BREVE STORIA DEGLI AQUILONI CINESI
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BREVE STORIA DEGLI AQUILONI CINESI



La storia degli aquiloni è tuttora basata su una serie di congetture e ipotesi che cercano di individuarne l’inventore, la provenienza e la forma originaria. L’aquilone affonda le sue radici in tempi antichissimi della storia umana. L’indagine relativa alle sue origini non è cosa semplice: fin dall’inizio, esso era costruito con bambù, carta o seta, materiali molto fragili e facilmente deperibili. I più antichi esemplari di aquiloni a noi pervenuti risalgono a circa 200 anni fa, un’epoca molto recente se comparata alla presunta data di origine dei primi aquiloni, stimata attorno a 2200 anni fa.


LE ORIGINI


La tradizione occidentale attribuisce l’invenzione dell’aquilone ad Archita di Taranto, scienziato greco del V sec.a.C. In realtà, quello di Archita non era un aquilone bensì un oggetto volante assai differente: essa era una colomba di legno in grado di ruotare in aria: era forse sospesa, tramite fili, a un braccio rotante che le imprimeva un movimento rotatorio attraverso un congegno a turbina; o forse era dotata di un meccanismo di lancio con cui si sollevava in aria e continuava poi ad avanzare sfruttando una fonte di energia legata al vapore o all’aria compressa in essa contenuta.
Secondo la tesi oggi più accreditata, il luogo di origine dell’aquilone è la Cina. Vari principi hanno contribuito all’invenzione dell’aquilone: l’osservazione del volo degli uccelli e dello svolazzare delle foglie al vento; il principio delle vele delle barche; l’utilizzo di un tipo particolare di freccia corta a cui era attaccata una cordicella terminante con un sasso, che permetteva il recupero della freccia e della preda stessa, evitando che essa volasse via. Secondo un’altra ipotesi, la nascita dell’aquilone sarebbe stata suggerita da un evento del tutto casuale: un contadino si trovava nei campi ad arare la terra quando un’improvvisa raffica di vento sollevò dalla sua testa il cappello che usava per ripararsi dal sole. Il contadino fu talmente rapido di riflessi da riuscire ad afferrare la cordicella del cappello impedendogli di volare via. Il cappello cominciò a svolazzare in alto, proprio come un aquilone. Il contadino, incantato e divertito dal fenomeno, lo mostrò agli abitanti del villaggio e ciò suggerì loro l’invenzione dell’aquilone.
Numerosi testi attribuiscono l’invenzione dell’aquilone a Mozi, eminente statista e filosofo del periodo delle Primavere e degli Autunni (770-476 a.C.). Dalle fonti esaminate, tuttavia, emerge un dato importante: l’aquilone di Mozi era costruito in legno e aveva al suo interno un meccanismo in grado di farlo volare. Esso riceveva forse la spinta iniziale da un arco con cui veniva lanciato in aria; a quel punto avanzava grazie al meccanismo interno finché, esaurita la spinta aerostatica, cominciava lentamente a cadere, planando. Il nibbio volante di Mozi non era dunque un aquilone nel senso classico del termine: esso può essere considerato una delle forme originarie dell’aquilone, avendo suggerito all’uomo l’idea della forza aerostatica necessaria al prolungamento della durata di stabilità in aria.


LE FUNZIONI


Fino alla dinastia Tang (618-907) gli aquiloni erano utilizzati quasi esclusivamente in ambito militare, ad esempio per segnalare pericoli ai soldati e per chiedere rinforzi.
Il ruolo ludico degli aquiloni si affermò definitivamente a partire dalla dinastia Tang: la carta divenne un materiale facilmente reperibile e a basso costo: molti cominciarono a costruire da sé i propri aquiloni, prima appannaggio della corte imperiale. Inoltre, in un’epoca prospera e pacifica come quella Tang, le festività popolari tradizionali conobbero un generale rilancio e gli aquiloni si guadagnarono subito un posto d’onore all’interno di esse.


RUOLO POLITICO-MILITARE


Il primo caso dell’uso bellico di aquiloni, di cui si abbia testimonianza scritta, risale all’epoca Han quando il generale Han Xin, a capo dell’esercito di Liu Bang, fabbricò un aquilone per misurare l’esatta distanza che lo separava dal palazzo da espugnare, in modo da costruire poi un tunnel sotterraneo per penetrarvi.
Nel 549, l’imperatore Wu dei Liang, con tutta la sua corte, era stato accerchiato nella città di Tai dal generale nemico Hou Jing. Essendo completamente rotti i collegamenti tra l’interno e l’esterno, l’imperatore fece costruire un aquilone a cui collegò una missiva con urgente richiesta di truppe ausiliarie. L’aquilone volò alto sopra l’accampamento, ma fu avvistato dai ribelli di Hou Jing che, credendolo un demone, lo abbatterono con le frecce. La richiesta di aiuto non giunse e la città di Tai cadde sconfitta.
E ancora, nel 781, le armate di Tian Yue avevano accerchiato la città di Linming. Il generale Zhang Bei, a capo della resistenza della città, fece costruire un aquilone nel quale nascose una missiva con richiesta di aiuto, nella speranza che esso raggiungesse le truppe ausiliarie. L’aquilone sorvolò l’accampamento nemico, giunse alle truppe che, in breve, riuscirono a sconfiggere l’esercito di Tian Yue e soccorrere la città di Linming.


RUOLO NELLA RICERCA SCIENTIFICA


Dall’epoca Song gli aquiloni cominciarono a essere equipaggiati con involucri di polvere da sparo (inventata dai Cinesi già in epoca Tang) e quattro grandi petardi. Una volta sollevati in cielo, volavano sull’accampamento nemico, mentre la serpentina di incenso al loro interno accendeva il fuso che faceva poi esplodere la polvere da sparo. Questo tipo di aquiloni aveva quasi sempre forma di corvo, per cui veniva chiamato Corvo del fuoco di Dio.
Gli aquiloni erano anche usati per trasportare oggetti: si dice che i quattro petardi del Corvo del fuoco di Dio fossero in grado di trasportare 500 grammi di esplosivo per una distanza pari a 300 metri. Secondo le cronache, inoltre, un grosso petardo poteva emettere, una volta colpito, un pacco di esplosivo di circa 10 centimetri di diametro sull’accampamento dei nemici.
In epoca Ming gli aquiloni erano usati anche per testare il comportamento dei venti, per studiare l’atmosfera e per condurre esperimenti scientifici che altri mezzi non erano in grado di attuare.
Nello stesso periodo vi fu un uomo chiamato Wang Gu che sognava di viaggiare nello spazio. Egli installò 47 razzi su una sedia e vi si sedette, tenendo due aquiloni, uno per mano. Il suo piano consisteva nell’accendere i razzi che, a suo avviso, lo avrebbero sollevato in aria portandolo nello spazio. L’esperimento purtroppo fu fallimentare. Wang Gu tuttavia può essere considerato il primo uomo ad aver intuito l’uso della polvere da sparo come forza di propulsione.


RUOLO LUDICO


A partire dall’epoca Tang gli aquiloni si diffusero anche tra il popolo diventando ben presto uno dei passatempi più comuni di bambini e adulti.
L’epoca delle Cinque Dinastie vide lo sviluppo degli aquiloni sonori, ancor oggi costruiti e diffusi in tutta l’Asia. L’invenzione degli aquiloni sonori si deve a Li Ye, che costruiva aquiloni per la corte imperiale.









esempio di aquilone sonoro


Un giorno, Li Ye ebbe l’ingegnosa idea di applicare sull’aquilone un archetto di bambù munito di una corda di seta. Durante il volo, il vento faceva vibrare la corda e l’aquilone agiva come una sorta di cassa di risonanza, producendo un suono simile a quello dell’arpa: da ciò il termine fengzheng (arpa eolica), il più diffuso oggi per indicare gli aquiloni. A seconda dello strumento applicato essi assumevano nomi differenti. Era possibile anche fissare a un aquilone archetti di diverse dimensioni in modo da creare una vera e propria orchestra sinfonica celeste. Agli aquiloni sonori è attribuito il potere di scacciare gli spiriti malvagi e, a questo scopo, sono spesso appesi ai cornicioni delle case per proteggerne gli abitanti con il suono emesso allo svolazzare nel vento.
Gli aquiloni trovarono ben presto un posto d’onore anche all’interno delle festività tradizionali. Durante la Festa del Doppio Nove, ad esempio, si svolgevano vere e proprie competizioni di aquiloni: lo scopo del gioco era spezzare la cordicella dell’avversario e, per questo, molti aquiloni erano muniti di lame di rasoio. Quando due aquiloni si scontravano e le cordicelle si attorcigliavano, il giocatore doveva manovrare la sua con destrezza in modo da tranciare quella dell’avversario.
Durante la Festa delle Lanterne si confezionavano carcasse cilindriche di bambù, poi ricoperte con garza o carta colorata, per costruire lanterne illuminate all’interno da candele. Le lanterne, in serie di due, tre o cinque, venivano poi fissate alla corda dell’aquilone con un gioco di puleggia e sollevate in cielo di notte, creando un vero e proprio treno di luci. Questa pratica, molto diffusa in epoca Tang, venne più volte proibita a causa dei numerosi incendi dovuti alla caduta delle lanterne sui prati.


RUOLO DIVINATORIO


Marco Polo, che fu in Cina attorno al 1285, ci lascia un ampio resoconto del sollevamento umano tramite aquiloni in una nota al suo Milione. Egli racconta che, quando una nave deve intraprendere un viaggio, l’equipaggio costruisce un grande aquilone che verrà usato a scopo divinatorio per conoscere l’esito della spedizione. Esso è costituito da un graticcio rettangolare in vimini, collegato a otto corde, a loro volta unite a una grande fune. Fatto questo, cercano un ubriaco o un folle (perché nessuno in pieno possesso delle proprie facoltà mentali si sarebbe sottoposto all’esperimento) e lo legano alla struttura, dandole poi corda in modo da sollevarla in alto. Ciò viene fatto quando tira un forte vento. Il pronostico viene interpretato così: se l’aquilone si solleva dritto verso il cielo allora la spedizione avrà buon esito; se, al contrario, l’aquilone non è in grado di partire allora il viaggio sarà oppresso da avversità. In questo caso l’equipaggio rinvierà la data della partenza.


RUOLO MAGICO-SIMBOLICO


Fin dalla loro origine, gli aquiloni hanno assunto determinati significati simbolici: per secoli, l’altezza raggiunta da un aquilone rappresentava il successo economico del proprietario e spesso il loro volo simbolizzava un auspicio per il futuro.
Esiste una tradizione in Cina chiamata fang huiqi (scacciare la sfortuna). Il modo di procedere è il seguente: prima di far volare l’aquilone, il proprietario vi scrive sopra tutte le sofferenze, preoccupazioni e calamità che lo affliggono. Lanciatolo, l’uomo ne taglia la corda facendolo scomparire nel cielo, nella speranza che anche tutte le sfortune scompaiano con esso. Se però l’aquilone cade nel cortile di un’altra famiglia, la sfortuna ricadrà su questa. Il proprietario dell’aquilone sarà dunque tenuto a far visita alla famiglia che ha ricevuto l’oggetto, portando dei doni e ponendo le proprie scuse, in modo da avere indietro l’aquilone. In caso contrario, la famiglia in questione dovrà distruggere e bruciare l’aquilone per scacciare da sé la cattiva sorte.


La diffusione dell’aquilone dalla Cina ad altri Paesi avvenne, per merito di missionari e mercanti, secondo diversi percorsi: il primo verso la Corea e il Giappone; il secondo verso la Thailandia, l’Indonesia, la Malesia e le isole del Pacifico e il terzo, attraverso l’India, in Europa per via terra o per via mare.
Le prime informazioni sull’aquilone sono state tramandate in Europa da Marco Polo nel suo Milione, ma l’aquilone, in forma di semplice losanga, comparve solo all’inizio del ‘500: ben 17 secoli dopo rispetto alla sua nascita in Cina.


Stefania Cavallaro


http://www.cinaoggi.it/arte/vario/aquilonicinesi.htm



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