6.5. Formazione e sostegno agli insegnanti
Al di là della definizione dei contenuti all’interno del curriculum, la sfida dell’approccio interculturale nei sistemi educativi sta nella capacità degli insegnanti, e del personale della scuola, di assicurarne l’attuazione. Da questo punto di vista, il modo in cui gli insegnanti sono formati e il sostegno che ricevono dalle autorità educative, sono di vitale importanza.
Così, l’approccio interculturale richiede, sia da parte degli insegnanti che del personale scolastico, la capacità di reagire alle manifestazioni stereotipate di natura etnica o razzista da parte degli alunni. Prima di tutto, ciò presuppone che gli insegnanti stessi siano capaci di evitare che il loro comportamento venga influenzato da stereotipi culturali e che siano in possesso degli strumenti necessari per discutere i comportamenti degli alunni. In breve, ciò richiede una competenza complessa che dovrebbe essere acquisita durante la formazione iniziale o in servizio dell’insegnante e che non passa solo dall’apprendimento di un insieme di competenze teoriche, ma, soprattutto, dal confronto con situazioni reali ed esperienze pratiche. In base a un articolo scientifico sulla preparazione degli insegnanti per l’educazione interculturale nei Paesi Bassi ( 4), una formazione degli insegnanti all’educazione interculturale che sia limitata all’apprendimento della teoria non è più adeguata. Idealmente, dovrebbe essere considerata come attività di apprendimento nella quale l’esperienza pratica della diversità gioca un ruolo importante, in combinazione con una riflessione, da parte del futuro insegnante, sulla diversità culturale, svolta sulla base dell’interazione e del dialogo con i compagni di corso, i formatori e gli insegnanti in servizio.
In pratica, in tutti i paesi esaminati, i temi associati all’approccio interculturale sono inclusi nei curricoli per la formazione iniziale degli insegnanti e/o nell’offerta per la formazione in servizio. Le uniche eccezioni nel 2003/04 sono l’Estonia e la Bulgaria. In Estonia, tuttavia, è al momento in corso di applicazione un progetto pilota per fornire agli insegnanti la formazione su questo approccio pedagogico. Nella Comunità tedesca del Belgio, in Lituania, a Malta e in Svezia, la formazione sull’approccio interculturale è essenzialmente parte della formazione iniziale degli insegnati.
In quasi tutti i paesi, le istituzioni per la formazione iniziale degli insegnanti sono almeno in parte libere di definire il proprio curriculum. Nella maggioranza dei paesi, l’inclusione (o l’esclusione) di un approccio interculturale nei curricoli di queste istituzioni è governato solamente dalla loro politica interna. Circa 10 paesi richiedono formalmente alle istituzioni di fornire l’educazione interculturale.
Così nella Comunità francese del Belgio, in Danimarca, Germania, Francia, Italia, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi (per il livello di istruzione primaria), Finlandia, Regno Unito, Norvegia e Romania, è stato stabilito, a livello di autorità centrale o di massimo livello, che l’educazione interculturale debba essere inclusa nei programmi di formazione degli insegnanti. C’è anche una raccomandazione sulla stessa linea in Austria (applicabile solamente alle istituzioni che formano insegnanti per il livello di istruzione preprimaria ) e in Slovacchia.
Le Comunità francese e fiamminga del Belgio, i Paesi Bassi, il Regno Unito e la Norvegia, hanno specificato le competenze connesse all’educazione interculturale che gli insegnanti dovrebbero acquisire al termine della loro formazione. Queste competenze si riferiscono essenzialmente alla conoscenza acquisita dagli insegnanti in relazione alla situazione degli alunni provenienti da ambienti culturali diversi da quelli della cultura nazionale, così come alla loro percezione di quegli alunni e la loro abilità nel gestire le relazioni fra alunni di diverse origini culturali.
( 4) “Preparing teachers for intercultural education”, Yvonne Leeman & Guuske Ledoux, Teaching Education, Vol. 14, N. 3, dicembre 2003, pp 281-283.
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