A capo dell'Unicef - lettera di preoccupazione da parte del Movimento per la Salute dei Popoli circa la designazione di Ann Veneman a Direttore Generale dell’UNICEF a partire da maggio 2005
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A capo dell'Unicef



martedì, 12 aprile, 2005









Il Movimento per la Salute dei Popoli, allarmato dalla designazione della Sig.ra Ann Veneman - precedentemente Ministro dell’Agricultura degli Stati Uniti - come nuovo Direttore Generale dell’UNICEF esprimendo forti preoccupazioni e invita a spedire una email-lettera di protesta in quanto "oltre alla non qualifica adeguata, la signora Veneman si è caratterizzata nelle sue precedenti esperienze per aver messo i profitti aziendali al di sopra del diritto dei popoli al cibo.

LA MISSIONE DELL’UNICEF E’ DIFENDERE I BAMBINI: DIFENDILA!

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LETTERA DI PREOCCUPAZIONE

Una lettera che esprime preoccupazione da parte del Movimento per la Salute dei Popoli circa la designazione di Ann Veneman a Direttore Generale dell’UNICEF, a partire da maggio 2005.


Al Segretario Generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, e ai membri del Consiglio Esecutivo del Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF):

Il Movimento per la salute dei Popoli (PHM) è stato messo in allarme dall’apprendere che la signora Ann Veneman, precedentemente Ministro dell’Agricultura degli Stati Uniti, è stata nominata nuovo Direttore Generale dell’UNICEF. E’ deplorevole che il processo per la nomina del Direttore dell’UNICEF sia avvolto nel segreto e non preveda nessun meccanismo di partecipazione a individui o ONG impegnati sui temi del benessere, salute e diritti dei bambini, e che non esista un ambito di discussione dove i vari candidati, prima della loro nomina, possano far conoscere i loro obiettivi o i programmi su cui intendono impegnare l’agenzia.(1)

Appare chiaro che il processo di designazione lascia al governo degli Stati Uniti la parte del leone nella decisione su chi scegliere come Direttore dell’UNICEF. Già questo dovrebbe essere oggetto di discussione tra tutti gli osservatori. Come è ben noto, gli Stati Uniti e la Somalia sono gli unici due paesi che si sono rifiutati di firmare la Convenzione dell’ONU sui Diritti dei Bambini. Stante la pratica statunitense di negare fondi alle agenzie delle Nazioni Unite di cui gli Stati Uniti disapprovino la direzione (UNESCO; UNFPA, OMS ecc.) possiamo immaginare le pressioni a cui il Segretario Generale sarà stato sottoposto affinchè venisse nominata la signora Veneman.

In mancanza di un processo trasparente e informativo per selezionare il Direttore Generale, la comunità sanitaria internazionale è costretta a stimare quanto la signora Veneman sia adatta a guidare l’UNICEF sulla base delle sue prestazioni precedenti in questioni riguardanti la salute dei bambini. Dall’esame dell’informazione disponibile pubblicamente, il PHM ritiene che sarebbe grave mancanza di scrupoli starsene in silenzio mentre alla signora Veneman viene dato l’incarico di vigilare sulla salute e il benessere dei più vulnerabili tra noi tutti, i bambini.

La formazione della signora Veneman e la sua esperienza di legale aziendale nell’agrobusiness non le danno una qualifica adeguata al pesante compito di essere la guida dell’agenzia con maggiori responsabilità per i diritti dei bambini in tutto il mondo. Come titolare del Ministero dell’Agricoltura degli Stati Uniti, o come Segretario del Department of Food and Agriculture della California, o come Sottosegretario Aggiunto agli Affari Internazionali nel Ministero dell’Agricoltura, la signora Veneman non ha offerto prove del suo interesse per i bambini del mondo o per la loro salute e il loro benessere. Al contrario, le sue prestazioni in quegli incarichi si sono caratterizzate per aver messo i profitti aziendali al di sopra del diritto dei popoli al cibo (Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti Umani, articolo 25). Una filosofia e una pratica di questo tipo ribalterebbero quasi sei decadi di orgogliosa storia umanitaria dell’UNICEF e sarebbero disastrose per i bambini del mondo.

Uno dei maggiori disastri per i bambini del decennio passato sono state le sanzioni ONU contro l’Iraq, seguite dall’invasione e dall’occupazione di quel paese. Il Direttore dell’UNICEF precedente, la signora Bellamy, fece un appello perché venissero ritirate quelle sanzioni, responsabili secondo le stime della morte di 500.000 bambini. La signora Veneman non ha espresso analoga preoccupazione. Anzi, in quanto Ministro dell’Agricoltura, nel 2003 ha nominato Daniel Amstutz a capo del processo di ricostruzione agricola in Iraq. Ora, per usare le parole di Kevin Watkins, ex direttore strategico di Oxfam, “mettere Daniel Amstutz come responsabile della ricostruzione agricola in Iraq equivale a mettere Saddam Hussein alla presidenza di una commissione per i diritti umani. Questo signore ha tutte le migliori opportunità per far prosperare gli interessi commerciali delle compagnie cerealicole americane e sfasciare il mercato iracheno, ma è singolarmente mal attrezzato per guidare lo sforzo di ricostruzione in un paese in via di sviluppo.”(2) Questo incarico da parte della signora Veneman non è di buon augurio per i bambini dell’Iraq né, come futuro Direttore Generale dell’UNICEF, è una dimostrazione della sua sollecitudine nei loro confronti.

In qualità di negoziatrice dell’Accordo di Libero Commercio in Nord America (NAFTA), la signora Veneman ha contribuito a scrivere le regole che hanno gettato in povertà milioni di bambini messicani. Il NAFTA ha codificato le dure politiche neoliberali che hanno spazzato via leggi e protezioni conquistate dai lavoratori messicani nel corso di decenni. Il confine tra il Messico e gli Stati Uniti, nella Mexicali Valley, è caratterizzato da condizioni di lavoro infantile dure e in peggioramento, da abitazioni deplorevoli attorno alle fabbriche, da un aumento dell’inquinamento ambientale, dalla mancanza di infrastrutture educative e sanitarie per i lavoratori e le loro famiglie, e specialmente per i bambini più piccoli.(3)

L’atteggiamento della signora Veneman verso il bambino lavoratore comprende anche i campi e gli orti del suo stesso paese. Quando Human Rights Watch cercò di ottenerne l’appoggio a proposito di emendamenti da apportare alla legislazione USA (Legge sui Giusti Standard Lavorativi e altre proposte), l’allora Ministro dell’Agricoltura Veneman respinse sdegnosamente le loro preoccupazioni. Sembra cioè che il futuro Direttore Generale dell’UNICEF non sia stata toccata dai rischi per la salute e la sicurezza in cui incorrono i i minori che lavorano nell’agricoltura, siano essi l’esposizione ricorrente ai pesticidi, il limitato accesso ai servizi igienici e all’acqua potabile, le condizioni di lavoro rischiose o che inducono malattie e incidenti, i bassi salari e le lunghe ore di lavoro, gli effetti del lavoro agricolo sull’educazione, e i rischi particolari per le bambine, inclusi molestie e assalti sessuali.(4)

La signora Veneman non brilla nenche per il rispetto dei diritti delle minoranze etniche negli Stati Uniti. Quando gli agricoltori afroamericani vinsero una causa contro il Ministero dell’Agricoltura per trattamento ingiusto nella concessione di sussidi e prestiti, il ministero spese più di 12 milioni di dollari per ribaltare questo storico giudizio. Sotto la direzione della signora Veneman, il ministero spese meno del 25% dei fondi a disposizione per gli agricoltori di colore. Il ministero non ha mai ammesso che le sue politiche fossero razziste, non ha mai chiesto scusa, e continua a far guerra agli agricoltori. Ma politiche razziste non dovrebbero essere tollerate da nessun governo, e potrebbero creare il caos in un contesto internazionale come le Nazioni Unite.(5)

Le linee politiche portate avanti dalla signora Veneman circa la protezione della salute, specialmente rispetto all’epidemia della ‘mucca pazza’ (encefalopatia spongiforme bovina), sono state deboli. Anziché sostenere un approccio che mettesse la salute al primo posto adottando il principio di precauzione, l’attività del Ministero dell’Agricoltura USA si concentrò sul minimizzare le perdite finanziarie delle industrie di allevamento e distribuzione della carne. La signora Veneman rassicurò la popolazione affermando che la carne non aveva problemi quando ancora i test fatti erano pochissimi, e si oppose a che gli animali macellati venissero contrassegnati con l’indicazione del paese d’origine. Il Ministero dell’Agricoltura infatti rifiutò ai grossisti di carne il permesso di certificare il bestiame secondo criteri internazionali di alto livello, nel timore che anche i consumatori degli Stati Uniti avrebbero richiesto garanzie di protezione più severe.(6) Tenendo conto che uno dei compiti del Ministero dell’Agricoltura è di acquistare grandi quantità di carne per le mense scolastiche, questa antipatia per le verifiche sugli approvvigionamenti nazionali di carne mette in evidenza come la preoccupazione per la salute dei bambini sia stata rimpiazzata dalla preoccupazione per la salute dei profitti dell’industria macelliera.

Forse dove meglio si mostra la sollecitudine della signora Veneman per l’agrobusiness a discapito della salute della gente è nel suo inequivocabile appoggio ai cibi geneticamente modificati e all’industria biotech. Nonostante ogni evidenza del contrario, la signora Veneman dichiarò a una conferenza della FAO che le biotecnologie “ridaranno vigore alla crescita della produttività del raccolto agricolo e di altre derrate alimentari e renderanno l’agricoltura più sostenibile dal punto di vista ambientale”. La signora Veneman aveva fatto parte della direzione di Calgene, l’azienda che ha prodotto i primi pomodori OGM immessi in commercio: una volta arrivata al Ministero dell’Agricoltura, la signora ha continuato la politica che promuove l’introduzione di OGM in campo aperto, e tra il 1987 e il 2002 ne ha approvato la semina in circa 40.000 siti, respingendo solo il 3,5% delle richieste di approvazione. La sua gestione delle due ‘crisi’ sugli OGM scoppiate nel periodo del suo mandato (la Starlink e il mais ProdiGene) ha portato a rimborsi da 20 milioni di dollari e 3,5 milioni di dollari rispettivamente per le due corporazioni, e a nessuna norma sull’etichettatura o altre disposizioni a protezione dei consumatori. Con una mossa che fa presagire una opposizione all’esistenza di punti di vista diversi tra i membri dell’UNICEF, il Comitato Consultivo sulle Biotecnologie, nominato dalla signora Veneman nel 2003 escluse di proposito le principali organizzazioni di agricoltori anti-biotech. I suoi commenti che incalzavano l’Unione Europea perché ritirasse il bando sulle importazioni di cibo OGM, e che chiamavano “vergognosi” i paesi africani che non vogliono donativi di derrate OGM non prelavorate, sono stati ampiamente riportati. Tali commenti mostrano l’incapacità di riconoscere la validità di sensibilità culturali diverse, che dovrebbe essere un tratto fondamentale per chi occupa posizioni internazionali delicate come la direzione dell’UNICEF.(7)

Quando il Ministero dell’Agricoltura USA fu fondato a metà del XIX secolo, il Presidente Abramo Lincoln lo chiamò “il ministero del popolo”, poiché era al servizio della metà circa della popolazione, impegnata nel lavoro dei campi. Centocinquant’anni dopo, gli americani che lavorano come agricoltori sono una frazione minima e il ministero oggi rappresenta soprattutto interessi corporativi. La gestione Veneman in questo ministero è servita solo a intensificarne il controllo da parte delle corporazioni.(8) In una agenzia come l’UNICEF la cui ‘base’ è costituita da bambini, che hanno una limitata capacità di auto-rappresentazione, è urgente che coloro che parlano in loro nome e ne rappresentano gli interessi abbiano un passato che li qualifica per questo compito.

Non intendiamo affermare che il futuro della signora Veneman all’UNICEF si possa predire semplicemente rileggendo la sua storia all’agricoltura: non sarebbe corretto. Tuttavia, in uno dei suoi pochi commenti rilasciati dopo la nomina a proposito del suo nuovo incarico, la signora Veneman dichiarava in una conferenza stampa che la salute riproduttiva e l’educazione “non erano importanti per la missione dell’UNICEF.”(9) Come sa chiunque abbia esperienza della salute e del benessere dell’infanzia, la possibilità per una madre di accedere all’assistenza per e all’educazione sulla salute riproduttiva, compresa l’educazione sanitaria e lo spaziamento tra le nascite, è in realtà un fattore determinante per la salute del bambino. Una simile malaugurata introduzione alla nuova amministrazione UNICEF scatena un forte allarme in tutti coloro che hanno a cuore il benessere dell’infanzia.

Nel prossimo periodo, l’UNICEF dovrà affrontare parecchie sfide che richiedono una decisa presa di posizione in difesa dei bambini e dei loro diritti. Le differenze tra l’approccio che cerca la massimizzazione dei profitti delle corporazioni e quello che massimizza la salute e il benessere dell’infanzia sono enormi, rispetto a temi come:
 i diritti dei bambini al cibo, alla casa, all’educazione, alla salute e all’infanzia stessa;
 la commercializzazione dei sostituti del latte materno;
 l’accesso delle donne all’informazione e ai servizi sulla salute riproduttiva e sullo spaziamento delle nascite;
 l’accesso ai farmaci anti-retrovirali e altri farmaci per i bambini HIV positivi e per le loro famiglie;
 la fornitura di cibo, supplementi alimentari e medicamenti non testati o insufficientemente testati contro la presenza di OGM;
 gli effetti sulle famiglie e sull’infanzia delle politiche commerciali neoliberali di ‘libero’ commercio;
 la privatizzazione dell’acqua, l’accesso all’acqua e le malattie da diarrea;
 la contaminazione industriale e le malformazioni e disabilità congenite;
e molti altri ancora.

In un mondo dove muoiono ogni anno 11 milioni di bambini sotto i cinque anni soprattutto per mancanza di medicamenti semplici, acqua pulita, ambiente non pericoloso, e nutrimento adeguato, parlare a nome dei bambini e difenderne i diritti significa domandare che le corporazioni e i governi rispondano a queste richieste e si dedichino a risolvere questi problemi. In un mondo in cui gli esperti sanitari stimano che 6 milioni di quei bambini potrebbero essere salvati da interventi a tecnologia semplice del costo di 7 miliardi e mezzo di dollari (che sono meno del 2 per cento del bilancio annuale della difesa negli Stati Uniti), parlare a nome dei bambini e difenderne i diritti significa opporsi alla dannosa e devastante espansione delle spese militari e all’uso della forza militare per risolvere i problemi.

Come persone che parlano a nome dei bambini e ne difendono i diritti, sentiamo l’urgenza e l’obbligo di far sentire la nostra grande preoccupazione per la nomina della signora Ann Veneman a Direttore Generale dell’UNICEF. Il Movimento per la Salute dei Popoli e le ONG con una lunga storia di promozione del benessere e dei diritti dell’infanzia non permetteranno che l’integrità del più rispettato organismo internazionale dedicato al benessere dei bambini del mondo venga messa in pericolo. Se da un lato auspichiamo di impegnarci strettamente e produttivamente con la nuova leadership dell’UNICEF, e di continuare la collaborazione con i solerti funzionari degli uffici UNICEF territoriali, dall’altra non esiteremo ad opporci attivamente alla realizzazione di politiche inefficaci nell’eliminare le 30.000 morti prevenibili di bambini al giorno, e le altre minacce al benessere dell’infanzia.

Come persone che parlano a nome dei bambini e ne difendono i diritti, chiediamo anche che il Segretario Generale delle Nazioni Unite cambi la pratica corrente, che premia nazioni potenti dando loro la possibilità di fare nomine politiche per posizioni importanti, sostituendola con un processo trasparente e partecipativo che garantisca una leadership professionale, sollecita e competente all’UNICEF e alle altre agenzie. Il processo attuale diminuisce la democrazia, macchia l’immagine delle Nazioni Unite, e mette ancor più in pericolo la già precaria esistenza della maggioranza dei cittadini del mondo.

Firmato:
Ravi Narayan, Coordinatore del Segretariato Globale, Movimento per la Salute dei Popoli (PHM)

Primi firmatari:

Fran Baum PHM Pacific, Australia and New Zealand
B. Ekbal, PHM India
Edelina De La Paz, PHM South East Asia
Jihad Mashaal, PHM Middle East
Arturo Qizhpe, PHM South America
David Saunders, PHM Southern Africa
Sarah Shannon e Lanny Smith, PHM North America
Pam Zinkin, PHM Europe
Prem John, Asian Community Health Action Network (ACHAN)
Zafrullah Chowdhury, Gonoshasthaya Kendra (GK)
Maria Hamlin Zuniga, International People's Health Council (IPHC)
Nadia Van der Linde, Women's Global Network for Reproductive Rights, WGNRR
Claudio Schuftan

(per firmatari successivi, vedi al sito www.saveunicef.org/save_unicef_form.htm.


Note:
1. Richard Horton, “UNICEF Leadership 2005-2015: A Call for Strategic Change,” The Lancet, December 4, 2004.
2. Bill Berkowitz, “Iraq’s Agriculture Czar,” Z Magazine, September 2003, http://zmagsite.zmag.org/Sept2003/berkowitz0903.html.
3. David Bacon, The Children of NAFTA: Labor Wars on the U.S./ Mexico Border, 2004, University of California Press.
4. Letter from Lois Whitman, Children’s Rights Division, Human Rights Watch, to Ann M. Veneman, U.S. Secretary of Agriculture, February 8, 2001, http://hrw.org/campaigns/crp/farmchild/veneman_letter.htm.
5. Environmental Working Group, Obstruction of Justice: USDA Undermines Historic Civil Rights Settlement with Black Farmers, 20 July 2004, http://www.ewg.org/reports/blackfarmers.
6. Philip Mattera, USDA Inc: How Agribusiness has Hijacked Regulatory Policy at the US Department of Agriculture, Corporate Research Project of Good Jobs First, July 23, 2004, http://www.agribusinessaccountability.org/pdfs//289_USDA%20Inc..pdf.
7. Mattera, USDA, Inc.
8. Matera, USDA, Inc.
9. “Nominee Says Reproductive Health Not Relevant to UNICEF Mission,” 1/21/2005, http://cebo.org/2005_01_01_unnews_archive.html.


(Traduzione di Elena Medi)



People’s Health Movement

People’s Health Movement Secretariat (Global)
c/o Community Health Cell
# 367, “Srinivasa Nilaya”, Jakkasandra, Main Block
Koramangala, Bangalore – 560 034 India

PHM-USA
c/o Hesperian Foundation 1919 Addison St #304
Berkeley, CA-94704 USA

Per informazioni su questa lettera e sul processo di designazione, scrivi a
phm@hesperien.org


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