La scuola della discordia
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La scuola della discordia

Matilde Giovenale,  10 ottobre 2006

Il ministro Fioroni pone lo stop alla scuola araba di Milano inaugurata ieri senza il beneplacido ufficiale e formale del Ministero e della Regione. Monta la polemica politica

«Senza autorizzazioni non si apre nessuna scuola». Con queste parole, nel pomeriggio di oggi, il ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni ha posto un primo momentaneo paletto al contenzioso sollevatosi in merito all'apertura di una scuola araba a Milano. Il perchè di questa presa di posizione sull'istituto che lunedì ha aperto le porte in via Ventura 4, lo ha spiegato lui stesso a margine di un convegno: «In Italia l'apertura di scuole non si declina in base alla caratterizzazione della scuola stessa, ma si declina nel rispetto delle norme e delle autorizzazioni che devono dare gli enti locali e gli altri organismi preposti. E ciò vale per chiunque. Se la scuola di Milano ha queste autorizzazioni può aprire, altrimenti no». E si da il caso che la scuola araba in questione non possieda ancora l'autorizzazione ufficiale che le consentirebbe di dare il via in modo istituzionale e riconosciuto alla propria attività. I pareri dei Ministeri e delle conseguenti autorizzazioni dell'Ufficio Scolastico Regionale non sono stati infatti ancora rilasciati, fenomeno che molti degli immigrati sostenitori della scuola attribuiscono a una volontà politica mirata a boicottare l'esperienza educativa araba a Milano.
E se l'assenza di un via libera ufficiale è per molti l'unico vero motivo di impedimento a riconoscere l'istituto, per altri la scuola araba di via Ventura è in se stessa una realtà da contestare. Una ventina di militanti della Lega Nord si sono infatti riuniti oggi davanti alla scuola, nel suo secondo giorno di attività, per protestare: "Scuola di Corano mai a Milano" e "Padroni a casa nostra" erano i sofisticati contenuti veicolati dai loro cartelloni polemici. Il piccolo gruppo era guidato dall'eurodeputato Matteo Salvini e dall'assessore regionale all'Urbanistica e Territorio Davide Boni. «Sono loro il problema, non noi - ha detto Salvini -. Anche se avessero avuto o avranno in futuro l'autorizzazione abbiamo grossi dubbi che vogliano insegnare cultura e pace a questi bambini che vengono sfruttati e utilizzati per un atto illegale di ostilità». Secondo Boni, esiste «la volontà di introdurre un sistema religioso che non è culturalmente compatibile con il nostro» e quindi la Lega Nord chiede la chiusura «immediata e per sempre» della scuola.
Naturalmente c'è chi la scuola la difende, da dentro. «I bambini italiani in Egitto vanno alla scuola italiana, perchè i miei bambini egiziani non possono frequentare qui una scuola bilingue?», hanno replicato molti dei genitori dei piccoli iscritti alla "Nagib Mahfuz" (questo il nome dell'istituto dedicato al premio nobel per la Letteratura recentemente scomparso, che accoglie soprattutto scolari di origine egiziana).
In questo animato contesto, un invito al dialogo, che è "possibile se si cercano di riconoscere le ragioni altrui" è stato lanciato dall'Imam di Milano, Abu Imad. Mentre l'Aie, l'Associazione italo-egiziana per lo sviluppo delle relazioni tra i popoli, che da due anni si occupa dell'insegnamento della lingua e della cultura araba nelle scuole comunali, ha preso le distanze dall'idea di una scuola separata. «In sostanza - spiegano dall'Aie - il nostro statuto è contrario all'insegnamento separato e coranico, ed è invece favorevole a una scuola apolitica, aconfessionale, aperta a uomini e donne a italiani e stranieri». Del resto, l'Aie ha aderito a un progetto del Comune di Milano, dell'Ismu e dell'Università Cattolica, diretto dal noto islamista Paolo Branca, e che oggi coinvolge 3-400 bambini, al contrario di quei 'dissidenti', italiani ed egiziani, che si sono invece dedicati al progetto di una scuola araba separata. «Qualcuno forse pensa che si possa seguire, nell'educazione, il sistema delle sanatorie, ma si sbaglia - ha commentato polemicamente il professor Branca, docente di lingua e letteratura araba e di islamistica all'Università Cattolica - Lavorare con i bambini, per di più in un ambiente multiculturale, è' una cosa estremamente delicata, che necessita di personale qualificato».
La questione verrà comunque affrontanta anche in Parlamento, domani infatti durante il Question Time alla Camera, il gruppo dell'Udc chiederà chiarimento al ministro dell'Interno Giuliano Amato sollecitando anche l'immediata redazione della 'Carta dei valori', che sviluppi e diffonda, anche in Italia, un Islam "autentico, perfettamente compatibile con i principi della laicità dello Stato" e che "condanni fermamente tutte le tendenze di stampo jihadista".
http://www.aprileonline.info/204/la-scuola-della-discordia

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