Dodici alunni svogliati, sonnacchiosi, tediati, persino sfrontati se li scuoti con qualche sollecitazione perché leggano qui, commentino lì, ascoltino una pagina in prosa, riflettano su un testo poetico.
Corso O.F.I.S. piazzato fuori mano rispetto al baricentro della scuola.
E' all'estremo opposto della presidenza, vicino al bar, a pochi metri da una scala laterale (quella delle vie di fuga), a piano terra, con finestra sulla parte più interna del cortile: lontana da occhi indiscreti, insomma. L'aula è proprio come loro, ai margini: del sistema di istruzione, della società che non sa che fare di loro, delle famiglie che ogni mattino li vedono uscire di casa sospirando nella speranza che almeno se la prendano quella qualifica, da esibire come "
il pezzo di carta" che dà (o dovrebbe dare) l'accesso al mondo del lavoro.
E loro sono lì, coi loro vent'anni spesi forse male, consci di essere drop-out, fuorusciti, poi rientrati dalla finestra del sistema scolastico alla ricerca di un'ancora di dignità per il loro futuro. Eppure sono disincantati, scettici, distaccati da tutto, apparentemente solidali tra loro (si coalizzano contro i docenti, ma sono pronti ad azzuffarsi se uno di loro vuole firmare per un'ora di presenza non effettuata), crederesti più interessati alle discipline tecnico-pratiche che alle altre, e invece no, hanno lo stesso atteggiamento con tutti gli insegnanti. I tutor ci sono ma si vedono poco, anzi mai, fidando sull'età e sul senso di responsabilità (...) degli allievi, e così ti senti sola, sola e disperata di fronte a dodici anime disorientate, come se fossero personaggi in cerca d'autore!!!
Il mio programma si snoda lungo tematiche afferenti alla loro età, ai loro gusti, alla realtà in cui vivono, ma tutto è così difficile...C'è persino qualcuno che verso le 11.30 sonnecchia, preso in giro dai compagni, mentre una vocina mormora: "
Stamattina è venuto del tutto cotto!". Inutile chiedersi di che.
Devo fare qualcosa che vada oltre quello che ho programmato, che ho consegnato in bella copia al dirigente, che sarebbe il suggello ad un servizio svolto regolarmente. Devo affrontare e fronteggiare un'emergenza, che è sociale ed umana prima che scolastica.
Da frammenti di discorsi afferrati a mala pena, sento che frequentano ambienti poco raccomandabili, anche se vestono griffato , vengono a scuola con grosse moto e qualcuno ha dichiarato che andrà a lavorare nell'azienda di papà. Alla ricerca disperata di un po' di feeling, parlo dell'ultimo libro che ho letto, quello sconvolgente documento sulla camorra che ha scritto un figlio della nostra terra, Roberto Saviano,"
Gomorra". Racconto un po' di passaggi del libro e d'improvviso si fa silenzio, le sedie si spostano verso la cattedra per sentire meglio ed il suono della campanella viene accolto con insolito fastidio. "
Professoressa, portatecelo, leggiamolo, è meglio di quella pagina su Gandhi!".
Li lascio con una mezza promessa. Ci devo pensare, mica posso portare a scuola un libro a tratti così viscerale, capace di scuoterti come un ceffone in pieno viso, per il fatto di mettere a nudo realtà che sono sotto i nostri occhi ogni giorno, ogni momento.
Ne parlo a casa, quasi per caso: mio marito lo sta leggendo ed io glielo sottraggo, dicendo che devo metterlo in borsa per la lezione del giorno dopo. Non l'ha mai fatto in trent'anni di insegnamento: mi mette in guardia, il testo potrebbe essere troppo forte per dei giovani, forse dovrei chiedere l'autorizzazione del preside. Lo rassicuro: le sfide mi piacciono, ma soprattutto mi piace l'idea che i miei ragazzi, finalmente li sento miei, abbiano qualche curiosità, e l'occasione è troppo ghiotta per lasciarmela scappare. Arrivano puntualissimi e carichi di aspettative,siedono in silenzio e comincio a leggere le prime pagine; mi fermo e avvio una riflessione,ma subito una voce chiede di riprendere la lettura; leggono loro a turno, con piacere, sbagliando molto ma correggendosi spontaneamente perché per una volta hanno voglia di capire. Personaggi veri o fittizi sfilano davanti a loro, con la loro economia informale, la loro ricchezza, il loro delinquere, e piano piano si dipana virtualmente la mappa del crimine camorristico, a Napoli, nel porto, in provincia, qui, vicino a noi. Tante cose le sanno già: ogni tanto commentano quanto viene letto con un lessico che dopo un po' si ritrova anche nel testo...Il giorno dopo leggiamo ancora, stavolta di droga. Legge e lo fa volentieri quel ragazzo che i compagni trovano...cotto dalla mattina. Legge, male ma legge, e vuole leggere tutto, anche di come muoiono i ragazzi che fanno da cavia per testare i nuovi "
tagli" di droga. Quando le riflessioni sul libro diventano una mappa concettuale, per la prima volta tira fuori da uno zaino che avevo sempre ritenuto vuoto, una penna ed un quaderno e inaspettatamente comincia a scrivere e non si addormenta e ...mi guarda con una fissità che arriva dritta all'anima.
"
Ci vediamo tra due giorni, Nicola, per rispondere a tutte le tue domande!".
Un sorriso, triste, ma è il primo dall'inizio del corso (se ne stupiscono anche i compagni) ed il suono della campanella ci trova così con la mia mano, rassicurante sulla sua.