A tutti,
Mi auguro che l'appello vi giunga in un momento di serenità e accenda in voi un interesse e una sensibilità per creare un tavolo di lavoro sulla mediazione culturale:
Carissimi tutti mi chiamo Reda, di origine marocchina, da anni lavoro nella mediazione, con un approccio e una tendenza all'educazione interculturale che a quella che ormai è definita linguistica. Preoccupante è la realtà che si presenta ai nostri giorni intorno alla mediazione. utenti che ne hanno bisogno, istituzioni che sollecitano, ed immigrati senza lavoro disposti ad interferire. risolvendo a volte problemi di non facile soluzione ed in altre creando danni gravi alla risoluzione dei problemi stessi, creandone altri.
Il mio appello si rivolge a tutti i mediatori, gli educatori, e che chiunque lavori nel campo dell'immigrazione in particolar modo a coloro che si trovano a confrontarsi con difficoltà di relazione e scambio socio- culturale. Intorno alla figura dell'immigrato ne girano altre professionali para-operatori che ritardano la tanto attesa società interculturale.
La mediazione culturale si avvale di operatori che per la maggior parte non hanno una qualifica, nè una conoscenza giuridica e normativa, nè tantomeno quella socio-culturale. Alcuni mediatori non sanno parlare l'italiano, altri hanno una situazione giuridica legata al permesso di soggiorno che sono costretti a farlo in modo clandestino. La mediazione non ha ancora una regolamentazione riguardo al compenso per l'attività di mediazione. Alcuni per il decreto flussi si sono travestiti da assistenti mediatori per la compilazione dei moduli: a sole 150 euro. Dimentico di dire che, da noi a Palermo, sono una settimana di lavoro.
Le Questure spesso sono a conoscenza di questi falsi mediatori che chiedono denaro per approfittare dell'ignoranza riguardo la lingua italiana, e che lo stato dovrebbe grantire poichè è l'elemento basilare per il confronto. Le strutture non chiedono più l'intervento del mediatore, ma di persone di riferimento. in alcuni casi i medici si fanno aiutare dai loro colaboratori domestici, se quest'ultimi sono della stessa provenienza, gli assistenti sociali chiamano colleghi o amici che sono in grado di parlare una lingua occidentale conosciuta dal migrante. La polizia, la questura, i comuni preferiscono rivolgersi a sindacalisti stranieri o italiani che lavorano con immigrati. ma quello che non può lasciarvi indifferenti e il lavoro clientelare che ruota intorno alla problematica della mediazione.
Gli anni in cui si parlava di mediazione culturale, e nei quali a noi stranieri sembrava che ciò era una apertura da parte della società italiana, sono svaniti e d'altronde non ci possiamo lamentare poichè sono svaniti riferimenti fondamentali anche per gli italiani stessi. Gli hanni che avevano convinto noi ricercatori, sociologi e operatori del settore che era necessario provvedere per evitare contrasti, conflitti ma soprattutto per garantire diritti ad una fascia di popolazione, la quale tiene il P.I.L interno nei limiti non derisori, sono usciti dall'interesse politico e della società civile.
Non voglio prolungarmi per non annoiare, riassumo facendo un appello: