Se l’Africa si riprende ciò che le spetta
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Se l’Africa si riprende ciò che le spetta


di Raffaele K. Salinari* [da Carta n.3 del 26/01/06]



Restituire l’Africa agli africani: è questa la sintesi del fittissimo programma del Forum sociale mondiale [Fsm] di Bamako, capitale del Mali. Questo «programma» era chiaro sin da Porto Alegre 2005, quando i delegati africani avevano insistito perché il primo esperimento di «tripartizione» del Fsm avvenisse nel loro continente. Non si tratta soltanto di rendere al continente quello che gli è stato tolto quanto a fondi per la lotta alla povertà o all’Aids, e neanche solo di cancellare l’enorme debito accumulato dai popoli africani a causa delle ricette del Fmi o per via dei vari dittatori amici dell’occidente, tutto questo rappresenta, nelle parole di un delegato nigeriano, «un obiettivo minimo». L’ambizione di fondo consiste nel ridare all’Africa il suo ruolo all’interno del movimento altermondialista. Per svolgere questo concetto il Forum è stato dunque diviso in tre aree tematiche. La prima è quella culturale.


A Bamako si è parlato anzitutto di dignità e del riconoscimento culturale, prima che politico, del ruolo dell’Africa nell’arte e nella musica, e di quello che i movimenti africani vogliono avere nel movimento sociale mondiale. Per questo il Fsm è stato coloratissimo, orgoglioso di poter mostrare usi e costumi «indigeni», cioè non ancora schiacciati dal rullo del bio-liberismo.


La seconda area tematica è stata quella che possiamo definire come rapporto tra «colonizzati» e «colonizzatori», non solo nel senso tradizionale del termine, ma di quello attualissimo della «visione d’Africa» che il movimento «bianco» ancora percepisce: un continente bisognoso, debole, incapace di muovere i suoi passi. Contro questi stereotipi il Forum ha discusso di relazioni tra culture, di alterità, ma anche di scelte politiche: come impostare un’attività di cura per i malati di Aids a partire dalle relazioni della «famiglia allargata», come costruire un modello di welfare che tenga insieme, oltre al diritto alla salute, i valori più positivi della prossimità. Non sono mancati ovviamente i temi «internazionali», a partire dalla riflessione sui cinquanta anni dalla conferenza di Bandung che, nel 1955, avviò il Movimento dei Non Allineati, oggi di grande attualità, dati i cambiamenti geopolitici avvenuti in America latina ed in Asia, per arrivare al rapporto tra società civile e Stato, a partire dalla realtà di un continente debole sia nell’una che nell’altra componente.

Su questo tema i contrasti sono ancora forti: da una parte la componente antistatalista del movimento, che giudica la situazione africana paradossalmente positiva proprio per la debolezza dello stato, dall’altra la maggior parte del movimento continentale che invece sceglie la formula della «società forte nella certezza del diritto», chiarendo che lo stato debole ha significato in questi anni solo soprusi. Il dibattito è iniziato, con l’orrizone del forum 2007, di nuovo in Africa.

*Presidente Terre des hommes, consiglio internazionale Fsm



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