ANIMAZIONE CULTURALE IN AMBITO TERRITORIALE. L'interrelazione comunitaria come modalità ricreativa e creativa
Rigenerazione e ricreazione nel tempo libero per una società interculturale e democratica
LAURA TUSSI
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ANIMAZIONE ASSOCIAZIONISTICA COME NUOVA ALTERNATIVA NEL TEMPO LIBERO E CONDIVISIONE DI UNA NUOVA CULTURA DELLA FESTA


LA COMUNITA’: AMBITO DI CONDIVISIONE DI
UN’IDENTITA’STORICA E SOCIALE



Di LAURA TUSSI


Il valore della fruizione e impegno culturali: rigenerazione e ricreazione nel tempo libero per una società interculturale e democratica


Dunque, è necessario subordinare l’economia alla cultura, la produzione al consumo. A questo punto si pone, un problema pedagogico di educazione al tempo libero.  “Il ‘tempo libero’ è espressione che indica ogni sede di attività liberamente scelta: scelta di sede vuol dire, nella misura in cui la sede è culturale, anche scelta di un gruppo di valori a cui la cultura relativa si ispira. L’educatore incontrato in una tale sede si presenta come portatore di quei valori, e non di altri, come assertore delle ‘filosofie’, delle ideologie, degli ideali connessi, e non di altri”. Tramite gli istituti educativi tradizionali, che è doveroso rinnovare sia nei programmi che nei metodi, è possibile impartire nei soggetti un’adeguata educazione ludica così da indirizzare, in modo più utile, le scelte, facendone sentire il peso economico, al fine di rendere migliore il prodotto degli stessi servizi culturali.  “Ci si avvierebbe ad una elevazione culturale del commercio piuttosto che ad una commercializzazione della cultura”. La selezione, da parte dell’utenza, dei prodotti e dei servizi culturali, dipende dalla preparazione e dalla educazione degli individui. Il tempo libero non può essere usato solo come momento di riposo o di svago, ma può diventare il fine della vita culturale, un momento di ricreazione e rigenerazione, in un ambito festivo, distinti in uno spazio/tempo comunitari e collettivi, un hortus conclusus un giardino della mente, del confronto, dello scambio interattivo culturale e interculturale, dove le diversità sono considerate fonti di crescita interiore,  “là dove diventa il segno della nostra trascendenza, sopra la razionalità economica del mondo della produzione”. Infatti, la cultura riguarda l’uomo in se stesso, come valore, superiore ai suoi prodotti economici. La cultura professionalizzata, del tempo occupato, riguarda il rendimento economico del prodotto, ma la cultura del tempo libero è inerente al valore e al senso di ciò che viene creato (e non più prodotto), gustato e apprezzato per quello che rappresenta.
 “Al di là del lavoro, la cultura, può aprire all’uomo nuove prospettive di impegno e di soddisfazione. Senza vedere nella macchina un mostro, egli può rafforzare la portata del suo intervento sulla realtà. Già ci sono sintomi di una diversa fruizione del tempo libero. Non più soltanto evasione o svago di massa, ma ampio gioco delle differenze individuali. E, quello che più conta, si vanno affermando nuovi costumi e consuetudini nei rapporti umani”.
La cultura, a questo livello disinteressato, assume il valore di saggezza, di contemplazione e di arte, nel gusto del sapere gratuito, cercato in se stesso e non per le conseguenze che può comportare. L’arte, in tutte le sue forme, è il mezzo più sublime di compensazione dalle fatiche e dal realismo del tempo occupato. L’uomo, attraverso l’evento artistico, di cui può essere artefice o, semplicemente, fruitore, trova un’evasione dal quotidiano, con l’aiuto dell’immaginazione, non intesa a livello di distrazione, come per il divertimento, ma espressione dell’idea ed elevazione spirituale nel tentativo di cogliere la realtà ultima delle cose, l’assoluto, con il superamento della delusione ingenerata dalla frattura tra reale e ideale.  “Questa contraddizione tra ciò che egli potrebbe essere e ciò che è in realtà, egli cerca di superarla in un altro ordine di realtà, nel mondo irreale dell’immaginazione, nell’arte. Nell’arte l’uomo cerca di ristabilire l’unità tra ciò che vuole e ciò che ha, tra ciò che deve essere e ciò che è, tra l’anima che è dentro di noi e la natura che è fuori di noi, tra il corpo e lo spirito. Tali sono le creazioni dell’arte”.
L’uomo può trovare, nella cultura e nell’arte, la propria integrità e pienezza, e il senso dell’immaginazione creativa che il lavoro  “un lavoro ripetitivo e parcellare, a ritmo obbligatorio e collettivo”  non permette. Il sapere del tempo libero è un evento di fruizione, di scelta e gusto personali.  “La prima condizione per lo sviluppo adolescenziale è il disinteresse intellettuale e morale: imparare a sapere per la bellezza del sapere, imparare a donarsi per la nobiltà del dono. Tale è il segreto per una buona riuscita pedagogica (...). Nel pensiero di molti la cultura più disinteressata non è che lo strumento di una funzione sociale: l’utile preparazione ad una professione utile”.
In conclusione, il tempo libero è un problema complesso, che richiede una soluzione. La sola organizzazione sociale della ricreazione stabilita da una politica democratica, come una educazione ludica e una programmazione urbanistica, non sono sufficienti per affrontare la questione. E’ necessaria la concomitante collaborazione di economisti, politici, sindacalisti e imprenditori, educatori e urbanisti, che coordinino la loro azione per la soluzione del problema. La civiltà del tempo libero, del tempo festivo, può creare una cultura universale, abolendo le barriere del nazionalismo politico e culturale, e, superando l’antagonismo delle classi sociali, avviando la società a un’apertura e a un dinamismo maggiori, nel rispetto delle diversità, favorendo la comprensioni tra sessi e generazioni, accomunati nello svago e nella cultura. Per tutti i popoli disporre di molto tempo libero e saperne usufruire in modo adeguato e intelligente, significa aver raggiunto uno stadio collettivo di adultità, uscendo dalla fanciullezza e dall’adolescenza, condizioni inerenti a determinati condizioni e contesti storici, avviandosi verso uno sviluppo progressivo nella stabilità della maturità. Per questi motivi, il tempo libero, come esigenza fondamentale e indispensabile all’accrescimento umano, diventa un diritto inalienabile per tutte le genti.


Comunità educante e associazionismo: la condivisione della festa.


Solo da qualche anno nel nostro Paese, istituzioni e mass-media iniziano a seguire e a prestare attenzione con maggior presa di coscienza ad un costante fenomeno, in diffusione, di forme variegate di associazionismo privato in diversi settori di competenza.
Contemporaneamente alla crisi di rappresentanza delle grandi ideologie che animavano le organizzazioni partitiche, si sono moltiplicati nuovi poli di aggregazione, di interessi e valori, gravitanti intorno al proliferare del volontariato, dei club culturali, delle associazioni che si occupano di beni culturali e ambientali, di diritti umani, di pace, di multiculturalità. Si tratta di ambiti diversi tra loro come intenti, ma che presentano il denominatore comune,  di una concreta volontà di pluriappartenenza che supera la logica classista.  “Nonostante le tensioni che agitano la nostra società, il presagio di una comunità educante appare tutt’altro che infondato. Si può ora dire che questa idea se non è il ritratto di una situazione storicamente definita, è la forza traente verso un’idea di democrazia impegnata a promuovere processi di autoeducazione delle persone e delle comunità. E’ certo che questa idea come può ispirare l’educazione scolastica, può animare tutta l’educazione intenzionale o informale, che si svolge nel mondo extrascolastico. Dato quindi il mondo extrascolastico nella pluralità dei centri che lo animano (centri sociali, centri culturali, biblioteche, musei, ludoteche, società sportive, cineforum, teleforum, festival musicali, teatro, spazi verdi, centri per il turismo ecc), quale può essere in concreto la pedagogia della comunità educativa? (...). La strategia non può che essere quella della partecipazione che implica una forma di engagement diretto, davanti ai problemi esistenti. La pratica dell’educazione permanente ha accreditato strategie di particolare significato come l’animazione socioculturale e lo sviluppo comunitario”.
Nelle società industriali avanzate, l’individuo, grazie all’imminente crescita culturale ed economica, non si identifica più in un ruolo sociale statico, ma in una pluralità di ruoli corrispondenti ai diversi momenti del quotidiano che lo vedono impegnato in attività e contesti vari, arricchendo così la sua dimensione di individualità personale e prendendo coscienza dell’aspetto plurimo della stessa.   “Questa educazione intellettuale, nel suo senso più rigoroso, è educazione alla ‘problematicità’ e alla ‘ragione’: a saper cioè impostare con chiarezza, i problemi proposti dall’esperienza (quotidiana, professionale, civica, politica, ecc.) scoprendo le variabili che ne costituiscono la tematica, definendo il sistema concettuale cui far riferimento (...). Un’educazione siffatta è valida ad alimentare la vitalità intellettuale e a combatterne eventuali deformazioni ed impoverimento, a condizione che respinga come alienante lo svolgimento unilaterale del conoscere e del comprendere (...)”. 
La crescita dell’associazionismo è un parametro importante di sviluppo della stessa democrazia ed è indicatore di progresso in una società aperta al cambiamento, dove gli individui si aggregano ed entrano in costante interazione, in un continuo flusso di interessi e valori.  “Se l’associazionismo è una fonte di rigenerazione dei valori e delle spinte vitali di una società, deve praticare, con il massimo rigore, le sue dimensioni qualificanti. Senza l’esercizio pratico di queste dimensioni, l’associazionismo non può aspirare a giocare un ruolo sociale originale ed autonomo. La sua forza sta nella capacità di essere segno di contraddizione, scomodo ed esigente, rispetto al modo di amministrare la cosa pubblica. Per questo è fondamentale che la sua identità sia contraddistinta da una pratica di valori che saldi l’ispirazione ideale, le dichiarazioni di principio, con la prassi nel quotidiano. E’ necessario che le associazioni curino costantemente il nesso tra valori predicati e valori praticati (...) fra ispirazioni ideali e assetto organizzativo dell’associazione stessa. Non si può infatti affermare il valore della ricerca cooperativa, della sperimentazione, dell’ascolto dell’altro, senza produrre nel contesto formativo e senza garantire nel proprio assetto organizzativo, concrete condizioni di ricerca, di sperimentazione, di ascolto”.
La preoccupazione di sviluppare attività formative, costituisce una caratteristica particolare che contraddistingue tutti i tipi di esperienza associativa in qualunque ambito. L’educazione e la formazione sono lo strumento privilegiato attraverso cui veicolare le ispirazioni etiche, i contenuti ideali che costituiscono la base dell’associazionismo, con il compito di suscitare e rinsaldare le motivazioni al volontariato e alla partecipazione, per trasformare e per trasformarsi. E’ interessante esaminare il rapporto tra tempo libero e formazione culturale, colta nel significato intrinseco di cambiamento, di educazione al “nuovo” che entra a far parte del campo relazionale individuale, per cui il soggetto modifica le proprie strutturazioni personali, gli habitus precedenti, in una diversa rappresentazione di sé e delle relazioni intersoggettive.   “La cultura (...) avrebbe questa precisa funzione: essere un quadro di fini e di valori il cui centro sia occupato dall’uomo che, pur adoperando strumenti sempre più complessi ed efficaci, non si lasci strumentalizzare. E allora ci sembra giusto denominare propriamente ‘umana’ o ‘libera’ questa condizione (...) cultura è l’ordinario modo di essere dell’uomo e non soltanto il suo sapere o la sua consapevolezza. C’è sempre il pericolo di intenderla come cosa, prevalentemente, di professori e di letterati, di gente che insegna o scrive e che, proprio a causa del suo isolamento intellettualistico, da un punto di vista vitale molte volte è tagliata fuori (...). Questo vuol dire che l’elevamento culturale di cui tanto si parla, va operato a partire dalla base vitale dell’esperienza...”. 
Il tempo dei soggetti sociali è diviso in lavorativo e libero da attività occupazionali. La sfera del tempo libero non è del tutto reale, perché, al suo progressivo aumento, grazie al benessere socioeconomico, si è contrapposto un processo di espropriazione degli ambiti individuali e collettivi interrelazionali, da parte dei mass-media, provocata dall’alienazione consumistica. Ma questo fenomeno sembra essere contrastato e, quindi, contestato da soggetti e gruppi sociali che tendono a rendere il tempo libero sempre più liberato dai modelli imposti, dettati da “altri”, riproponendo urgentemente il bisogno di formazione, di costruzione continua di una propria biografia nella mediazione e interazione con nuovi spazi sociali.   Il tempo libero è quella situazione in cui l’uomo viene restituito a se stesso, alla sua famiglia ed ai gruppi liberamente scelti al di fuori del gruppo di fabbrica, imposto dalle esigenze di produzione. Libero è il tempo in cui, cessato l’impegno del lavoro, ne sorge un altro, quello di vivere la propria vita, la vita più intima e quindi la più piacevole e spontanea. La ricreazione è, lo dice l’etimologia stessa, azione che ricrea. Azione è, cioè, occupazione fine a sé, gratuita e disinteressata come il gioco.Il significato del termine “ricreazione” è implicito nel concetto di “otium”, non inerte, ma nel senso latino di acquisizione di valori spirituali. Il tempo libero così inteso ha cioè il doppio significato dell’occupazione e del riposo, o meglio dell’occupazione distensiva, anche se come tale comporta una certa tensione, che è però di diversa qualità di quella che comporta il lavoro. L’ambito di libertà che il soggetto ritaglia nel proprio quotidiano, dedicandolo all’attivismo associazionistico, è uno spazio temporale, personale e contemporaneamente socio-collettivo. Il  “momento libero” è “proprio” dell’individuo perché in quel determinato frangente può affrontare scelte di sviluppo creativo della propria vita intellettuale e orientarsi verso una possibilità di autonomia individuale, esercitando una personale riflessione di revisione esistenziale e biografica . Soprattutto è anche un momento collettivo, perché l’aggregazione è finalizzata ad un obbiettivo preciso, scelto e condiviso da chi promuove e partecipa all’associazione, non essendo promosso dall’esterno, come per le finalità lavorative; ed inoltre  i criteri di gruppo sono stabiliti in base alla volontà di conoscenza e ai vincoli di piacere condivisi da promotori, protagonisti e utenti. Quindi un adeguato impiego formativo del tempo libero permette il recupero, da parte del soggetto, della propria individualità, da non identificarsi con il soddisfacimento dei bisogni fisiologici, mere funzioni per la sopravvivenza, o con solitudine imposta e ghettizzazione  famigliare. Di conseguenza questa corretta gestione consente l’affermazione e la pratica di una libera socializzazione,  funzione che nel nostro sistema è troppo massificata per produrre occasioni di significativi momenti creativi ed è invece finalizzata alla perpetuazione di modelli di pensiero passivi, superficiali e aggressivi.                     
 “L’associazionismo è un’occasione unica di ricostruzione di quella continuità culturale che è andata via via sparendo nelle società industrializzate (...). Il fare insieme, il realizzare insieme imprese, consente di imparare a cooperare, dove questo sta nel riconoscere che senza l’altro io non posso né progettare, né realizzare, e che dunque il punto di vista dell’altro è importante (...). Ma il gruppo, che pure trova il suo momento educativo nel fare, deve caratterizzarsi in senso primario e cioè, deve ritenere le persone più importanti del fare. Questo è un discorso di valori, ma anche di efficienza e di efficacia. Il gruppo deve avere una forte identità, deve perseguire fini condivisi da tutti, deve preoccuparsi di ciò che interessa a ciascuno”.


LAURA TUSSI


 


 



 

nome:Laura cognome:Tussi email:tussi.laura@tiscalinet.it

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