Del merito e dell'autonomia!
Maurizio Tiriticco - 07-05-2009
Sono in molti - anche se non tantissimi - a pensare che l'insistenza sul merito, di cui l'attuale Amministrazione si fa paladina, contribuisca a rendere più efficiente ed efficace il nostro sistema di istruzione, che da troppi anni promuoverebbe i suoi alunni sempre e comunque indipendentemente da un reale incremento di conoscenze, competenze, cultura. E i risultati di Pisa, da alcuni anni ad oggi, confermerebbero tale stato di fatto. Pertanto, occorrerebbe ricostruire una scuola "seria" e "severa", come quella pressessantotto, che sappia in primo luogo promuovere il merito!
Ma, se promuoviamo il merito, che ne facciamo del demerito? Promuoviamo pure i meritevoli, ma vogliamo anche permettere che vengano prodotti immeritevoli? Questa era la scuola di un tempo, funzionale ad un contesto socioeconomico in cui non tutti dovevano essere meritevoli perché gli immeritevoli avrebbero costituito comunque e sempre quella forza/lavoro manuale di cui il sistema aveva necessità.
Del resto a capaci e meritevoli - quindi distinti dagli incapaci e dagli immeritevoli - pensavano anche i Padri costituenti quando vollero che la Repubblica garantisse loro, se privi di mezzi, il raggiungimento dei gradi più alti degli studi (Cost. 34). Ma occorre ricordare che negli anni Quaranta, usciti dal disastro della guerra, non potevamo sapere che gli incapaci e gli immeritevoli non esistono per nascita, ma in forza di un'attenta e sapiente selezione sociale che da sempre ha creato classi di ricchi e di poveri, quindi di "intelligenti" e di "ingenui", di meritevoli e non meritevoli.
Ma, se promuoviamo il merito, che ne facciamo del demerito? Promuoviamo pure i meritevoli, ma vogliamo anche permettere che vengano prodotti immeritevoli? Questa era la scuola di un tempo, funzionale ad un contesto socioeconomico in cui non tutti dovevano essere meritevoli perché gli immeritevoli avrebbero costituito comunque e sempre quella forza/lavoro manuale di cui il sistema aveva necessità.
Del resto a capaci e meritevoli - quindi distinti dagli incapaci e dagli immeritevoli - pensavano anche i Padri costituenti quando vollero che la Repubblica garantisse loro, se privi di mezzi, il raggiungimento dei gradi più alti degli studi (Cost. 34). Ma occorre ricordare che negli anni Quaranta, usciti dal disastro della guerra, non potevamo sapere che gli incapaci e gli immeritevoli non esistono per nascita, ma in forza di un'attenta e sapiente selezione sociale che da sempre ha creato classi di ricchi e di poveri, quindi di "intelligenti" e di "ingenui", di meritevoli e non meritevoli.
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