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Chi ha detto di velarsi?
l'Espresso - 18-11-2006
Nel Corano non c'è l'obbligo per le donne di coprirsi il capo. Un invito che invece rivolse loro Tertulliano. Da cui tutta l'iconografia e la pittura dove la Madonna e le pie donne appaiono come tante graziose musulmane

Sul velo è stato detto tutto e tutto il contrario. La posizione espressa da Prodi mi pare molto sensata: se per velo s'intende quella specie di foulard che lascia scoperto il volto, lo porti chi vuole (oltretutto, se non suona irriverente un giudizio estetico spassionato, ingentilisce il viso e sembrano tutte madonne di Antonello da Messina).

Diverso è il caso del burka o ogni altra forma di velatura che impedisca l'identificazione, perché la legge non lo permette. Naturalmente la proibizione del burka potrebbe dare adito ad altre discussioni, perché si dovrebbero proibire anche le maschere di Carnevale (e se vi ricordate 'L'arancia meccanica', con una maschera divertente si possono compiere crimini atroci). Ma diciamo pure che questi sono problemi marginali.

Se si ha segno in tutti quei casi in cui qualcosa sta al posto di qualcos'altro sotto qualche rispetto o capacità, il velo musulmano è un fenomeno semiotico, come lo sono le uniformi, la cui funzione primaria non è quella di proteggere il corpo dalle intemperie, e i copricapi (anch'essi spesso graziosissimi) delle suore. Per questo il velo suscita tante discussioni, mentre non abbiamo mai discusso i fazzolettoni che mettevano in testa le nostre contadine di un tempo, che non avevano alcun valore simbolico.

Il velo viene criticato perché sarebbe indossato per asserire un'identità. Ma non è proibito ostentare una identità o appartenenza, e lo si fa portando il distintivo di un partito, un saio da cappuccino o una tunica arancione e la testa rasata. Una domanda interessante è caso mai se le ragazze musulmane lo devono portare perché lo impone il Corano. Ora è appena apparso 'Islam', di Gabriele Mandel Khan, vicario generale per l'Italia della confraternita sufi Jerrahi Halveti che a me pare un'ottima introduzione a storia, teologia, usi e costumi del mondo musulmano. Qui si specifica che il velo che copre il volto e i capelli è un'usanza preislamica, talora dovuta a ragioni climatiche, ma non è prescritto dalla Sura 24 del Corano, sempre citata in questi casi, che invece invita solo a coprire il seno.

Temendo che la traduzione di Mandel fosse un poco, come dire, modernista-moderata, sono andato a cercare su Internet il Corano nella traduzione italiana di Hamza Piccardo, sotto il controllo dottrinale della Unione delle Comunità ed Organizzazioni Islamiche in Italia, e lì trovo l'intero passo: "E di' alle credenti di abbassare i loro sguardi ed essere caste e di non mostrare, dei loro ornamenti, se non quello che appare; di lasciar scendere il loro velo fin sul petto e non mostrare i loro ornamenti ad altri che ai loro mariti, ai loro padri, ai padri dei loro mariti, ai loro figli, ai figli dei loro mariti, ai loro fratelli, ai figli dei loro fratelli, ai figli delle loro sorelle, alle loro donne, alle schiave che possiedono, ai servi maschi che non hanno desiderio, ai ragazzi impuberi che non hanno interesse per le parti nascoste delle donne". Per scrupolo sono andato infine a consultare il Corano nella classica traduzione di Alessandro Bausani, grande iranista (edito dalla Bur) e anche lì trovo, con poche variazioni lessicografiche, la prescrizione "e si coprano i seni d'un velo". Per uno come me che non sa l'arabo, tre testimonianze di provenienza così diversa bastano. Il Corano invita semplicemente al pudore, e se fosse stato scritto oggi in Occidente inviterebbe anche a coprirsi l'ombelico, perché è ormai in Occidente che si pratica la danza del ventre per strada.

Chi è allora che invitava le donne a velarsi? Mandel prova una certa soddisfazione a rivelare che era San Paolo (Prima lettera ai Corinzi), ma Paolo limitava questo dovere alle donne che predicano e profetizzano.

Però ecco, sempre molto prima del Corano, Tertulliano (che era sì un montanista eterodosso ma pur sempre un cristiano) nel suo scritto 'Sugli ornamenti delle donne': "Dovete piacere soltanto ai vostri mariti. E tanto più piacerete loro, quanto meno vi preoccuperete di piacere agli altri. Non preoccupatevi, o benedette, nessuna donna è brutta per suo marito. Ogni marito esige il tributo della castità, ma non desidera la bellezza, se è cristiano. Non vi dico questo per suggerirvi un aspetto esteriore totalmente rozzo e selvatico, né vi voglio persuadere che sia bene esser sciatte e sudice, ma (vi consiglio) la misura e il giusto limite nel curare il corpo. Infatti peccano contro di lui quelle donne che si tormentano la pelle con belletti drogati, macchiano le loro gote di rosso e si allungano gli occhi con la fuliggine. Dio vi comanda di velarvi, affinché, penso io, le teste di talune di voi non siano viste".

Ed ecco perché in tutta la storia della pittura sia la Madonna che le pie donne appaiono velate, come tante graziose musulmane.

Umberto Eco

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