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OBIETTIVI DEI BELLIGERANTI
Fra il 1949 e il 1950 le tensioni all’interno della Corea erano aumentate a causa delle difficoltà di trovare un compromesso, che permettesse la riunificazione della Corea. La guerra civile scoppiò quando Kim Il Sung ordinò all’esercito nord-coreano di invadere il Sud, prendendo a pretesto il rifiuto del presidente della Corea del Sud di accettare le elezioni generali per la riunificazione del paese. |
LA SITUAZIONE
Nel clima esasperato della guerra fredda e della conseguente crescente tensione fra Stati Uniti e Unione Sovietica, la questione coreana sembrava non trovare una soluzione accettabile per le due parti: possedimento giapponese dal 1910, la Corea era stata divisa al termine della seconda guerra mondiale in due zone di influenza e di occupazione, russa e americana, a nord e a sud del 38° parallelo. Le due nazioni vincitrici avrebbero dovuto assicurare e difendere il cammino del paese verso la democrazia, attraverso libere elezioni: già nel 1947 gli Stati Uniti avevano chiesto all’ONU di verificare le possibilità di unificazione del paese. L’anno successivo, però, il confine del 38° parallelo era divenuto definitivo: al nord si era difatti costituita la Repubblica Popolare di Corea sotto la guida di Kim Il Sung, comunista e filosovietico, mentre al sud Syngma Rhee era stato nominato presidente della Repubblica di Corea. Il nord aveva come capitale Pyogyang, il sud Seoul. La situazione nello scacchiere si aggravò con la costituzione nel 1949 della Repubblica Popolare Cinese; nel settembre dello stesso anno la commissione dell’ONU concludeva i suoi lavori, dopo il fallimento di tutti i tentativi i unificare il paese, ammonendo sui pericoli di un’imminente guerra civile, già preannunciata dalla continua serie di scaramucce di confine fra i due eserciti. |
LO SCONTRO ARMATO |
1950 |
Nella notte del 25 giugno l’artiglieria del nord aprì il fuoco per preparare l’attacco di circa 80.000 uomini diretto verso Seoul. L’ONU convocò immediatamente il Consiglio di Sicurezza e, fallito il tentativo di far sospendere le operazioni, offrì il suo aiuto al paese attaccato (l’URSS in quel momento era assente dal Consiglio in segno di protesta contro il mancato riconoscimento della Cina Popolare da parte dell’ONU). Agli Stati Uniti, che già avevano spostato nella zona la settima flotta, si affiancarono 17 paesi aderenti all’ONU, fra cui Gran Bretagna, Australia, Canada e Turchia. Sotto la guida del generale Douglas MacArthur le truppe dell’ONU riuscirono a rallentare l’avanzata nemica, dilagata nella Corea del sud dove resisteva solo la testa di ponte di Pusan, per poi riprendere l’iniziativa con una controffensiva lanciata il 25 settembre con lo sbarco a Inchon, che in breve ricacciò gli invasori sino alle frontiere della Cina. Fino a quel momento la Cina aveva osservato una rigida neutralità, preannunciando però il suo intervento se le truppe dell’ONU avessero superato il 38° parallelo e minacciato il confine cinese. Inviò pertanto in Corea oltre 180.000 "volontari", che in breve ricacciarono le truppe dell’ONU al di là del 38° parallelo facendo svanire le speranze di MacArthur in una facile vittoria. |
1951 |
All’inizio del 1951 il fronte venne stabilizzandosi, mentre MacArthur lanciava i suoi cacciabombardieri a reazione – utilizzati per la prima volta in un conflitto in campo aperto – contro le basi nemiche in territorio cinese. Il presidente americano Harry Truman, che sino a quel momento aveva appoggiato la conduzione della guerra di MacArthur, nel timore di un allargamento del conflitto (McArthur si dichiarò più volte favorevole all'uso delle armi nucleari) preferì sostituirlo con il più moderato Matthew B. Ridgway, iniziando pochi mesi dopo trattative fra le parti per una conclusione concordata del conflitto. |
Un trattato di pace lungo 45 anni |
1951 | In giugno e luglio cominciarono i negoziati di pace a Panmunjon. |
1953 |
Dopo due anni di lavori, spesso interrotti, il 27 luglio veniva firmato a Panmunjon un armistizio che, sancendo il ritorno allo status quo lasciava inalterata la questione centrale dell’assetto del paese: la Corea rimase divisa e il confine fu riportato al 38° parallelo, cioè dove era stato fissato nel 1948. |
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1991 | accordo di non aggressione e di cooperazione economica | |
1998 | Le trattative per la riunificazione delle Corre sono tuttora in corso. |
Il costo della guerra
La guerra provocò 1.027.409 morti e 1.474.717 feriti, ma altre stime (dati) parlano di 4.000.000 fra militari e civili morti e feriti; furono distrutte il 43% delle strutture industriali del paese e il 33% delle abitazioni. |
La grande paura
Il mondo rimase con il fiato in sospeso, temendo lo scoppio di un nuovo conflitto mondiale con l’uso delle nuove bombe sperimentate durante la seconda guerra mondiale a Hiroshima e Nagasaki. Sul piano politico internazionale comportò invece la rottura delle relazioni diplomatiche fra Cina e Stati Uniti, e un sempre maggiore coinvolgmento di questo paese nell’area che avrebbe determinato il successivo, massiccio intervento a favore del Vietnam del Sud nel corso degli anni ’60. ![]() ![]() |