Buone prassi addio?

Domanda

Sono una insegnante di sostegno della scuola primaria. Nella giornata di oggi ho partecipato al GLHI dove, con urgenza, sono stati discussi alcuni casi di alunni del nostro istituto.
In mancanza, come tutti ormai sappiamo, di risorse umane e perciò di ore aggiuntive di sostegno, il nostro dirigente ha suggerito metodologie alquanto eticamente valide, dal mio punto di vista: decurtare ore di sostegno ad insegnanti che seguono due bambini in un'unica classe per darle a "chi è più in bisogno" con il suggerimento agli stessi insegnanti di poter *portare fuori dalla classe i due bambini* (a cui verrebbero tolte delle ore) *insieme* e "recuperare" così la mancanza.
Le domande che mi pongo sono moltissime. Eccone alcune:
- In itinere anno un dirigente può togliere delle ore di sostegno ad
alunni disabili?
- E' legale portare fuori dalla classe contemporaneamente due alunni
disabili? A fare che cosa se la disabilità è molto diversa? Le
famiglie devono essere informate?
- C'è, con questa mossa, la possibilità reale di creare classi
differenziate per i disabili? Già a partire dalla primaria?
Per gli insegnati, come me, che hanno sempre creduto all'importanza delle "Buone Prassi" del famoso e saggio Salvatore Nocera è veramente  un momento di fallimento di tutti gli ideali!!!
Se possibile vorrei ricevere informazioni legislative da poter consultare.
Grazie

Risposta

E' la politica! La necessità della politica: nella sua capacità di unire gli individui in un progetto comune e far capire che i più deboli hanno necessità maggiori ed è un compito che compete a tutti, perché questi sono figli di tutti.

Che il 3 dicembre si manifesti sul diritto della disabilità le cui finalità sono quelle di ridurre le differenze tra gli  individui e impedire le discriminazioni sociali ed economiche applicando il principio dell'obbligo della solidarietà sociale. Come senza la completa realizzazione ed applicazione del diritto della disabilità, vengono meno diritti quali il diritto dell'uguaglianza sostanziale, ma anche i diritti alla salute, alla mobilità, allo studio o al lavoro per un importante numero di cittadini, vorrei dire di cittadini "qualificati", ossia appartenenti alle categorie più deboli. E come gli ordinamenti democratici per verificare la propria capacità di essere tali, devono misurarsi con i problemi di sopravvivenza, si sviluppo della propria personalità e di inserimento sociale, posti dai cittadini disabili che incontrano, per sorte, le condizioni di vita più difficili. E, come rispondere a questa sfida,  significa per le società democratiche, dimostrare di essere tali.
Facciamolo, magari insieme a Pietro Barbieri della FISH a cui ho già inviato la mia richiesta .Un discorso politico di spessore di fronte a questa specie di politica spettacolo, anzi di cattivo spettacolo, altrimenti ci dobbiamo rassegnare perché l'aria che tira è quella di mettere il bavaglio anche ai magistrati, che sono gli unici rimasti a difendere i diritti dei nostri figli.
Salvatore Nocera
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