Il tango dello Stabat Mater - tra Jacopone da Todi e l'Argentina delle madri di Plaza de Mayo
VALENTINO PARLATO
Condividi questo articolo


Il tango dello Stabat Mater

Una sera a cena con Luis Bacalov che spiega perché ha voluto far rivivere la traduzione musicale di Jacopone da Todi nell'Argentina delle madri di Plaza de Mayo. La prima è per domani, al Teatro dell'Opera di Roma, regia di Barberio Corsetti
Sulla scena «Il linguaggio di quest'opera è diretto, non elitario. E il tango è lo specchio della storia della mia città»


VALENTINO PARLATO


Lþuis Bacalov è un vecchio amico, abitiamo nello stesso quartiere e stasera siamo a cena con lui, Isabella, Maurizio, Delfina e io. Discutiamo del suo Stabat Mater che sarà rappresentato domani al Teatro dell'Opera di Roma. Luis è un uomo sincero e dice subito che l'idea non è sua, ma dei direttori artistici del Teatro dell'Opera, però lui si è subito appassionato. Lo Stabat Mater più famoso è di Jacopone da Todi (1230-1306) uomo che ama i piaceri mondani, ma che dopo la morte della moglie entra in un ordine religioso. Jacopone ha affascinato Luis, che insieme a due sue amici, un argentino e un italiano, ha buttato già il libretto, poi la musica, che è tutta sua.Luis Bacalov, proprio per la passione per Jacopone, ha voluto far rivivere lo Stabat Mater nell'Argentina delle madri di Plaza de Mayo: le madri dei desaparecidos; e sono tutte storie vere. La prima madre è un'ebrea, una legalista del tutto ingenua, che quando viene un poliziotto a chiedere del figlio, lei chiama il figlio e gli dice di andare a presentarsi alla polizia perché tanto non ha fatto niente.Invece viene preso e sparisce nel nulla. La madre è disperata e si sente colpevole, colpevole di non aver capito. La seconda storia è quella di una maestra di scuola elementare il cui figlio viene preso dalla polizia e quando sa che le madri hanno organizzato una manifestazione nella Plaza de Mayo di Buenos Aires se ne va tutta sola nella piazza del suo paese col fazzoletto bianco in testa. La terza è la madre di un prete operaio che opera in una Villa Miseria, come si chiamano le favelas di Buenos Aires, anche lui preso e scomparso. C'è l'Odissea della madre con i poliziotti e i magistrati che dicono di non saper nulla e poi con i giornalisti divisi tra la volontà di dire e la paura di dire e poi, ancora, con i vescovi: quelli un po' buoni e quelli molto cattivi, complici.


La quarta madre è quella silente, non canta. È una sindacalista venduta alla polizia da un infiltrato. Il tenente Alfredo Astiz, quello che dava un bacio come segno di una condanna a morte. Questa madre viene uccisa con tutti i suoi compagni sindacalisti e poi, in quanto baciata da Astiz, impiccata. E poi - ci spiega Luis - c'è la sua deposizione della forca, che deve far pensare alla deposizione di Cristo.


Chiediamo a Luis, che è un laico, che ha una madre ebrea e un padre anche lui ebreo, ma «mangia rabbini e socialista», perché per fare un'opera laica si è richiamato a Jacopone. La sua risposta è netta: perché Jacopone è un grande poeta e perché, come credo anche lui, non ho voluto fare un'opera sul dolore delle madri, ma sul coraggio delle madri; un coraggio che ebbe anche, come nei vangeli, la madre di Cristo. Ma la conversazione non si ferma al libretto, che pure incuriosisce in questa traduzione laica dello Stabat Mater di Jacopone, ma anche alla musica: che musica ci metti in questa tua trasposizione dal religioso al laico? La risposta di Luis era attesa, ma tuttavia sorprende: sicuramente il tango. È dice Bacalov «un'opera tango, nel senso che è molto legata alla tradizione del tango argentino. Cioè un'opera popolare. A me fare musica contemporanea per quattro raffinati intellettuali non mi interessava. Il linguaggio musicale di quest'opera è estremamente diretto, ma non elitario». Replichiamo a chiedere, ma perché il tango? La risposta è secca: «Il tango è lo specchio della storia, almeno di questa città che è Buenos Aires, che è anche la mia».Ma in questa tua musica c'è qualcosa di nuovo o di antico recuperato? La risposta è un po' difficile. Dice Bacalov: la mia è una musica tonale, mentre nel secolo scorso ha dominato la musica atonale


il manifesto - 31 Marzo 2004



Condividi questo articolo

in Terra Straniera: Amara Lakhous - Elegia dell'esilio compiutoIL PENSIERO AFRICANO CONTEMPORANEO: AL DI LA’ DELL’IDEOLOGIA E DELL’ ETNOFILOSOFIA di BARBARA CANNELLIPOLARITA’ SEMANTICHE E ARCHETIPITANGO A BUENOS AIRESL'ITALIA È UN PAESE STRANO - in ita. spa. eng. rom. fra.Gëzim Hajdari e la poetica dell'assenza in Corpo PresenteLe differenze culturali d'origine: conflitto o pluralità? - Di Gëzim HajdariNARRAZIONI MIGRANTI: DAL RIBALTAMENTO ALLA RIBALTA - La letteratura della migrazione come opportunità per inventare nuovi linguaggi e una nuova cultura della cittadinanza. - Di Adel JabbarLo sguardo da altrove - Incontro letterario con Younis Tawfik e la cultura arabaIntervista a Amara LakhousMezzanotte profonda - di Tahar Lamri<IMG src=http://www.kenzi.com/albumen/morocco/images/henna/pty22.jpg border =0><br><b>
L’UCCELLINO DI HENNA </b> Fiaba tradizionale arabaNavi della speranza o navi delle illusioni? La storia di Gentian, approdato in Italia da Kavaja, un piccolo paesino dell’AlbaniaLo spettro della città nudaIl tango dello Stabat Mater - tra Jacopone da Todi e l'Argentina delle madri di Plaza de MayoEXPLICO ALGUNAS COSAS - Pablo Neruda, 1936<b><i>Una patria senza mappe né bandiere</b></i> di Gezim HajdariCanto Para una SemillaNowruz in KurdistanParla il Dalai Lama:
Obiettivo felicità  


Copyright © 2002-2011 DIDAweb - Tutti i diritti riservati