PER UNA NUOVA PROSPETTIVA RELIGIOSA
L’ALBA DEL TERZO MILLENNIO
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PER UNA NUOVA PROSPETTIVA RELIGIOSA


L’ALBA DEL TERZO MILLENNIO


 


Questo articolo nasce da una tensione intellettuale che, dopo le dichiarazioni di papa Ratzinger e di altri giornalisti, ha raggiunto un limite insopportabile. Due sono le questioni che, a mio parere, rivestono maggiore importanza.


 


La prima è di ordine politico. In una situazione così delicata come quella attuale, composta di precari equilibri, sarebbe dimostrazione di acume e saggezza, evitare dichiarazioni che potrebbero rompere invece di rafforzare, quegli equilibri stessi. Tutti noi sappiamo (anche se preferiamo chiudere gli occhi) che esistono al mondo persone che, da uno scontro di civiltà, ne trarrebbero grande vantaggio. Sono i cosiddetti elementi disgregatori, i perturbatori dell’ordine sociale, ansiosi di spingere gli avvenimenti della storia su binari a loro congeniali che spesso, non appartengono neanche al fanatismo religioso ma piuttosto sono da relegare nel campo economico. Dare una mano a quegli elementi è un comportamento irresponsabile. Nel mondo post-moderno, in cui le tensioni derivate dal colonialismo e da una politica incentrata sulla finalità egoistiche che hanno esaurito la loro ragione d’essere e il cui modello non si adatta più ad uno scenario che si è modificato,  le parole  assumono un peso enorme, possono costruire o distruggere.


 


Il secondo è di ordine teologico. Con la globalizzazione, non crescono solo tensioni o i problemi di convivenza e ricerca di un nuovo patto sociale, ma anche si riscopre una conoscenza che, per millenni è stata appannaggio di pochi e quei pochi sono stati spesso azzittiti e bruciati. La logica binaria mio/tuo, già di per se inaccertabile, nel campo del sacro oggi diviene impossibile. In un mondo che si evolve e che riacquista finalmente le sue molteplici sfumature, non si accettano più parole come il nostro Dio o la mia Verità. Non si accettano perché non riescono più a contenere i significati innumerevoli che il mondo ci offre. L’antico patto tra, le religioni così come sono e Dio, va necessariamente riformulato dentro di noi. Le religioni lo sanno, sanno che riformulare il patto, comporta un salto evolutivo, ma anche un cambiamento di portata cosmica. Ogni religione deve cambiare al proprio interno per continuare ad esistere ed essere più viva ed efficace, poiché i bisogni spirituali e culturali dei popoli cambiano inarrestabilmente e ogni vera religione deve seguirli. I bisogni spirituali, così come il sacro, cuore di ogni sistema religioso, diventano, via via che il tempo passa, sempre più elevati e l’uomo, protagonista di questa crescita esponenziale, deve saper dominare il cambiamento, non esserne dominato.


 


Ed è proprio in uno scenario simile che aumenta l’ortodossia e il fondamentalismo. La paura di venire superati, abbandonati, di perdere, evolvendosi, il potere sulla storia, sulla libertà, di perdere insomma, il tranquillo status quò conquistato dopo secoli di tentativi e lotte.


La storia delle grandi religioni, è una storia comune. Maometto e Mosè, sono stati quelle grandi personalità, grandi menti, poste al servizio della divinità. Sono stati coloro che hanno avuto il coraggio di intraprendere un cambiamento, portando l’umanità dal caos al disordine, all’instaurazione di un patto in grado di assicurare l’equilibrio necessario, per far proseguire la creazione. Hanno creato dei popoli, delle nazioni, donando loro un’identità nazionale di cui erano privi. Hanno regalato all’umanità le chiavi della conoscenza custodita in cielo, tramite dei libri sacri che ancora oggi suscitano venerazione e stupore. Sono coloro che pongono l’uomo davanti alla responsabilità di farli proseguire lungo la strada tracciata da Dio.


Hanno fatto si che l’uomo racchiuso nei limiti della propria materialità, partecipe di un divinità più grande.


 


Fu quel patto a permettere la creazione della civiltà e della nascita di una storia come se fosse  celebrazione di quella somma grandezza cosmica, che permetteva la vita in tutte le sue forme.


Ma oggi, nell’epoca post-moderna, quella stessa grandezza cosmica, ci impone un ulteriore sacrificio: sacrifica tutto il nostro io, le nostre conquiste, per poter accedere ad una dimensione storica diversa. Ci chiede un atto di coraggio incredibile. Rinunciare all’io in favore del noi. Ci chiede di rivoluzionare le certezze e di aprirci a ciò che è diverso. E’ per questo che si impugnano le armi, per proteggersi da quegli avvenimenti che noi chiamiamo diverso e che ci impongono qualcosa di inaspettato e per noi oscuro: ricominciare, ripensare, rifondare un nuovo patto in una fase più elevata.


 


Tutti i miti, le storie sacre, parlano, in realtà,  di evoluzione, “crescete e moltiplicatevi” e il salto evolutivo spaventa, perché significa abbandonare ciò che è quotidiano, consueto, come le idee sul mondo, sugli altri. come la tranquillizzante chiusura in se stessi, con l’illusione di avere Dio dalla propria parte e quindi di aver ragione.


 


Ma avere Dio dalla propria parte, significa abbassare Dio al nostro livello. Significa rendere Dio terreno, preoccupato per quegli stessi timori che abbiamo noi, la perdita i sicurezza, di potere, della ragione d’esistere. Ma Dio non può essere trattato così, altrimenti il cielo, quella regione della coscienza così elevato, rimarrebbe vuoto. Ciò che noi chiamiamo Dio, è una forza che crea continuamente. Gli ebrei chiamavano questa forza Elohim che viene tradotto come “tutta la divinità”, “la forza che va sempre oltre”.


 


Noi invece, desideriamo che questa forza assuma l’aspetto di JHWH  “colui che è” e che pertanto rende visibile la vita e che per fare ciò limita la vita stessa. E’ quell’aspetto di Dio che dona tranquillità. JHWH  è posto sul trono proprio da quelle religioni istituzionali, che per prime hanno timore di andare oltre e sorpassare se stesse.


 


In realtà il limite non è un qualcosa che impedisce. Il limite è il segno di ciò che si è raggiunto finora e pertanto rappresenta uno sprone ad superarlo sempre, in una costante ricerca.


Noi siamo parte di questa creazione nel momento in cui la portiamo avanti di cambiamento in cambiamento. Il confine assume, così, un aspetto educativo che permette all’individuo il superamento, mediante una radicale crescita interiore.


 


Questo è il confine che dobbiamo  superare oggi. Ritrovare modi di pensare la realtà, nuove modalità di convivenza, ripensare e rinnovare ossia rendere nuovo il patto tra Dio e l’umanità.


Questo non è un discorso mistico. Perché il Corano e la Bibbia, il Vangelo, raccontano i noi, dell’uomo, di cos’è, cosa significa muoversi in sistemi, che diventano sempre più ampi.


Cosa rende l’uomo la creatura prediletta dalla divinità? E il coraggio unito al suo potere di dare i nomi, di rendere cioè manifesto ciò che è, il suo pensiero interiore. Con il nome,ossia con il linguaggio espresso in miti, storie, filosofie, religioni, noi diamo forma al presente e al futuro. E oggi il post-moderno ci chiede di ricreare, di rinominare la realtà. Non di arroccarci su posizioni ormai vecchie e stagnanti, ma di evolverci semplicemente, avendo il coraggio di andare oltre ciò che è conosciuto.


 


Se sai fare un’unica pila delle tue vittorie e rischiarla in un colpo solo e perdere e ricominciare di nuovo dall’inizio….tua è la terra e tutto ciò che vi è in essa e quel che più conta tu sarai un uomo!


 


 


 


 

Alessandra Micheli email:alessandramicheli@virgilio.it

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