Giornata mondiale sulla disabilita': ma noi in che societa' viviamo?
Magari riuscissimo a guardare la realtà con occhi più lucidi e più compassionevoli verso tutti, perché l'umanità non ci abbandoni mai e tutti riscopriamo dentro di noi lo spirito che ci può far
volare sulle miserie quotidiane
di Lucia M. M. Olivieri
Sognare una società diversaSognare una società diversa © n.c.
Si celebra oggi in tutto il mondo la Giornata dedicata alla disabilità, un appuntamento a livello mondiale che dovrebbe rappresentare un momento di riflessione e discussione sulla disabilità sotto
i vari fronti: politico, civile, sociale, educativo, medico.
Già qualche giorno fa mi ero trovata a riflettere, dopo la denuncia sull'ennesima barriera architettonica di un nostro concittadino, ultima in ordine di tempo ma non certo isolata, sulla ipocrisia
di certe celebrazioni "annuali" a fronte di una certa superficialità nella gestione dello spazio pubblico in cui viviamo.
Ma le barriere architettoniche sono solo uno degli aspetti di illegalità - uso un termine volutamente forte e di cui mi pare a volte si abusi perfino - rispetto al trattamento che politica e
società riservano ad alcuni cittadini, che ci ostiniamo a chiamare "diversi": che società è quella che permette, a volte nascondendosi dietro patetiche scuse, l'occupazione dei parcheggi destinati
a chi ha problemi di mobilità ("tanto 5 minuti dovevo stare, giusto giusto ora deve venire questo handicappato?"), o che tace davanti ai tanti tagli destinati all'assistenza, o che alza la voce
sbraitando quando viene "beccato" qualche furbetto della 104 ma poi si rassegna e volta la testa davanti ai problemi quotidiani e a volte gravissimi delle famiglie che devono assistere un malato e
sono abbandonate da tutti?
A questa società, in questo giorno particolare, voglio dedicare una poesia del poeta, giornalista e scrittore Ermanno Eandi, sperando che la riflessione sul tema, nei giorni in cui il Censis
riporta l'immagine di un'Italia impoverita e avvelenata dal rancore, ci porti a guardare la realtà con occhi più lucidi e più compassionevoli verso tutti, perché l'umanità non ci abbandoni mai e
perché tutti riscopriamo dentro di noi lo spirito che ci può far volare sulle miserie quotidiane.
***
SEDIA A RUOTE
Sono immobile eppure mi muovo,
corro, volo, salto,
m’innalzo con la mia fantasia
e raggiungo vette altissime.
Da lì vedo la mia voglia di rivincite,
l’autenticità di essere me stesso,
lontano da quel che sono
ma vicino alla mia pura sensibilità.
A volte vedo gli altri
correre da fermi con i pensieri inariditi,
che fingono di capirmi
con il loro falso compianto
di chi non vola più o, peggio, non ha mai volato.
Dalla mia sedia a ruote spuntano le ali,
faccio capriole nella mente,
mi piaccio e capisco:
che è meglio avere un corpo senza corpo
che una testa senza testa.
Ermanno Eandi
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