Etnopsichiatria in Italia
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Successo di partecipazione per il convegno svoltosi il 1 dicembre a Velletri (Rm)


L’Etnopsichiatria comincia a gettare basi serie in Italia


da Velletri parte l’impegno per un master universitario e la realizzazione del coordinamento dei D.S.M.


 


Si può parlare di un successo quasi inaspettato, sia a livello di partecipazione sia per i risultati raggiunti, per il convegno “I servizi di salute mentale di fronte alla sfida multietnica e multiculturale” promosso dall’Istituto di Psichiatria dell’Università Cattolica Sacro Cuore - Policlinico “Agostino Gemelli” - di Roma e realizzato in collaborazione con il D.S.M. (Dipartimento di Salute Mentale) dell’Azienda ASL Rm H, il Centro Studi Veliterno e la Cooperativa “Alkè” tenutosi lo scorso 1 dicembre nella sala Paolini Angelucci del Museo Diocesano di Velletri (Roma).


 


Innanzitutto perché a tre anni dall’inizio dell’impegno degli organizzatori e alla seconda edizione del convegno si è notato un aumento esponenziale dell’interesse nel settore psichiatrico e medico in generale, e soprattutto perché si stanno raccogliendo i primi frutti di questo lavoro.


A cominciare dalla proposta lanciata dal professor Pietro Bria, docente presso l’Università Cattolica Sacro Cuore di Roma e direttore del servizio consultazione psichiatrica del Policlinico ‘A. Gemelli’, che ha aperto i lavori: “Vogliamo coinvolgere tutto il territorio nazionale – ha detto Bria – per realizzare un coordinamento che abbia il centro a Velletri e sia collegato all’Università e alla Asl. Questo in vista di un Master universitario che si occupi di queste tematiche da tenere proprio qui a Velletri”.


A fare eco a Bria è stato ovviamente il sindaco veliterno Bruno Cesaroni, che ha ringraziato tutti i presenti e ha caldeggiato la proposta auspicandone l’immediata realizzazione. Per questo il primo cittadino, accompagnato dagli assessori Massimo Andolfi e Franca Del Giudice, si è detto disponibile e ovviamente lieto di lavorare da subito per il Master universitario a Velletri. Tra l’altro, da farmacista, Cesaroni ha chiesto di realizzare un incontro con la propria categoria, che spesso si trova ad essere il primo interlocutore di immigrati in difficoltà senza avere tutte le competenze necessarie.


Si è detto soddisfatto della proposta e ha confermato la propria disponibilità anche il responsabile del Dipartimento di Salute Mentale della Asl Rm H Mario Pinto.


Insieme a Bria hanno dato il benvenuto a tutti gli studiosi presenti anche il presidente del Centro Studi Veliterno Romano Mastrogirolamo e la presidente della Cooperativa Alké Brunella Ributti, co-organizzatori dell’evento


 


Non è potuta intervenire, nonostante le assicurazioni della vigilia, il sottosegretario al Ministero della Solidarietà Sociale Cristina De Luca.


 


La De Luca doveva aprire i lavori del convegno, ha poi posticipato alle 15 il proprio intervento e infine è stata costretta a inviare un fax di scuse e di augurio per la mancata presenza. “Sono veramente dispiaciuta di non avervi raggiunto – si legge nella comunicazione del sottosegretario agli organizzatori -, il campo nel quale lavorate riveste una notevole importanza: ritengo che sia segno di grande sensibilità culturale e scientifica il vostro voler confrontare senza pregiudizi sistemi differenti di approccio con la malattia mentale, portando così una accanto all’altra culture diverse, senza doverle valutare in ordine d’importanza. Immagino che già dal vostro lavoro – prosegue poi la De Lucasiano emerse delle interessanti linee di confronto e di studio che, sono certa, saranno d’aiuto alle azioni del Governo. Oggi si tratta di trovare soluzioni efficaci alle sfide più urgenti: l’immigrazione, la povertà, le malattie ed il disagio. Vi sono debitrice di un incontro che mi auguro possa avvenire al più presto, magari ragionando insieme su quello che è emerso dal vostro lavoro e che sarà per me un’utile occasione di confronto”. Un intervento quindi molto partecipe quello del sottosegretario, che è stato infatti apprezzato dai presenti.


 


L’incontro è stato organizzato secondo tre macroaree con un avvio squisitamente teorico nel quale hanno preso la parola esponenti di spicco della psichiatria e dell’antropologia come Bruno Callieri e Sergio Mellina. Successivamente si è passati ad analizzare la situazione pratica lasciando la parola a professionisti alle prese con problematiche psichiatriche transculturali o multiculturali in tutto il territorio italiano. A conclusione dei lavori invece ci si è occupati della dimensione artistica, con la visione del film ‘Il Miracolo’ e il successivo dibattito sul ruolo del ‘sacro’ nella quotidianità con il regista Edoardo Winspeare, la sceneggiatrice Giorgia Cecere e la scrittrice Giovanna Bandini.


I risultati maggiori sono stati ovviamente raggiunti sul lato pratico, se infatti l’approfondimento teorico non è mai completo e necessita sempre di attenzioni, il piano di intervento sul campo è quello che in questo momento è maggiormente in difficoltà. I servizi di salute mentale nel nostro Paese si trovano infatti a confrontarsi con psicopatologie non sempre riconducibili al sistema di pensiero occidentale, troppo spesso ritenuto il culmine di una scala gerarchica piuttosto che il centro di una rete che è naturalmente transculturale. Per questo, per rendere più e meglio ‘operative’ le strutture di assistenza pubblica il convegno organizzato in particolare dal professor Pietro Bria e dal veliterno Emanuele Caroppo (Medico chirurgo, Psichiatra, professore di Psichiatria all’Università Sacro Cuore di Roma e dirigente Medico Psichiatra dell’az. Asl Rm H) ha portato avanti due obiettivi che si stanno concretizzando. Il primo è la ricognizione dei Dipartimenti di Salute Mentale (Dsm) che in Italia si stanno occupando seriamente di etnopsichiatria, il secondo è quello di creare un coordinamento tra queste strutture inserendolo a pieno titolo nell’alveo universitario, con la creazione di un Master gestito dall’Università Sacro Cuore, per quanto riguarda la parte teorica mentre a livello operativo rinsaldando la già stretta collaborazione con l’azienda Asl Rm H che fin dall’inizio ha accolto con convinzione l’idea di Caroppo e Bria.


 


“Alla seconda edizione del convegno – hanno fatto sapere gli organizzatori della giornata di studio presso il Museo Diocesano di Velletri – possiamo dire che è a buon punto la mappatura delle strutture che in Italia si occupano di etnopsichiatria, di salute mentale in senso multiculturale e multietnico. Dai lavori tenuti oggi sta quindi partendo la realizzazione di quel coordinamento che riteniamo fondamentale per un miglioramento dei servizi ai migranti. Un raccordo tra istituzioni e una serie di figure professionali, non esclusivamente del mondo psichiatrico ma anche dell’antropologia e delle realtà del volontariato, che sappia intervenire di più e meglio in favore delle popolazioni non nazionali”.


 


Il tutto senza tralasciare la necessità della sensibilizzazione verso le tematiche multiculturale e quella di creare una sorta di Osservatorio Nazionale di queste tematiche che sono quanto mai attuali. La situazione dei migranti nel nostro paese ma nell’Europa tutta in effetti va assolutamente tenuta in massima considerazione. Le possibilità di ‘non integrazione’ sono tante e sono solo una parte delle cause di problematiche psicologiche nelle popolazioni migranti che possono poi trasformarsi in atteggiamenti di chiusura o aggressivi e in un disadattamento assolutamente pericoloso per queste comunità e per la società tutta.


 


L’ultima parte del convegno, come previsto dal programma, è stata dedicata al ruolo del sacro e della spiritualità nel quotidiano approfondito e dibattuto in seguito alla visione del film ‘Il Miracolo’. Splendido e fruttuoso confronto quello seguito alla visione della pellicola, al tavolo dei relatori infatti erano seduti insieme a Caroppo e Bria artisti come il regista Winspeare, la sceneggiatrice Giorgia Cecere e la scrittrice Giovanna Bandini mentre nella platea gli studiosi e i corsisti rimasti al termine di una lunga giornata di approfondimento scientifico. Praticamente due mondi che potevano considerarsi opposti e che invece se sono dimostrati capaci di interagire e in accordo su gran parte delle questioni legate alla presenza del sacro nella vita di tutti i giorni di molte persone. Questione ovviamente non riconosciuta a livello scientifico ma da tener presente nell’approccio, da parte dello psichiatra, a pazienti portatori di culture diverse e nelle quali probabilmente talune manifestazioni sono fortemente sentite come spirituali.


 


“Non si tratta solo di una ‘traduzione’ – ha commentato a fine lavori il dottor Emanuele Caroppo - , sebbene già questa sia spesso un limite importante al nostro lavoro con i migranti, ma più frequentemente di una vera e propria ‘decodifica’ del vissuto e della cultura della persona che abbiamo davanti”.


 


Nell’occasione è stato anche presentato il volume, fresco di stampa, ‘Antropologia culturale e Psicopatologia – Sistemi di pensiero a confronto’ curato da Pietro Bria ed Emanuele Caroppo con numerosi contributi di studiosi e professionisti vari, edito da Alpes Italia per la sezione Psicoterapia e Cultura.


 


La giornata è quindi terminata con i test di autovalutazione per i medici e gli psicologi intervenuti e con l’arrivederci all’anno prossimo, convinti che qualcosa di importante sia già stato fatto ma che molto altro ancora ci sia da fare perché i servizi di salute mentale sappiano agire in aiuto delle popolazioni migranti abbracciando la sfida multietnica e multiculturale.



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in News: Pregiudizio

di Annamaria RiveraEtnopsichiatria in Italia  


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