IL PARADOSSO DELL’ILLUSIONE La creazione di una presenza
Elaborato del saggio di D.W. Winnicott, Gioco e Realtà
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IL PARADOSSO DELL’ILLUSIONE
La creazione di una presenza


Elaborato del saggio di D.W. Winnicott, Gioco e Realtà


di LAURA TUSSI


Oggetti e fenomeni transizionali


I bambini appena nati portano tutto alla zona orale per stabilire un contatto con essa. Con la crescita subentra la tendenza di far entrare un oggetto diverso da sè nel modello personale. Per il bambino può emergere l’oggetto di importanza vitale al momento di dormire, quale difesa contro l’angoscia. Questo simulacro è l’oggetto transizionale su cui il bambino assume tutti i diritti e viene trattato con affetto, al bambino sembra che dia calore e assomiglia al seno della madre, ma non deve essere di materiale fragile in quanto egli deve scaricare su di esso la propria aggressività.
L’oggetto ed il fenomeno transizionale appartengono al regno dell’illusione, in quanto rappresentano uno stato di fusione embrionale per il bambino con la madre e nel rapporto materno.
Il gioco come formulazione teorica in psicoterapia è un altalenarsi tra paziente e psicoterapeuta, con lo scopo di portare il paziente da una fase di non gioco al gioco. La relazione tra gioco e masturbazione avviene quando il bambino gioca e l’elemento masturbatorio è assente, per cui il gioco è assente quando nell’infante l’eccitazione è in aumento. Il gioco possiede una realtà spaziotemporale, in un ambito spaziale che varia rispetto al rapporto con la madre. Il gioco è una forma di sanità, poiché porta alla relazione di gruppo, facilitando lo sviluppo psicoaffettivo. Il bambino che gioca si trova in un’area fuori dall’individuo, in quanto si serve dell’oggetto del mondo esterno per una realtà personale. Il gioco è un’attività creativa alla ricerca di sé. Mentre si gioca si è creativi e si fa uso della propria personalità. Infatti quando l’individuo è creativo scopre se stesso. La creatività è la maniera che l’individuo ha di incontrarsi con la realtà esterna. Il senso di futilità per l’individuo deriva dall’idea che niente sia importante. Il mondo è riconosciuto come un qualcosa in cui ci si deve inserire. Mentre vivere con creatività è una situazione di sanità, invece la compiacenza è la patologia della vita. L’uso dell’oggetto è l’entrare in rapporto tramite identificazione. Solo il paziente possiede la risposta di come si entra in rapporto con l’oggetto. Nell’entrare in rapporto con l’oggetto il paziente comprende che certe modificazioni abbiano luogo quando l’oggetto assume il suo significato e qualcosa del soggetto si ritrova nell’oggetto. Il bambino crea l’oggetto, ma l’oggetto era lì per essere creato e divenire tale, investito di carica: questo è il paradosso illusorio della creazione oggettuale.


La sede dell’esperienza culturale: il luogo in cui viviamo.


Il gioco non fa parte della realtà né interna, né esterna. Ma dove è il gioco? Il bambino fa uso dell’oggetto transizionale come un non-me. Il paradosso consiste nel fatto che l’oggetto è simbolo dell’unione tra madre e bambino e l’uso di questo oggetto simbolizza l’unione al punto in cui inizia il loro stato di separazione. Lo spazio potenziale è il luogo dove l’esperienza culturale è ubicata. L’esperienza culturale inizia vivendo in modo creativo e si manifesta col gioco. L’uso di questo spazio potenziale è determinato dall’esperienza di vita per cui il giocare porta all’esperienza culturale. Nella crescita emozionale esiste sempre un rapporto con la situazione ambientale. Non può mai sussistere indipendenza dall’ambiente e non può esserci realizzazione personale senza società. La società è basata su membri psichicamente sani in quanto deve contenere quelli malati. L’idea dell’adolescenza è collegata a quella dell’infanzia. Se nella fantasia della prima crescita subentra l’idea di morte, allora in adolescenza si vivrà il concetto di uccisione, con l’ansia di crescere e di prendere il posto dei genitori come fatto oppressivo. 
Winnicott descrive l’itinerario dello sviluppo dell’individuo dalla dipendenza all’indipendenza, con predilezione per il termine paradosso quando definisce l’oggetto transizionale come oggetto creato dal bambino, ma che esiste già nel mondo.
Winnicott individua nel paradosso il luogo della ricerca psicologica e della psicoterapia, in quanto la vita va scandita nella condivisione di un paradosso. Il messaggio paradossale provoca stupore, ma contemporaneamente attrae. Secondo Quine la definizione di paradosso è qualsiasi conclusione che sembra assurda, ma che ha argomenti a sostenerla. Luine distingue in paradosso veridico, ossia un’affermazione che nella sua assurdità asserisce il vero e paradosso falsidico, ossia un’affermazione assurda in apparenza e che dimostra fallacia nella dimostrazione.
I paradossi più insidiosi sono le antinomie che producono autocontraddizione mediante modalità di ragionamento accettate. Il tema di Winnicott è la relazione tra madre e figlio, dove la madre per proteggere il figlio si adatta ai bisogni del neonato. L’esperienza dell’illusione consiste nel paradosso d’illusione del neonato di aver creato il seno. A partire dall’illusione di aver creato il mondo, l’individuo si avventura a scoprire ciò che lo circonda, nell’accettazione della realtà. L’oggetto transizionale non fa parte né della realtà esterna, né interna, è un oggetto di importanza vitale per il bambino al momento di andare a dormire, come difesa contro l’angoscia. Questo oggetto è soggetto e oggetto contemporaneamente, è sogno e realtà. L’attenzione per il paradosso si ha quando il bambino crea l’oggetto, ma l’oggetto era lì in attesa di essere creato e di essere investito di carica



Lo spazio potenziale


Nello spazio potenziale nasce l’esperienza dell’illusione. Se non sussiste quest’area si avvia l’inizio della schizofrenia, perché questo ambito potenziale costituisce la fiducia verso il reale.
Per Winnicott l’ambiente familiare si adatta ai bisogni del bambino: l’ambiente all’inizio significa madre. L’adattamento dell’ambiente ai bisogni del bambino lo protegge da pressioni ambientali violente. Se l’ambiente fallisce, durante la fase di dipendenza dell’infante, quest’ultimo può sviluppare malattie legate all’ambito delle psicosi. Il neonato vive una fase di dipendenza assoluta, ma al contempo è indipendente perché è un essere che si sviluppa autonomamente. Per Winnicott il bambino sano cresce nella salute psicofisica che lo conduce alla maturità. La salute è legata alla capacità dell’individuo di vivere nel campo interrmedio tra sogno e realtà, questo significa vivere in modo creativo.
La solitudine è un requisito, è una capacità della maturità che deve essere raggiunta, infatti il paradosso ultimo è l’esperienza dell’infante di stare solo pur in presenza della madre e consiste nella contraddizione tra solitudine soggettiva del bambino e la presenza oggettiva della madre. In questa fase considerare la solitudine del bambino significa alludere al suo rapporto con la madre. Lo stare soli in presenza di una madre aiuta il bambino a elaborare gradatamente l’assenza reale ed effettiva di lei, anche tramite l’oggetto transizionale e la creatività.
 

nome:Laura cognome:Tussi email:tussi.laura@tiscalinet.it

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