Cara ministra Fedeli, non permetta che a una disabile si neghi la gioia di socializzare

Il Fatto Quotidiano del 30-05-2017



Gentilissima ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli,

Le scrivo per chiedere il suo diretto intervento affinché la figlia della signora Anna Giordano, affetta da un ritardo che non comporta alcuna difficoltà dal punto di vista della deambulazione, possa partecipare a una gita scolastica. Le chiedo, a tal proposito, di fare in modo che possa essere riorganizzata una nuova gita cui la ragazzina possa partecipare quale momento importante di socializzazione e di svago assieme ai suoi compagni, dato che, cosa molto grave, la scuola si è dimenticata di informare la mamma della gita.

Credo che non ci si possa dimenticare di avvertire la famiglia, visto che comunque le famiglie devono fornire l’autorizzazione. Non crede? Le posso assicurare che, da persona affetta da tetraparesi spastica, e da blogger che segue principalmente questi temi, provo profonda amarezza. Non smetterò di dare voce a certe realtà penalizzate, non per forza legate al mondo della disabilità.

Di seguito riporto la lettera che la signora Giordano mi ha inviato.

Come ogni giorno, anche il giovedì della scorsa settimana ho accompagnato mia figlia a scuola. Frequenta la terza media ad Amantea. Arriviamo insieme all’insegnante di sostegno che, appena dentro, ci dice che i compagni non c’erano: “Sono andati in gita e chi non ci è andato non viene a scuola”. Mi sento gelare. Vedo mia figlia indietreggiare, poggiarsi al muro ed esclamare: “Mamma, sono andati in gita”. 

Così scopro che quella mattina le terze classi erano partite alla volta della Sicilia per tre giorni. Resto zitta, per evitare scenate davanti a mia figlia e vado via. Ma non prendo pace: continuo a vedere l’espressione dispiaciuta di mia figlia. Torno a scuola e chiedo alla professoressa di uscire nel corridoio. Le chiedo come mai io non fossi stata informata della gita. Lei mi guarda, allarga le braccia e risponde: “Non ci abbiamo pensato“. Le rispondo che avrebbero dovuto avvisarmi eccome, e che la decisione sarebbe spettata a me. Prendo mia figlia e vado via. 

Informo il mio avvocato dell’accaduto e poi chiamo la dirigente. Le racconto quanto appena successo e lei, prima di pronunciarsi, chiama (così mi dirà nella telefonata successiva) la responsabile di plesso che si occupa anche delle gite, e l’insegnante di sostegno. La responsabile di plesso dice di aver dato comunicazione all’insegnante di sostegno. Quest’ ultima risponde di averlo dimenticato. 

Dimenticato?? Le gite si organizzano molto tempo prima. Delle gite si parla a lungo e, soprattutto, si consegna ai ragazzi il modulo di adesione da far firmare. A me non è stato assolutamente consegnato. In quella telefonata, la dirigente si scusa con me. Da allora, però, nessuno ha ritenuto di avere alcun contatto con me. Né l’insegnante né nessun altro. Il silenzio assoluto è calato sulla scuola. Non è stata una dimenticanza, sono convinta che sia stato fatto tutto di proposito, eppure io avrei volentieri accompagnato mia figlia in quel viaggio. La scuola ha deciso per me. Ha deciso di negare a una ragazzina con delle difficoltà, portatrice di handicap ma tanto socievole e desiderosa di stare con i coetanei, la gioia di fare un viaggio con i compagni di classe. Che delusione, che amarezza, che rabbia vedere che proprio chi dovrebbe integrare e includere esclude e discrimina

Anna Giordano

Mi auguro che grazie a lei si riesca a far luce su questa spiacevolissima vicenda e si possa permettere a questa ragazzina di ricevere le stesse opportunità di inclusione e socializzazione di tutti i suoi compagni.

In attesa di una sua risposta scritta, che verrà pubblicata su questo blog, la ringrazio anticipatamente.

Luca Faccio
(blogger, Esperto sulle tematiche legate ai disabili)
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