«Il razzismo va bloccato sul nascere» Verona, il pm Papalia sulle motivazioni della sentenza che accosta i leghisti al nazismo
LUCA FAZIO
Il tribunale di Verona, in base alla legge Mancino, ha condannato a sei mesi di reclusione per istigazione all'odio razziale sei esponenti della Lega di Verona che nel 2001 avevano lanciato una violenta petizione contro i rom. Tra loro anche Flavio Tosi, capogruppo della Lega veronese, che ieri ha polemicamente rivendicato la sua «diversità» tutta padana. Ma sono le motivazioni della sentenza, ormai celebre, che adesso fanno discutere. Perché, secondo i giudici, la condotta dei sei leghisti imputati presenta similitudini «con il primo periodo del nazionalsocialismo, in particolare l'idea di discriminazione fondata sulla differenziazione etnica, razziale e nazionale». Ne abbiamo parlato con il procuratore capo di Verona Guido Papalia, la bestia nera dei leghisti. Addirittura nazismo?
Questa sentenza, così come si è deciso a livello internazionale, ha un senso preciso: per bloccare il razzismo in maniera efficace bisogna intervenire alla sua nascita e quindi bloccare anche la propaganda quando è solo agli inizi. Applicare queste norme vuol dire porsi il problema di evitare derive di un certo tipo. Anche nella Germania, poco prima del nazismo, si è creato consenso attraverso l'emarginazione del più debole e del diverso.
D'accordo. Ma il parallelo con l'ascesa del nazismo non le sembra un po' esagerato?
No. E' calzante. Per dimostrare che certe condotte possono portare a fenomeni di un certo tipo abbiamo chiesto la consulenza di una storica, Marcella Filippa, ed è risultato evidente che prima dell'avvento del nazismo si sono verificati comportamenti simili.
Da quindici anni certe manifestazioni della Lega si basano sul differenzialismo razziale...però è la prima sentenza che si esprime con queste motivazioni.
In questo processo abbiamo individuato dei fatti specifici, c'erano manifesti e parole d'ordine con le quali si diceva espressamente di voler cacciare gli zingari. E' evidente che si tratta di incitamento all'odio razziale.
Il caso degli zingari è emblematico. Si potrebbe dire che sostenere che gli zingari rubino i bambini - è successo a Lecco, e tutti ci hanno creduto - è un accusa che presenta similitudini addirittura con la caccia alle streghe.
Infatti. Nella mia requisitoria ho sostenuto espressamente che anche tra le vittime esiste una sorta di gerarchia. Tanto è vero che dello sterminio degli zingari nei campi di concentramento si è saputo solo in seguito, e moltissimi non sono nemmeno stati risarciti. Se a Verona avessimo letto sui cartelli di cacciare gli ebrei ci sarebbe stata l'insurrezione totale, invece quando si tratta di zingari la maggioranza rimane totalmente indifferente.
I leghisti attaccano la sentenza minimizzando, a sentir loro avrebbero solo difeso l'identità veneta. Di fronte alla miserie della propaganda, una sentenza che scomoda il nazismo non rischia di ottenere l'effetto contrario?
Noi facciamo processi per far rispettare le leggi e la legge deve essere rispettata soprattutto quando di mezzo ci sono i più deboli. Le polemiche non servono, è un livello che non ci riguarda e non ci interessa.
La Lega è un partito razzista. Non trattandosi di un pregiudizio che appartiene a una sola persona - come dice la sentenza - ma a un gruppo politico, in teoria da quindici anni ci sarebbero gli estremi per lo scioglimento...
A livello giuridico ci sono valutazioni che vanno fatte solo quando si verificano fatti penalmente rilevanti, l'altra...è una questione politica, non va fatta a me questa domanda.
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