NEL RITMO DEL RITUALE… Ritmi e rituali nello sviluppo
Elaborato di ricerca relativo a tematiche psicopedagogiche curate dagli autori citati in itinere
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NEL RITMO DEL RITUALE…
Ritmi e rituali nello sviluppo



Elaborato di ricerca relativo a tematiche psicopedagogiche curate dagli autori citati in itinere


di LAURA TUSSI


L’obiettivo di tale ricerca è dimostrare l’importanza del ritmo e della ritualizzazione nella vita infantile, sostenendo l’ipotesi della linea di sviluppo che parte dai ritmi comportamentali che il neonato manifesta fin dai primi giorni di vita, si sviluppa nella ritmicità che caratterizza i primi rapporti tra madre e bambino, per consolidarsi nell’importanza delle ritualizzazioni nella vita infantile e familiare.
Negli anni 60 e 70 emerge il modello di neonato non passivo. Il bambino è un essere autoorganizzantesi, con potenzialità innate, capace di influire sul mondo circostante con il proprio comportamento. Le attività spontanee del neonato presentano particolari organizzazioni temporali e ritmiche. Questa ritmicità permette al bambino di esercitare controllo sul mondo e dare ordine al proprio agire. Questo favorisce l’interazione tra neonato e genitore, rendendo i comportamenti infantili più prevedili e facilitando la soddisfazione dei bisogni.


Il ritmo


La ritmicità è un fenomeno dinamico, la successione ordinata di eventi simili che si ripete con periodicità, presentando particolare organizzazione temporale. Differentemente i ritmi biologici sono sincronizzati con l’alternanza notte/giorno: il ritmo sonno veglia, l’andamento della temperatura, la pressione arteriosa, il battito cardiaco e la respirazione. La ritmicità caratterizza la vita umana dalla fase prenatale in cui il feto è esposto a diverse esperienze ritmiche: le pulsazioni dell’aorta, la respirazione della madre, la sua voce. Alla nascita il neonato presenta ritmi fisiologici policiclici che nel corso dello sviluppo tenderanno a sincronizzarsi nel ciclo notte/giorno. Alcuni stereotipi ritmico-motori come succhiare le mani, battere i piedi, sono funzioni di controllo dei movimenti. Secondo Piaget il ritmo permette all’individuo di acquisire controllo crescente sulle sue azioni e uno sviluppo delle abilità motorie. Dopo i sei mesi cala la frequenza degli stereotipi e subentra una funzione comunicativa. Il bambino acquisisce la capacità di rispondere a stimoli esterni con movimenti meglio organizzati e finalizzati, liberandosi dei ritmi innati e acquisendo nuove forme per comunicare.  
In una funzione compensatoria, i bambini che hanno ricevuto maggiori stimolazioni hanno quantità di stereotipi inferiori a quelli cullati, scossi, presi in braccio, fatti saltellare per minor tempo. Risulta evidente il rapporto tra frustrazioni e comportamenti ritmici. Le frustrazioni, la fame, i suoni, le situazioni di instabilità affettiva, la presenza di un ambiente arido di stimoli costituiscono fattori che tendono ad aumentare l’attività ritmica.


Il pianto e le stimolazioni, le interazioni, le percezioni ritmiche


La prima forma di espressione vocale del neonato per influire sull’ambiente sociale è il pianto, perché l’adulto è particolarmente sensibile ad esso e alla sua struttura ritmica: la quantità, l’alternanza e le pause, fattori determinanti per la madre al fine di comprendere l’origine del pianto. Wolff ha individuato tre modelli di pianto corrispondenti a differenti stati del bambino. La fame, la collera, il dolore differenziano il pianto con l’organizzazione e la scansione temporale, le pause e le inspirazioni. Anche la suzione è un complesso di azioni con cui il bambino succhia il latte con diverse funzioni. La funzione alimentare come meccanismo innato per soddisfare il bisogno biologico dell’alimentazione.
La funzione compensativa è evidente dall’effetto calmante che la suzione di un “ciucciotto” esercita sul pianto, calmando tensione e malessere.
La funzione conoscitiva è tale in quanto la bocca è il primo strumento per esplorare l’ambiente, infatti il bambino succhia tutto ciò che lo interessa. Il carattere ritmico della suzione ha una funzione legata all’allattamento, in quanto essa è ritmicamente sincronizzata con deglutizione e respirazione. Le pause durante la suzione hanno lo scopo di attirare l’attenzione della madre.
La sensibilità alle stimolazioni ritmiche, come gli stimoli dell’ambiente intrauterino, le pulsioni vascolari, il battito del cuore, la respirazione e la deambulazione esercitano un'influenza importante nello sviluppo del feto. Infatti subentrano implicazioni per i nati prematuri privati nelle incubatrici degli stimoli ritmici dell’ambiente uterino.
Gli esperimenti mostrano che gli effetti calmanti degli stimoli ritmici permettono migliori interazioni con la madre. Salk ha ipotizzato che nell’utero il bambino associa il battito del cuore con lo stato di tranquillità e attua un esperimento per dimostrare l’effetto calmante. Pone un gruppo di neonati in una sala dove si ode il battito cardiaco dell’adulto e un altro gruppo in uno spazio privo di suoni. I risultati si sono verificati sorprendenti in quanto piangevano meno i bambini sottoposti al suono. Secondo Montagn il dondolio rassicura il bambino perché nel ventre materno viene automaticamente cullato dai movimenti della madre. Il dondolamento ha anche una funzione sociale comunicativa, perché il bambino cullato sa di non essere solo. Durante i primi sei mesi di vita il bambino è coinvolto in attività interattive in cui è presente l’organizzazione temporale. Tutti i giochi in cui la madre propone comportamenti ripetuti e ritmati, comportano la percezione ritmica e l’acquisizione del linguaggio. Il bambino presta attenzione agli aspetti ritmico-temporali dei comportamenti materni e tende a modificare il ritmo dei propri comportamenti per  mantenere l’interazione con la madre. Il neonato dal secondo al terzo mese discrimina la differenza tra varie sequenze ritmiche. La funzione di qualsiasi abilità percettiva è quella di permettere la partecipazione attiva del bambino all’interazione con la madre e gli adulti nella percezione del linguaggio, nella comprensione e acquisizione. Infatti le parole sono realtà fonetiche articolate in una struttura temporale, in cui i neonati si muovono in sincronia con i cambiamenti sonori, dimostrando che l’organizzazione temporale del linguaggio induce alla sincronizzazione dei movimenti.
Gli interventi espressivi della madre e le ritmicità d’interazione in sincronia con le pause della suzione nell’allattamento sono espressioni materne in sincronia con le fasi d’attenzione del bambino. Lo sviluppo del rapporto tra madre e bambino a livello comunicativo si basa su tre fattori:


 L’organizzazione ritmica dei comportamenti del bambino che li rende prevedibili
 La capacità della madre di adattare propri interventi ai ritmi del bambino
 Le capacità percettive del bambino


Quando avviene questa integrazione si verifica il vero dialogo a diversi livelli:


1. La madre attua una comunicazione a livello semantico e attribuisce diversi significati alle espressioni del bambino
2. Il bambino agisce una comunicazione ritmico-temporale


Il rituale nelle relazioni sociali dell’infanzia e nel gioco


I rituali del saluto, del presentarsi, del sorridere e del baciare costituiscono comportamenti che garantiscono terreno comune per tutti gli esseri umani e facilitano la comunicazione. Bonino definisce ritualizzazioni le azioni sensomotorie evolutesi in segnali mediante ripetizione, semplificazione mimica dei movimenti con funzione di tipo comunicativo e sociativo. Secondo Huxley il rituale ha tre funzioni:
 sociativa, facilita le relazioni umane e fonda il legame affettivo
 controllo dell’aggressività, manifestandola tramite canali e forme non lesive per l’altro
 affermazione e rafforzamento della propria identità


I comportamenti ritualizzati sono una componente importante nella vita del bambino in tre aree:

     1. riti di legame o sociativi come lo scambio di doni (offerta di cibo),
     mostrare oggetti in proprio possesso come componente aggressiva
     di ostentazione della proprietà e i ritmi di saluto.


     2. Rituali di aggressività come far finta di minacciare l’aggressione
     nell’esibizione di sé e del proprio coraggio, quali elementi finalizzati a controllare
     le scariche violente, manifestandole in comportamenti non lesivi.


     3. Riti di gioia, ballare, saltare, cantare con caratteristiche di rumorosità e vistosità.

Nel bambino, nei confronti dei coetanei, è assente la ritualizzazione personale nei primi anni di vita che aumenta nella scuola materna e diminuisce nella scuola elementare per l’aumento delle capacità comunicative. Nel rapporto con l’adulto la ritualizzazione è presente dai primi mesi. L’adulto propone attività ritualizzate e questo dimostra che prima dei tre anni il bambino non manifesta comportamenti ritualizzati, ma li condivide e dopo i tre anni inventerà le sue ritualizzazioni. Nello sviluppo il bambino ha desiderio di essere autonomo e prova il timore dell’altro che lo porta a desiderare protezione, in un’ambivalenza paradossale. La ritualizzazione nelle relazioni sociali ha la funzione di favorire la comunicazione, quando le diversità potrebbero impedirla e controllare emozioni e paure. Il bambino si dedica al gioco spontaneamente senza scopi precisi, con coinvolgimento emotivo e affettivo. Vengono ritualizzati giochi simbolici, giochi di movimento, filastrocche, recitate con una funzione di controllo della realtà, strutturando l’ordine delle cose con un ritmo magico. Nei giochi di finzione il bambino riproduce azioni e comportamenti adulti. I copioni di comportamento assumono la funzione di rituali che permettono di acquisire le proprie e altrui regole di comportamento. I comportamenti ripetuti presentano un alto valore simbolico per i membri della famiglia. Rappresentano la loro cultura di gruppo, trasmettendo valori e finalità al nucleo famigliare: il rituale contribuisce alla preservazione dell’identità famigliare, attribuendo ai membri senso di appartenenza.

Esistono varie categorie di rituali famigliari. Le tradizioni famigliari con anniversari, compleanni, pranzi speciali e visite ai parenti agiscono la funzione di promuovere maggiore coesione famigliare. Le celebrazioni quali matrimoni, funerali e battesimi comprendono i riti di passaggio e danno senso di appartenenza alla famiglia e alla comunità sociale. Le interazioni ritualizzate come il trattamento degli ospiti, le attività della sera, il saluto, il coricarsi rappresentano rituali che aiutano a definire ruoli e responsabilità e che soddisfano i bambini i quali ottengono attenzione e vicinanza dai genitori. La favola della buona notte è il rituale più diffuso anche se sostituiti dalla televisione…
  

Laura Tussi
email:tussi.laura@tiscalinet.it

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