Le volpi della privatizzazione
Redazione - 02-12-2006
Regna la confusione. Quel tanto che resta in piedi della scuola statale dà un enorme fastidio alle volpi della privatizzazione: un occhio volto al potere, l'altro alla vile pecunia e tutti e due naturalmente chiusi sull'eterna noia del dettato costituzionale. Quando un Paese pende dalle labbra di Deaglio, è ipnotizzato dal polonio di Putin e dalla non politica estera del governo di centro con sfumature sinistre, quando, soprattutto, un Paese lega il suo destino al voto di un De Gregorio che sta nella maggioranza, ma ad ogni piè sospinto vota per la minoranza, allora sì, allora è l'apoteosi della maggiominoranza. Allora sì, la confusione è grande. Così grande che senti vicini i primordi: in principio era il caos.
Sarà la confusione che regna sovrana, sarà che gli interessi in gioco sono notevoli, fatto sta che, più si approssimano le elezioni delle Rsu, più mischiando le carte, le volpi della privatizzazione fanno ricorso ai trucchi, levano la bandiera del progresso e confondono le rappresentanze sindacali unitaria col sindacato. Tu penseresti: vogliono che il sindacato torni ad essere movimento di lotta, si lamentano delle Rsu perché rispondono alla logica del sindacato-associazione. E invece no: vogliono un sindacato morbido, più morbido, liberista direi, un'associazione che non "contratti". Si fanno - udite, udite! - difensori della "professionalità docente". Difensori d'ufficio, si direbbe, anzi, d'Uffizio: quello Santo e tridentino, quello che, fino a ieri l'altro, stilava l'ineffabile "Index librorum prohibitorum" per impedirci di leggere i Dumas padre e figlio: quei demoni franciosi; di accostarci a Croce e Gentile: il diavolo e l'acqua santa, ma gli estremi si toccano; di sfogliare Ada Negri: il marxismo sebbene umanitario?; per impedirci di conoscere Simone de Beauvoir: femminista e perciò, donna di malaffare; per farci ignorare Beccaria e Cartesio: la luce matematica e l'umanità della ragione; perché non conoscessimo Darwin e Montesquieu: democrazia e relativismo; perché non ascoltassimo Zola e quel suo agghiacciante je accuse: perché non sapessimo nemmeno dell'esistenza di Foscolo e Leopardi: la superbia delle magnanime illusioni e la bestemmia della natura matrigna; perché per noi non esistessero Balzac, Gide, Gorge Sand, Diderot, Fogazzaro, Flaubert, Hugo, George Sand, Voltaire e il Teatro comico fiorentino. L'Index, per il quale a vent'anni, quando leggevo Sartre e Moravia, ero un folle eretico da cucinare arrosto.
E così come sono, eretico e folle, non starò a difendere i confederali - non io certamente - ma l'idea di sindacato e il bisogno che ne abbiamo. Un bisogno che cresce via via che cresce la confusione. Bisogno di un sindacato conservatore, se difendere la scuola statale è conservazione. Un sindacato che lotti per la difesa dell'esistente, se l'esistente sono i diritti da tutelare, i precari da salvaguardare, le graduatorie da difendere, la riforma Moratti da cancellare. Un sindacato che contratti e, quando necessario, lotti.
Regna la confusione: avrei capito - e mi sarebbe piaciuto - che si ponesse in discussione il principio che ammette alla contrattazione collettiva nazionale solo le organizzazioni sindacali che abbiano una rappresentatività non inferiore al 5 % per cento. E invece, no: i difensori d'ufficio parlano di appropriazioni indebite. Sarà bene ricordarlo: le RSU hanno per loro natura un compito di rappresentanza generale; esse sono legittimate da tutti i lavoratori, anche da quelli non iscritti a un sindacato. Questo attribuisce loro una capacità reale di rappresentanza di tutti i dipendenti di una scuola. Le Rsu, lavoratori eletti da lavoratori, non possono scippare i Collegi: nessuno scippa se stesso.




  discussione chiusa  condividi pdf

 Diesse - didattica e innovazione scolastica    - 03-12-2006
Riceviamo e pubblichiamo. Red

CONTRO MORONI A FAVORE DI FIORATTI

Dal 4 al 6 dicembre si vota nelle scuole per il rinnovo delle Rappresentanze sindacali unitarie (RSU). I maggiori sindacati della scuola (per intenderci i confederali: Cgil, Cisl, Uil) si presentano con piattaforme che inneggiano alla salvaguardia della scuola pubblica e alla difesa conservatrice dell'esistente (mantenimento delle graduatorie permanenti, assunzioni in ruolo generalizzate, abolizione integrale della riforma Moratti). Nello stesso tempo vengono indetti scioperi a singhiozzo che la dicono lunga sul progetto politico che il sindacalismo confederale sta sviluppando sulla scuola in questa fase della vita politica italiana (gli autonomi Snals e Gilda contano ormai pochino). Un progetto che è improntato dalla volontà di separare nel programma del Ministro Fioroni la parte che è troppo morattiana (lo chiameremo il pacchetto "Moroni", ovvero Moratti più Fioroni) da quella che invece i sindacati, senza dichiararlo, appoggiano perché è anche farina del loro sacco (lo chiameremo "pacchetto Fioratti", ovvero molto Fioroni con qualche spruzzata di Moratti). Proviamo ad uscire dalla metafora. Anzitutto è evidente, a dar retta ai comunicati, ai manifesti, alle dichiarazioni, che le prossime elezioni per le RSU hanno come unico scopo quello di rafforzare dentro la scuola i rapporti di tipo contrattuale sottraendo spazio a chi su alcune materie ha la titolarità ad intervenire in via prioritaria: ci riferiamo ai collegi docenti che proprio dalle RSU potrebbero venire scippati della discussione sulle modalità di destinazione del fondo di istituto, dalla Finanziaria 2007 assegnato direttamente alle scuole. D'altra parte è evidente la volontà di collegare il voto per i rappresentanti sindacali nella scuola con i movimenti che si svolgono fuori della scuola, nella piazza. Su questo fronte la novità è che i sindacati confederali in sciopero l'11 e il 13 dicembre (in giornate diverse lo sono anche Snals e Gilda) avanzano rivendicazioni che ricordano le tante battaglie antimorattiane: niente tagli alla scuola pubblica; no all'abolizione delle graduatorie permanenti (peraltro prevista a partire dal 2010-2011); incremento delle immissioni in ruolo ben oltre le 150.000 unità; no alla riduzione degli organici Ata). Insomma per i sindacati la scuola è un immenso serbatoio di occupazione e qualunque provvedimento, di qualunque governo, teso a ridurre qualche spreco o a ridimensionare il personale che occupa il 90% delle risorse del Ministero è da combattere. E così la parte della Finanziaria che nel bene o nel male assottiglia la torta (o tenta di farlo) finisce sulla graticola. Muoia Moroni (il poco o tanto di Moratti che c'è in Fioroni) con tutti i Filistei (che sarebbero gli insegnanti che lavorano davvero). E veniamo alle seconda parte della questione, a ciò che i sindacati non dicono e che quindi approvano tacitamente. La Finanziaria non prevede nulla a vantaggio di una valorizzazione piena della professionalità docente. Anche il dicastero Moratti per la verità fu restio a promuovere il rinnovo dello stato giuridico, e lo fu per colpa dei sindacati, tutti (o quasi tutti) contrari a promuovere una carriera docente degna di questo nome. Ora siamo daccapo. Si sciopera ma in realtà si strizza l'occhio al ritorno dello statalismo di cui la Moratti non si era liberata e che abbonda nella parte della Finanziaria targata Fioroni (o meglio "Fioratti" come s'è detto). Statalista è il biennio unico sostenuto soprattutto dalla Cgil, statalista è l'Agenzia nazionale che assorbe competenze sulla formazione e l'aggiornamento che erano state dislocate altrove, statalista è l'opposizione ad un tavolo di contrattazione separata per i docenti. Alla fine una domanda? Vale la pena votare per le RSU? La risposta è SÌ, ma consigliamo di farlo a favore di quelle sigle e di quei candidati che lavorano effettivamente per il bene della loro scuola e per il riconoscimento di una maggiore dignità della professione docente.

 Annamaria Tranfaglia    - 04-12-2006
Secondo me l'autore di questo articolo, che è stato giustamente rlegato in questa parte della rivista che sono in pochi a leggere, è uno di quei "comunisti pericolosi" che la sua collega di redazione, che evidentemente lo conosce, dice che esistono ancora nelle scuole e nelle fabbriche (articolo sulle scamorze). Io dico però che sono ormai reperti archeologici. Per fortuna la scuola va avanti lo stesso. L'abbiamo fatta diventare paritaria, riconoscendo i diritti delle famiglie, e ora faremo ragionare anche quella parte di sindacato che lo non vuole capire: occorre dire basta ai vecchi e superati sistemi di reclutamento, alle assunzioni indiscriminate in ruolo, ai perniciosi egualitirsmi e all'appiattimento delle carriere. Chi più vale più prende e chi non vale paga. Smettiamola con le graduartorie, i precari e tutto l'armamentario ideologico del secolo scorso. Il mondo, per fortuna, cambia.