Da via Quaranta al liceo
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12-09-2005 - Milano, con il velo in un liceo le ragazze della scuola araba


DI ALESSIA GALLIONE e TERESA MONESTIROLI


MILANO - Sarà il loro primo giorno di scuola italiana. In un liceo statale, in una classe mista. Le compagne con l'ombelico di fuori e loro con il velo. I compagni con i pantaloni a vita bassa e loro con l'abito fin sotto il ginocchio. Per quattordici ragazze egiziane della scuola araba di via Quaranta oggi inizia il cammino verso l'integrazione. In un'aula dove si parla solo italiano, con insegnanti che seguono i programmi approvati dal ministero.


Dopo la bufera scoppiata l'anno scorso quando le famiglie chiesero l'istituzione di una "classe con il chador" all'istituto Agnesi - il progetto fu bloccato dal ministro dell'Istruzione Letizia Moratti - , la comunità di via Quaranta fa il primo passo verso l'inserimento dei ragazzi nelle scuole statali. E mentre le istituzioni ancora discutono sul futuro della scuola illegale che sta chiedendo la parità, alcuni genitori hanno deciso di accettare le regole del nostro sistema scolastico.


Le studentesse hanno frequentato per un anno un corso integrativo finanziato dalla Provincia e, a luglio, hanno sostenuto gli esami di idoneità in alcune scuole pubbliche. Ora sono pronte all'inserimento in un liceo statale: alcune hanno scelto l'indirizzo linguistico, altre quello delle scienze sociali, altre lo scientifico-tecnologico. "Sono le prime che vanno nelle scuole italiane - spiega il direttore di via Quaranta Ali Sharif - e speriamo che non facciano troppa fatica a stare al passo con gli altri".


Le prime, ma non le ultime. La comunità infatti vorrebbe istituire una scuola straniera, in attesa del riconoscimento della parità, che arrivi fino alla terza media. "Dopo, gli studenti sceglieranno se tornare in Egitto o proseguire nelle scuole italiane - spiega il direttore - . Noi vogliamo che i bambini non perdano il legame con la loro cultura e che studino l'arabo almeno fino alle superiori". Ma per il presidente della Provincia, il diessino Filippo Penati, "i responsabili della scuola devono ammettere che quella esperienza deve essere superata e intraprendere un percorso verso l'integrazione".


Ancora incerto invece il destino degli altri 500 bambini che oggi non potranno tornare sui banchi di via Quaranta, dopo che il Comune di Milano ha chiuso la scuola per motivi igienico sanitari. Ieri il direttore Sharif ha incontrato la maggior parte delle 200 famiglie per decidere cosa fare. La linea stabilita, al momento, è quella dell'istruzione paterna. I genitori si organizzeranno per accogliere quattro o cinque bambini in casa e occuparsi personalmente della loro formazione, in attesa di una soluzione. Che potrebbe arrivare già oggi quando il prefetto Bruno Ferrante incontrerà i rappresentanti della scuola araba e il direttore scolastico regionale Mario Dutto. Un primo vertice, dopo che la comunità ha lanciato un appello a tutte le autorità milanesi chiedendo un incontro per "spiegare la nostra verità".


(12 settembre 2005)

da www.Repubblica.it  


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