Tag: violenza - anno scolastico 2009-2010
La scuola infelice
Antonio Vigilante - 17-10-2009
Nell'Italia regressiva, sclerocardica, tetramente autoritaria e al tempo stesso grottescamente libertina di questi anni la violenza contro i bambini non fa notizia. Non, almeno, la violenza di chi dovrebbe educare. Essa è benefica, in fondo, anche quando si esagera. A Mestre un maestro ha scaraventato un alunno di nove anni contro un armadio. Gli ha gonfiato la faccia, gli ha rotto gli occhiali. I giornali nazionali non ne parlano, ne danno notizia* solo quelli locali. Il maestro resta al suo posto, nessuno lo sospende, come è accaduto invece a Franco Coppoli**, colpevole di aver tolto il crocifisso dal muro. Il ministro Gelmini, che pochi giorni fa ha annunciato che le scuole che non hanno risposto all'invito di esservare un minuto di silenzio in onore dei soldati italiani morti in Afghanistan (non comprendendo, evidentemente, che nell'Italia di oggi un invito equivale ad un ordine) saranno sanzionate, non ha avuto nulla da dire. Altri invece parlano. E dicono cose terribilmente inquietanti. Alcuni docenti italiani discutono della vicenda nel loro gruppo di discussione (it.istruzione.scuola). Ecco le loro parole...
La maledizione dell'educazione
Antonio Vigilante - 17-09-2009
Uno studio sull'efficacia educativa della violenza può essere ancora oggi un contributo al dibattito sui metodi educativi. Che i genitori debbano "correggere" i figli, che abbiano il diritti e il dovere di farlo, è una cosa la ricercatrice dà per scontata. E', invece, all'origine della violenza nei confronti dei bambini: e non è detto che quella fisica sia la violenza peggiore. La violenza è nella pretesa stessa di dar forma ad un essere umano secondo un proprio modello. Il bambino, l'adolescente non esistono, e per questo non sono soggetti di diritti. Quello che conta è ciò che saranno in futuro, l'uomo e la donna che diventeranno. Questa educazione - l'educazione maledetta - è fondata sulla disconferma, sul messaggio "tu non esisti, forse esisterai, se ti comporti come dico io", ripetuto infinite volte.
Rave party e danza della sordità
Vincenzo Andraous - 08-09-2009
Rave party è sgretolamento del concetto di libertà, rispetto a qualunque regola e convenzione, non è accomunabile a una discoteca, non è la trasgressione a una accondiscendenza controllata, rave è altro, il rifiuto a ogni auspicata e non più rinviabile rinascita sociale.