia, alla libertà di pensiero e di opinione, perché la diversità rompe quello che per il conforme rappresenta l’ordine naturale delle cose. La Sinistra presta molta attenzione ai problemi delle situazioni volte alla diversità e nelle politiche questo si traduce anche in fatti concreti. La realtà più tangibile è anche l’investimento economico. Certo si può pensare che non siano investimenti produttivi quelli per esempio di rimuovere gli ostacoli alla libera circolazione dei disabili o al loro migliore inserimento, come può sembrare improduttivo impiegare investimenti in difesa dell’ambiente, ma sono logiche d’azione politica importanti per salvaguardare l’umanità e per aiutare la crescita del livello della nostra civiltà.


Laura Tussi


email: tussi.laura@tiscalinet.it  



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