liberimigranti - associazione nata dall’iniziativa di un gruppo di corsisti del Master sull’immigrazione organizzato dall’Università di Venezia
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L’associazione liberimigranti nasce dall’iniziativa di un gruppo di corsisti del Master sull’immigrazione organizzato dall’Università di Venezia
Già impegnati professionalmente nel campo delle migrazioni, i fondatori di liberimigranti condividono una comune idea e valutazione non solo sui processi migratori, ma anche sulla società nel suo complesso, che deve necessariamente porsi come società aperta, positiva nei confronti del mutamento, se vuole davvero ridurre al minimo la conflittualità e cogliere appieno le potenzialità di crescita.
L’idea che muove le azioni di questa associazione è l’assoluta convinzione che solo una completa uguaglianza – formale e sostanziale – fra cittadini autoctoni e migranti può fondare la loro reale convivenza. L’obiettivo di liberimigranti è quello di portare un contributo contro i crescenti processi di esclusione e segregazione, attraverso una serie di attività incentrate sulla decostruzione dei confini che solcano la nostra società nei diversi ambiti di vita.


> I processi migratori oggi.
> Un Occidente recintato. L’esclusione dei migranti.
> Confini.
> Integrazione e ridefinizione della cittadinanza.
> La decostruzione dei confini come ambito di intervento
> Una proposta operativa
> Gli interlocutori di riferimento


I processi migratori oggi.
Le migrazioni non sono un fenomeno sociale riservato ai nostri giorni. Sono piuttosto una pratica che ha storicamente animato il processo evolutivo della società umana: il movimento di popolazioni da un luogo ad un altro è un fenomeno riscontrabile in tutte le epoche storiche.
Possiamo considerare, dunque, le migrazioni come un fenomeno sociale naturale? Chiaramente no. Se è vero che il migrare ha da sempre caratterizzato la storia dell’uomo, i processi migratori si sono profondamente modificati nel tempo e vanno dunque contestualizzati all’interno della situazione socioeconomica nella quale si dipanano. Oggi tale riflessione va posta in termini sistemici all’interno del macrofenomeno sociale costituito dalla mondializzazione. Gli odierni processi migratori sono influenzati dal mutamento degli equilibri economici mondiali e non possono così essere semplicisticamente ridotti a vicende e condizioni interne a una sola società, essendo sempre frutto di un sistema di influenze. La maggior parte dei flussi migratori è dovuta all’impoverimento generato, in alcune zone del mondo, dallo sviluppo combinato e diseguale tipico dell’attuale processo di globalizzazione dei mercati. Le migrazioni sono quindi organiche al processo di mondializzazione dell’economia e diventano anche funzionali, attraverso le politiche di controllo attuate dalle “democrazie occidentali”, a quei processi di precarizzazione e di indebolimento della forza lavoro nel suo complesso, anche nei paesi a sviluppo avanzato. I migranti, soprattutto se “clandestinizzati” ovvero privati dei più elementari diritti, possono essere astrattamente considerati una forza lavoro “delocalizzata in loco” che riproduce (soprattutto nel terziario) la medesima forza lavoro a basso co-sto, quindi senza garanzie, che viene impiegata nelle aziende delocalizzate nel sud del mondo.

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Un Occidente recintato. L’esclusione dei migranti.
Nella “fortezza Europa”, così come in quella statunitense o australiana, le minoranze, e i migranti in prima linea, vivono una condizione di esclusione nella maggior parte dei contesti sociali, economici e culturali, un’esclusione rafforzata da leggi e da politiche tese a difendere l’ordine precostituito di un occidente concentrato sulla difesa della propria ricchezza e dei propri privilegi.
L’attuale sistema è fondato sull’inferiorizzazione giuridica e sulla subalternità morale e sociale dell’identità culturale del migrante: un sistema che non è in grado di permettere quel libero incontro tra gli individui tale da garantire uno sviluppo sociale armonico e duraturo.
Le attuali politiche migratorie, in una logica di controllo economico e sociale delle persone, riducono la soggettività del migrante a governo della devianza e dello sfruttamento economico.
Si delineano così gli aspetti evidentemente discriminatori delle società occidentali, quei meccanismi per cui la maggioranza della popolazione beneficia della posizione subalterna destinata alle minoranze. Ciò può realizzarsi in termini materiali, ad esempio sotto forma di opportunità d’impiego e di condizioni di lavoro relativamente migliori, così come in migliori condizioni abitative, istruzione e assistenza sociale. Ma i benefici possono essere rappresentati anche in termini più simbolici in comuni sentimenti di superiorità, controllo, solidarietà, egemonia e omogeneità culturale, così da permettere alla maggioranza il mantenimento, in ogni occasione, di una identità sociale comunque positiva. In altri termini l’esclusione rappresenta allo stesso tempo una forma di difesa dei propri privilegi, così come di una propria positiva specificità.
Quello che liberimigranti vuole sottolineare è che l’attacco al diritto fondamentale di uguaglianza attraverso leggi, politiche e azioni discriminanti nei confronti dei migranti in quanto minoranza, significa l’erosione dei diritti di tutti i cittadini. Una volta colpito il principio di uguaglianza, può innescarsi un pericoloso meccanismo che porta alla progressiva esclusione di tutti quelli che di volta in volta vengono categorizzati come minoranza. La condizione dei migranti rappresenta in questo senso una “cartina di tornasole” di un processo più universale.
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Confini.
L’esclusione delle minoranze nella società occidentale si fonda sulla costruzione e il mantenimento di confini rigidi, basati sulla logica della contrapposizione dicotomica Noi - Loro, confini che non sono solo geografici, ma che permeano tutti i piani di confronto con i migranti: a livello sociale, giuridico, culturale, economico. Là dove esiste un confine rigido esiste un processo di alterizzazione che non riconosce la piena soggettività dell’altro, che la esclude, che la nega o nega il confronto. Là dove esiste un confine rigido esiste un processo di sottovalorizzazione delle risorse di una società, destinato a ostacolarne la piena promozione.
Attraverso la costruzione dei confini le minoranze vengono gerarchizzate, ghettizzate in gruppi di appartenenza (Loro), oggetto dei pregiudizi del gruppo dominante (Noi) e di conseguenti atti discriminatori che portano alla loro esclusione. E quando il pregiudizio ha come oggetto un gruppo di persone, il rifiuto non é del singolo in quanto tale, ma del singolo in quanto appartenente a un determinato gruppo. La soggettività della persona viene così schiacciata nella “oggettività” socialmente costruita del gruppo.
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Integrazione e ridefinizione della cittadinanza.
L’associazione liberimigranti fa propria l’idea di integrazione come processo multidimensionale e interattivo, volto alla minimizzazione dei conflitti e alla massimizzazione del benessere per tutti i soggetti coinvolti. In tal senso vengono chiamati in causa non soltanto i migranti, ma anche tutte le componenti della società ricevente, come soggetti attivi nella costruzione di una convivenza pacifica e reciprocamente arricchente in un’ottica di eguaglianza sia formale che sostanziale fra tutti gli individui. L’integrazione è possibile soltanto se trova un contesto aperto, quindi anzitutto disponibile a includere le minoranze nel sistema dei diritti e dei benefici che spettano ai cittadini autoctoni, ivi comprese le forme di cittadinanza attiva.
Liberimigranti sostiene che il riconoscimento del diritto di voto attivo e passivo alle minoranze migranti costituisce uno degli strumenti centrali attraverso cui promuovere l’integrazione all’interno della nostra società. Ridefinire il concetto di cittadinanza in base a una effettiva partecipazione delle persone alla vita sociale ed economica di uno Stato significa trasformare la stessa cittadinanza da elemento di esclusione a fattore di inclusione. Liberimigranti ritiene, perciò, che l’attuale società abbia il dovere di superare l’idea di Stato Nazione, per riappropriarsi di un’altra idea fondante che si basi sulla pari dignità di ogni singolo individuo, a prescindere dalla sua origine e dalla sua provenienza territoriale.
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La decostruzione dei confini come ambito di intervento
L’associazione liberimigranti accetta la definizione di confine come sfida per leggere e interagire con le diverse componenti della società. Il confine rappresenta quindi, sul piano simbolico così come sul piano pratico, il paradigma attraverso cui liberimigranti cerca di contribuire a un migliore riconoscimento reciproco tra la società ospitante e i migranti. Lo stesso nome dell’associazione esprime questi elementi fondamentali: la soggettività nel suo processo di promozione e la libertà di confronto attraverso confini sociali flessibili e permeabili.
Con la sua attività liberimigranti tenta di rendere visibili i molti confini, spesso percepiti come naturali, che la società ha eretto a discapito delle minoranze, per cercare di portare un contributo volto alla decostruzione dei confini stessi. In altre parole ci si propone di lavorare sui processi di alterizzazione che, anche inconsapevolmente, creano e riproducono i confini, di ostacolare quelle componenti e quei meccanismi che generano inferiorizzazione ed esclusione.
In questo senso liberimigranti vuole proporre una lettura che tenda a recuperare la dimensione soggettiva del migrante, dimensione che va oltre le appartenenze di gruppo e che ci chiama inevitabilmente a confrontarci con le aspettative di ogni singola persona rispetto al proprio percorso di emancipazione. Per poter rispondere adeguatamente ai singoli desideri di promozione occorre favorire la costruzione di un contesto che permetta ad ogni singola persona di essere libera di scegliere in merito alla propria appartenenza e partecipazione sociale.
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Una proposta operativa
Muovendo da un approccio interdisciplinare, Liberimigranti si propone come soggetto che intende leggere e interagire con il fenomeno migratorio nel suo complesso, cercando così di disvelare, quanto più è possibile, le molteplici dimensioni del processo di esclusione e di costruzione dei confini.

Tre sono le direzioni operative che questa associazione si propone di percorrere ed esplorare:
• La ricerca interdisciplinare su processi e prassi di esclusione e di confronto per contribuire alla conoscenza del fenomeno; questa attività è indispensabile per comprendere le mutevoli forme che assume l’esclusione, ma anche, e soprattutto, le molteplici strategie di legittimazione su cui si fonda.
• La promozione del cambiamento sociale, attraverso attività di consulenza, formazione e di ricercaazione. I processi di esclusione sono riprodotti, come si è detto, spesso inconsapevolmente attraverso comportamenti quotidiani. Il modello di “integrazione subalterno” può essere veicolato anche dai servizi e dalle politiche che si confrontano con i migranti. In questi ambiti è necessario promuovere un confronto continuo per trasformare questi luoghi in spazi di effettiva promozione della cittadinanza.
• Attività di lobbying intesa come partecipazione all’attuale dibattito pubblico sul tema dell’immigrazione e della partecipazione sociale al fine di contribuire alla sensibilizzare dell’opinione pubblica rispetto ai processi di esclusione.


L’azione alla quale liberimigranti intende contribuire è quella tesa alla diffusione di un’informazione non pregiudiziale e strumentale sul fenomeno migratorio. Un’attività, cioè, volta a ricondurre la definizione delle migrazioni entro una cornice tecnica e scientifica, nel tentativo di sottrarla alle frequenti falsificazioni e disinformazioni utili a fini propagandistici e allarmistici.
L’obiettivo che si intende perseguire attraverso le attività di ricerca, consulenza – formazione e di lobbying è contribuire alla diffusione di conoscenze e alla creazione di competenze, offrendo spunti di riflessione per una migliore definizione delle politiche sociali locali, degli interventi educativi nelle scuole, delle attività di confronto culturale e sociale, fondamentali per la promozione della cittadinanza di tutti.

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Gli interlocutori di riferimento
Gli associati possono trovare sostegno in una rete di professionisti che si occupano quotidianamente di immigrazione e di percorsi di integrazione sociale. Questo continuo confronto e supporto professionale costituisce la precondizione necessaria perché si renda possibile la fruizione, l’utilizzo e l’acquisizione di conoscenze tecniche e scientifiche in chiave interdisciplinare.
Questo modello interdisciplinare vuole essere proposto anche all’esterno, attraverso collaborazioni con soggetti, individuali e collettivi, che si interessano di migrazioni e di integrazione della società. In tal senso l’associazione è finalizzata al confronto con:

• Individui che ricoprono ruoli professionali o paraprofessionali o politici nella comunità;
• Soggetti collettivi, privati e pubblici, impegnati nell’accoglienza e nella promozione della cittadinanza;
• La comunità locale come sistema allargato e rete di interazione fra gruppi.



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