Introduzione a un calendario multiculturale a cura di G. Catti - G. Ventura
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PRISMA 2003
Introduzione a un calendario multiculturale
a cura di  G. Catti - G. Ventura



Una storia può servire per comprendere meglio una cosa molto importante, eppure molto semplice: il tempo non ci appartiene. «Due anziani abitarono per lunghi anni la stessa cella e mai vennero tra loro in contesa. Un giorno, uno disse all’altro: “Proviamo a far lite fra noi due come fanno gli altri”. E il frate interpellato disse: “Non so cosa sia una lite”. E il primo: “Ecco: tra me e te metto un mattone e io comincio col dire: questo è mio, e tu rispondi: no, non è tuo, è mio; le liti cominciano sempre in questo modo”. Misero in mezzo un mattone e uno disse: “Questo è mio”, e l’altro rispose: “No, è mio”. E il primo: “Se è tuo, prendilo e va’ in pace”. E non riuscirono a far lite tra loro» (da Le parole dei Padri del Deserto, a cura di Giovanni Vannucci, Milano 1958, pp. 99-100).

Può darsi che tra me e un altro ci sia più che un mattone: ci sia il pianeta Terra, ci sia il cosmo, ci sia lo spazio.

Può darsi che tra me e l’altro ci sia un minuto, ci sia un’ora, ci sia un giorno, ci sia una settimana, ci sia un mese, ci sia una stagione, ci sia un anno, ci sia il tempo. Di chi è lo spazio? Di chi è il tempo?

Seguiamo l’esempio di questi due Padri del Deserto: evitiamo di dire subito che questo spazio è mio, che questo tempo è mio, poiché le liti cominciano sempre in questo modo. Sul pianeta Terra nella nostra epoca dobbiamo fare del nostro meglio per metterci l’uno nei panni dell’altro.


Calendari, lunari e almanacchi


Il calendario è prima di tutto un sistema di divisione del tempo, frutto di convenzioni, di patti, e finalizzato a scopi pratici. In secondo luogo, è una pubblicazione a stampa che reca l’elenco di tutti i giorni dell’anno, suddivisi in settimane e mesi, e con l’annotazione delle ricorrenze civili e religiose.

Con i calendari stiamo attenti al Sole, al tempo che esso impiega nel suo moto apparente tra le stelle dello Zodiaco intorno alla Terra o, in altri termini, al tempo impiegato dalla Terra per compiere una rivoluzione intorno al Sole.

Questo tempo è chiamato anno e a seconda del punto determinato per osservare i passaggi del Sole si distinguono vari tipi di anno: scolastico, accademico, commerciale, giudiziario, finanziario.

Il lunario è un altro sistema di distinzione del tempo, fondato sulle fasi lunari, le lunazioni e l’anno lunare. Ed è anche il libro dei giorni del mese e delle fasi della luna, tradizionalmente arricchito da informazioni varie sui santi, sulle feste ecc.

L’ almanacco, affine al lunario, è in origine un libro che viene donato. L’idea di questo dono è nata nel mondo arabo. Chi riceve un almanacco viene a sapere da una voce amica notizie astronomiche, astrologiche, religiose e storiche; la sua attenzione è attratta verso il Sole e la Luna, le stagioni, gli equinozi e i solstizi.

Un almanacco può integrare il significato del calendario e del lunario. Può dire con voce amica che cosa prova una persona musulmana il venerdì, quando va nella Moschea; che cosa prova una persona israelita il sabato, quando va nella Sinagoga e una persona credente in Cristo la domenica, quando va alla Messa.

Notizie di tal genere si leggono sui libri, e però richiedono il calore di una voce amica affinché si capisca almeno un poco che cosa prova una persona quando prega: la sera, la notte, il mattino; a mezzogiorno, la sera, e ancora al tramonto. Infatti, per conoscere e riconoscere le diverse modalità di concezione simbolica e di organizzazione funzionale del tempo nei calendari, nei lunari, negli almanacchi, bisogna spingersi fino alle soglie dell’esperienza del sacro e del rito.

«... Che cos’è un rito? – disse il Piccolo Principe.
Anche questa è una cosa da tempo dimenticata – disse la volpe ... – ... è quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un’ora dalle altre ore. C’è un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedì ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedì è un giorno meraviglioso! Io mi spingo fino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza» (A. De Saint-Exupéry, Il Piccolo Principe, cap. XXI).

Il calendario civile e i calendari religiosi hanno ritmi, cicli e punti di origine diversi fra loro. I calendari civili possono essere organizzati secondo il ciclo solare (annuale) o il ciclo lunare (mensile), determinando conseguenze differenti sul computo degli anni.

Anche i significati della celebrazione periodica di festività e ricorrenze sono differenti nei calendari civili e nei calendari religiosi. Le modalità di computazione e di organizzazione del tempo tipiche dei calendari civili non corrispondono alla motivazione di rinnovamento della memoria degli eventi fondanti la religiosità nelle differenti confessioni.

È pertanto opportuno uno sguardo panoramico che riesca a mettere gli educatori e gli insegnanti in condizione di percepire le differenti strutture di organizzazione dei vissuti e delle pratiche sociali di attori (adulti e bambini) appartenenti a culture differenti da quella europea, latina e occidentale.

Per questi motivi abbiamo voluto produrre un calendario multiculturale (pur consapevoli di inevitabili approssimazioni).


I calendari nell’Ebraismo, nel Cristianesimo e nell’Islam


Occorre notare prima di tutto che l’anno, nelle tre comunità che riconoscono Abramo quale comune progenitore, non comincia nello stesso giorno. Il Capodanno ebraico cade in autunno, quello musulmano in primavera. Inoltre, gli ebrei, i cristiani e i musulmani contano gli anni della storia a partire da eventi diversi:

Il punto determinato da molti in Israele è suggerito dall’idea della Creazione del mondo. Così, quando un calendario civile segnala domenica 8 settembre 2002, un calendario ebraico segnala il passaggio dall’anno 5762 all’anno 5763 dalla Creazione del mondo.

Il punto determinato da molti credenti in Cristo è suggerito dall’idea della nascita di Gesù, del suo Avvento. Così, quando un calendario civile segnala domenica 1° dicembre 2002, un calendario cristiano segnala la prima domenica di Avvento e quindi l’inizio dell’anno liturgico, un nuovo anno di preghiera nella Chiesa.

Il punto determinato da molti nell’Islam è l’Ègira, cioè l’emigrazione di Muhàmmad, il Profeta, dalla Mecca a Medina. Così, quando un calendario civile segnala venerdì 15 marzo 2002, un calendario islamico segnala il passaggio dall’anno 1422 all’anno 1423 dell’Ègira.


Il giorno di festa settimanale (ebraico, cristiano, musulmano)


È da notare innanzitutto che il giorno, per l’ebreo e il musulmano, non inizia a mezzanotte come per il cristiano, ma al tramonto del Sole, e termina con il tramonto del giorno successivo. Così il sabato ebraico inizia al tramonto del venerdì cristiano e il venerdì musulmano inizia al tramonto del giovedì cristiano (pomeriggio o sera a seconda delle stagioni).

Il giorno della festa settimanale è per l’ebreo, per il cristiano, per il musulmano il tempo dato dal Signore Iddio al popolo, perché questo faccia memoria dell’Evento compiuto dall’altissimo, onnipotente e buon Signore.

L’Evento si ripresenta, non è solo rappresentato; si rivive, non è solo ricordato. Il significato del riposo nel giorno di festa non coincide pertanto con quello di “vacanza” che per tutti indica un giorno vuoto, vacante, da occupare liberamente con attività diverse da quelle dei giorni lavorativi.

Il sabato è per l’ebreo il Giorno del Riposo, voluto da Dio stesso (Genesi 2,3); è segno dell’Alleanza (Esodo 31, 12-17). Ci si astiene da ogni lavoro dal crepuscolo del venerdì fino a quello del sabato. La casa è pulita e abbellita per accogliere il Sabato come si accoglie l’ospite di riguardo. La madre di famiglia al crepuscolo del venerdì accende due candele. In casa si cena e si pranza con gioia, si mangiano i pani benedetti. Nella sinagoga ci si ritrova per studiare la Torah, la Legge di Mosè.

La domenica è per molti cristiani il primo giorno della settimana, il Giorno della Risurrezione del Signore (Matteo 28,1). È dunque il Giorno del Signore ( dies dominica, Apocalisse 1,20). Si partecipa all’Eucaristia nelle comunità. Ci si astiene dalle attività sfavorevoli alla partecipazione consapevole ed attiva all’Eucaristia.

Il venerdì è per il musulmano il Giorno dell’Assemblea. Quando si ode l’invito a pregare si accorre a nominare il nome del Signore, lasciando ogni altra attività (Corano 62,9-11). Il giorno dell’assemblea però non corrisponde necessariamente, come nel caso del sabato ebraico e della domenica cristiana, a un giorno intero di sospensione delle attività lavorative civili.


I calendari delle culture religiose d’Oriente


Per un calendario pienamente interculturale il nostro impegno si allarga mosso dal desiderio di conoscere e di riconoscere universi culturali ancora più lontani, altre mentalità non descritte nella Bibbia o nel Corano, né descritte nei volumi della nostra cultura classica greca e romana.

Il nostro pensiero si rivolge dall’Occidente all’Oriente nelle sue differenti ramificazioni, alla ricerca di altri calendari, lunari e almanacchi.


L’Oriente – Induismo


In realtà gli indiani non chiamano “Induismo” la fede maggioritaria nel loro grande paese; la denominazione più comune è Dharma (armonia, ordine, legge).

L’India è una repubblica federale e ogni stato indiano ha un proprio calendario delle festività, a cui si aggiunge il calendario ufficiale valido per tutta la federazione. Gli anni vengono calcolati, nelle varie regioni, a partire da date differenti: il 58 a.C. (era Vikrama); il 78 d.C. (era Saka); il 248 d.C. (era Kalacuri); il 320 d.C. (era Gupta); il 606 d.C. (era Harsa).

Quando un calendario civile segnala giovedì 21 marzo 2002, il calendario indù segnala il passaggio dall’anno 2057 all’anno 2058, secondo la riforma introdotta dal re Vikrama nel periodo cosiddetto “classico” della storia indiana.

La tradizione indù possiede una cosmologia articolata e suggestiva. Gli universi si formano e si dissolvono in un processo ciclico senza fine; solo l’Assoluto è eterno e immutabile. Le ere cosmiche ( yuga) si succedono in serie di quattro: la prima è un’epoca di virtù e felicità, poi si fanno strada la dissoluzione e la decadenza; nella quarta ed ultima era ( kali–yuga), tutto è dolore, nell’attesa di una nuova età dell’oro.

Anche l’epoca in cui viviamo è un kali–yuga ed è caratterizzata da una grave decadenza morale. Cominciata con la morte di Krishna nel 3102 a.C., finirà tra 427.000 anni.

Gli indù sono abituati a calcolare periodi immensi, giorni e anni divini e umani. Un “anno degli dei” corrisponde a 360 anni umani, ma 100 “anni di Brahma” (cioè la durata completa di un universo) corrispondono a 311.040 miliardi di anni umani.

Per interpretare il calendario delle festività induiste occorre aver presente questo amplissimo respiro degli universi, questa ciclicità vissuta come continua rinascita nella sofferenza, e il bisogno del fedele indù di liberarsi dalla catena delle reincarnazioni per entrare nell’eternità dell’Assoluto.


L’Oriente – Buddismo


La cosmologia buddhista è simile a quella indù: vi sono nello spazio illimitato infiniti mondi che nascono e periscono nell’arco di tempi lunghissimi. Ma se l’universo è immenso, immenso è anche il dolore del samsara, il ciclo continuo delle morti e delle rinascite a cui tutti gli esseri sono soggetti.

Il saggio indiano Siddhartha Gautama scoprì una via di liberazione dalla sofferenza del samsara e per questo è chiamato il Buddha (l’Illuminato). Il dolore dell’esistenza è dissolto dalla diligente e metodica eliminazione di ogni forma di attaccamento o avidità. Siddhartha insegnò questa via a molti, fondando comunità monastiche aperte a tutti, senza restrizioni di casta.

L’era buddhista inizia con la morte di Siddhartha, cioè con la sua entrata definitiva nel nirvana (lett. “estinzione”; ma significa anche “pace” e “gioia”). Poiché il Buddhismo si è diffuso in molti paesi e le date riportate dalle varie tradizioni non coincidono, il computo degli anni è fissato a partire dalla data convenzionale della nascita del Buddha (560 a.C.). L’anno nuovo inizia con l’equinozio di primavera. Quindi, quando il calendario civile segnala giovedì 21 marzo 2002, il calendario buddhista segnala il passaggio dall’anno 2561 all’anno 2562.


L’Oriente – Feste tradizionali cinesi


La spiritualità tradizionale cinese ha origini antichissime, anteriori alla nascita del Taoismo e del Confucianesimo e alla diffusione del Buddhismo. L’idea principale è quella dell’ordine dell’universo: la natura è governata da una suprema armonia che lega insieme il cielo, la terra e l’uomo.

Questa suprema armonia, però, non ha nulla di statico: è un equilibrio dinamico di elementi in perenne divenire. Per avere successo, tutte le attività umane devono seguire il passo di questi ritmi.

Il calendario ufficiale cinese è quello solare di derivazione occidentale, ma riporta anche le date del calendario agricolo lunare, poiché il 75% della popolazione è costituito da contadini che seguono ancora l’antico sistema.

Ciò che caratterizza il calendario cinese tradizionale rispetto a quello occidentale è il fatto che gli anni non sono contrassegnati da un numero ma da una denominazione complessa (ad es., il 1954 è stato “l’anno del Cavallo, fratello maggiore del Legno”).

Gli anni, infatti, vengono riuniti in gruppi di sessanta e denominati in base alla serie dei Cinque Elementi (Metallo, Acqua, Legno, Fuoco e Terra) contati due volte come “fratello maggiore” e “fratello minore”, e in base alla serie dei Dodici Animali (Topo, Bue, Tigre, Lepre, Drago, Serpente, Cavallo, Capra, Scimmia, Gallo, Cane, Maiale). Per i cinesi il 2002 è “She Nian, l’Anno del Serpente”.


Feste civili d’Occidente


Le ricorrenze e le festività civili nella cultura laica si affermano in Europa a partire dall’epoca moderna, insieme alla sempre più diffusa consapevolezza dei diritti civili, politici e sociali e al progresso scientifico e tecnologico.

La graduale affermazione di una mentalità giuridica ispirata a criteri giusnaturalistici ha introdotto in Europa, a partire dagli inizi del XVII secolo, i primi elementi di una codificazione del diritto autonoma e distinta dalle norme e dalle concezioni religiose.

Il principio di giustizia civile e sociale e il principio di osservazione e di verifica sperimentale costituiscono i presupposti concettuali e valoriali della mentalità laica considerata nella sua più ampia accezione, a prescindere dalle diverse declinazioni di orientamento conservatore o progressista che ha assunto nel corso dei secoli successivi.

In questa prospettiva ci sono tre date che scandiscono altrettante tappe di un itinerario storico di sviluppo dei sistemi giuridici in relazione al tema dei diritti umani in Europa:

1598 - Editto di Nantes, relativo alla libertà religiosa;
1848 - Abolizione della schiavitù;
1948 - Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.

La rivoluzione americana (1778) e la rivoluzione francese (1789-1796) determinano in questa prospettiva processi che si ripercuotono successivamente in tutti i paesi europei. Le lotte sociali successive alla generalizzazione del sistema di produzione industriale nel corso del XIX secolo propongono un ulteriore allargamento del significato e del contenuto dei diritti civili in ordine all’emancipazione femminile e ai diritti sociali (istruzione, salute e lavoro).

Il progresso culturale e sociale e l’evoluzione tecnologica possono quindi costituire le chiavi di lettura di un calendario civile laico, un calendario “dei cittadini”, che presenta tante varianti quanti sono gli Stati nazionali e che potrebbe valere come calendario dei cittadini d’Europa.

In questo calendario, ancora solo parzialmente esplicito, trovano posto le differenti feste nazionali che si festeggiano nei diversi paesi europei e che sono legate a eventi della storia moderna e contemporanea dei singoli paesi (come ad esempio per l’Italia è il 25 aprile, festa della Liberazione); il Capodanno (1° gennaio) come Giornata mondiale della pace e come inizio ufficiale dell’anno civile;

– la Giornata internazionale della donna (8 marzo);
– la Giornata internazionale dei lavoratori (1° maggio);
– l’Anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (10 dicembre);
– l’Anniversario della Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia (20 novembre).

All’interno di questo calendario possono trovare posto antiche tradizioni popolari come il Carnevale (nel 2002 nel periodo 7-12 febbraio) o più moderne ricorrenze in qualche modo legate alla civiltà dei consumi (le feste del papà e della mamma).

All’interno dello stesso calendario può figurare anche l’istituzione della settimana corta con la sospensione delle attività lavorative nei giorni di sabato e domenica, a prescindere dalle ricorrenze religiose. È un calendario del tutto particolare anche per un altro motivo: può essere associato o meno a ognuno dei calendari religiosi precedentemente proposti. Si autodefinisce infatti più per sottrazione che per opposizione di significati: si restringe nella dimensione del tempo e dello spazio civile e sociale lasciando facoltà di differenziazione nella definizione o meno di ulteriori significati e qualità culturali e religiose del tempo cronologico e sociale a livello individuale o collettivo.


a cura di G. Catti - G. Ventura

http://www.emi.it/articoli.asp?id=109  

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