breve di cronaca
Ansia e anoressia, le nuove paure a scuola
Corriere della Sera - 07-06-2002
Sondaggio tra gli studenti del Parini: in crescita i disagi psicologici. «Chiediamo più attenzione»

IL SONDAGGIO - Proposto dalla Commissione autonomia del Parini, il questionario è stato preparato gratuitamente dalla Inra-Demoskopea e sottoposto a tutti gli studenti del liceo il 9 e 10 maggio scorsi. Quasi ottocento ragazzi tra i 14 e i 18 anni hanno giudicato la qualità del loro istituto: strutture, preside e collaboratori, professori, insegnamenti, compagni, problemi socio-psicologici, genitori. I ragazzi si osservano e si scopre che il 70 per cento ritiene che tra i loro compagni ci siano problemi di depressione, anoressia, ansia da conflitti familiari. La stessa percentuale sente la mancanza a scuola di un adeguato aiuto, e chiede di intervenire. La presenza dello psicologo è considerata insufficiente, «troppo poco una volta a settimana per poche ore», nonostante il servizio sia molto apprezzato. Così come gli insegnanti: presenti, appassionati, capaci e autorevoli per l’80 per cento dei pariniani, che allo stesso tempo li vorrebbero meno individualisti, «non c’è tra loro una grande collaborazione». Promosso anche l’insegnamento, anche se per il 55 per cento non prepara alla vita adulta, tanto che il 60 per cento dei ragazzi sente la mancanza di una trasmissione dei valori morali e addirittura l’85 per cento si lamenta per il non rispetto delle regole. Bassa la percentuale di coloro che sentono che la scuola è stata un aiuto in più per dare un senso alla vita (18 per cento). Anche se, per la metà dei liceali, il Parini li ha resi protagonisti della loro formazione, tanto da essere felici di averlo scelto come liceo (63 per cento).


LO PSICOLOGO - «Il risultato della ricerca condotta al Parini non mi stupisce», dice Gustavo Pietropolli Charmet, esperto in problemi dell’adolescenza. Lo psicologo spiega così le cause del "disagio invisibile": «Dai figli i genitori si aspettano una cosa su tutte: che siano felici. Può sembrare un paradosso, ma si tratta di una richiesta enorme, paralizzante. Così, quando un giovane sta male, scattano i campanelli d’allarme. Non c’è dubbio: la nostra società ha aumentato la sensibilità al disagio. Con questo non voglio dire che il problema non esista. Semplicemente, oggi viene percepito in tutta la sua ampiezza».
L’importante, secondo Charmet, è non giudicare in modo sbagliato questa generazione di adolescenti "problematici". «Non credono alla politica, talvolta sono un po’ smarriti. Ma sanno esprimere la loro carica innovativa in tutto quello che ha a che fare con le relazioni. Un esempio: stanno sperimentando modelli di relazione di coppia che faranno da riferimento per il futuro. E poi i valori ce li hanno, eccome. Sono l’Amicizia, la Pace, la Sincerità, il Gruppo».


LA SCUOLA - «È vero, il gruppo, i rapporti con gli altri, per i nostri studenti sono fondamentali - concorda Andreina Franco, tra i promotori dell’indagine e insegnante di Storia e Filosofia al Parini -. Per un ragazzo avere la patente di "sfigato" è la disgrazia più grave che ci sia. Nei rapporti con gli altri apprezzano la grande libertà. Ma nello stesso tempo denunciano una certa intolleranza. Forse noi docenti dovremmo insegnare di più il rispetto delle persone».
Non tutti gli insegnanti, però, sono disposti a farsi carico del ruolo di educatori a tutto tondo. Spiega Rodolfo Rossi, preside dell’Itis "Giorgi": «La scuola si muove, ha l’orecchio teso alle domande di aiuto degli studenti. Ma non ha il compito di sanare il disagio sociale dei ragazzi. Non si può chiedere a chi insegna matematica di vestire i panni dello psicologo».
La discussione sul ruolo dei docenti non può trascurare il fattore "organico". Sono 1.185 i posti in cattedra che dovrebbero essere tagliati dal prossimo anno. Con quali effetti sulle iniziative svolte dagli stessi docenti per contenere il disagio psicologico degli adolescenti? «Non credo che un’eventuale riduzione delle risorse avrebbe un impatto rilevante - commenta Mario Giacomo Dutto, direttore regionale scolastico. Lo testimonia il fatto che in passato, con organici più ampi, l’attenzione per il disagio degli studenti non fosse certo maggiore. Auspico comunque che le buone prassi di alcune scuole, come la presenza dei tutor per i ragazzi, diventino la regola».


IN FAMIGLIA - Per ora ciascun istituto cerca da solo la propria strada verso la soddisfazione delle esigenze degli studenti. «Nel nostro liceo la psicologa viene una volta a settimana - racconta Margherita Redaelli, studentessa del quinto anno al Parini -. Purtroppo, però, soltanto nelle ore di lezione. Così, per avere un colloquio, bisogna chiedere il permesso al prof. Una modalità che crea imbarazzo, al punto che molti preferiscono rinunciare». Per una volta genitori e figli sono sulla stessa lunghezza d’onda. «Non basta uno sportello di assistenza psicologica per entrare davvero in contato con i ragazzi - conclude Milly Moratti, consigliere comunale e madre di due ragazzi che, come Margherita, frequentano il liceo di via Goito -. A scuola c’è tanto bisogno di comunicazione. Mancano le relazioni. Durante i colloqui con i docenti sembra di avere a che fare con un contesto a sé, slegato dal mondo esterno».

Rita Querzé
Claudia Voltattorni
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